Il Miracolo

Hurts 1Niente, ci sono persone che in fatto di gusti non deludono mai. E’ il caso di una mia cara amica che in quanto a stile avrebbe da insegnare, che ha già contribuito a segnalarmi le First Aid Kit, ormai in rotazione fissa sull’iPod. Mi ha rimandato agli Hurts, e lì per lì ammetto che il nome non mi ha detto niente. Ho perciò levato l’ancora per navigare tra le onde impetuose di youtube e ho esclamato: “Ma dai! Ma sì! Gli Hurts!”. Che pera che sono.
La mia amica ha ragione a sostenere che un duetto con Lana Del Rey verrebbe fuori bene, sono davvero fratelli e sorella sia visivamente che musicalmente, dal mio canto, ascoltando l’ultima produzione e quindi pezzi tratti da Surrender, come Lights o Wings (l’intro recita la prima strofa di We are the champions dei Queen), direi che in qualche sonorità riprendono Marilyn Manson. Adoro naturalmente l’esordio di Better than Love del 2010, ma la mia preferita rimane Miracle pubblicata con l’uscita di Exile nel 2013. Il miracolo che inesorabilmente in qualche modo tutti aspettiamo o cerchiamo di guadagnarci. Non ho ancora capito questa cosa. E quindi quale migliore occasione per rifletterci su?
Forse sto per scrivere qualcosa di molto impopolare. Ma è un po’ che ci si entusiasma al canto di “Se vuoi, puoi”: posso anche non essere d’accordo, volendo. Non voglio fare polemica o la disfattista del caso. E’ chiaro che se in noi non alberga almeno una piccolissima scintilla di vitalità, sarà difficile concludere qualcosa e dare un senso alla nostra esistenza, che è un nostro bisogno. Ciò che mi mette a disagio è che, solitamente ma non sempre, chi dice così ha avuto un successo stratosferico in qualcosa ed è un caso raro. Ho già espresso altre volte che il successo è sempre una cosa relativa: per alcuni anche solo poter avere un tipo qualunque di autonomia è un miracolo. Persone che devono dipendere per forza da qualcuno vorrebbero senz’altro essere autonomi. Poterlo essere è un’altra cosa. Intanto l’autonomia è un adattamento mentale. Nel senso che puoi anche dipendere materialmente da qualcuno, ma se in te c’è volontà e spirito è chiaro che stai comunque offrendo qualcosa a qualcuno. Insomma, ad offrire aiuto si viene più che altri aiutati. Nel momento in cui c’è contatto è inevitabile essere toccati.
Ma la sto complicando. Quello che cerco di esprimere è che si parla poco del fattore possibilità, che è oggettivo non dipendere solo da noi. Ci si può offrire la possibilità di vedere le cose da diversi punti di vista e vivere più serenamente, ma riuscire in qualcosa dipende anche da eventi che non dipendono da noi.
Non è che chi è riuscito ad avere successo non se lo meriti, anzi, ma anche chi è stato palesemente sfortunato non è detto che lo dovesse essere per forza.
Hurts 2E’ vero anche che nelle situazioni ci si va a cacciare, è vero che nella vita serve il contesto, il sostegno. Insomma, nel mondo ci dobbiamo stare. Magari senza metterci ansia inutile, grazie. Ammiro chi riesce e trova soddisfazione nel raggiungere i propri obiettivi, ammiro anche chi a un certo punto si ferma e dice: “non ce la faccio più”. Preferisco veder piangere una persona di smarrimento e tristezza, anche disperazione se vogliamo, che non subire l’arroganza di chi è frustrato e stressato perché si sente sempre in dovere di dimostrare qualcosa. Ripeto, non ce l’ho coi vincenti, perché anche loro saranno stati sconfitti in qualcosa. Ce l’ho con lo stereotipo che si dà di vincente, che esclude automaticamente una serie di risorse o che, per meglio dire, le classifica come un qualcosa di negativo e di cui liberarsi il prima possibile. Un esempio è il dolore, che è una risorsa importantissima, o la stanchezza, altro segnale di vitale importanza. Certo che bisogna elaborarli per trovare l’equilibrio, ma sono convinta che siano nostri alleati intimi e preziosi. Sono parte di noi perciò perché eliminarli? Non possiamo tenerli con noi e riporli semplicemente nel cassetto giusto? La mia convinzione è che ascoltare la nostra natura umana non sia sbagliato, ma posso anche sbagliarmi. In fondo non ho un fisico da sballo, una macchina da decine di migliaia di euro, una casa con piscina, un armadio pieno di vestiti all’ultima moda o una scelta infinita di scarpe. Sarò onesta: mi piacerebbe avere un fisico scolpito, ma sono cosciente che ho poco tempo da investire in palestra (e sceglierei comunque di investirne poco) ma ne ho di sufficiente per mantenermi in salute. Mi piacerebbe una macchina potente, ma con la mia quattro ruote siamo andate in un sacco di posti e solo l’idea di sostituirla mi fa stare male. Non ho la piscina ma ho una casa che racchiude la mia vita, l’armadio e le scarpe sono solo un discorso in sospeso. Non cadrò nel tranello del “pensa a chi non a tutto questo”. Non mi sento in colpa per avere quello che ho. Mi sento me stessa e chissà come mai, non mi dispiace.
Vi lascio con il video incredibile di Lights!

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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