Nel calice: Spumante Brut Rolej

Spumante Brut Rolej 1
Permettetemi di fare, per introdurre il vino con cui chiacchiereremo oggi, una -prometto, non troppo lunga e tediosa- puntualizzazione su sua maestà lo Spumante, dato che sarà proprio lui il protagonista di questo post.

Alzi la mano chi conosce la differenza tra metodo Classico (o Champenoise) e metodo Martinotti (o Charmat).

Le mani alzate possono andare direttamente all’inizio dell’intervista; per tutti gli altri faccio un veloce, ma penso utile, ricapitolo sulle due differenti tecniche che possiamo utilizzare per produrre spumanti di qualità (in cui le bollicine si creano in maniera naturale –per rifermentazione- senza che si abbia un’aggiunta artificiale di anidride carbonica).

Sia nel metodo Classico che nel metodo Martinotti viene preparata una base di vino alla quale viene aggiunto il liqueur de tirage, fondamentale per la fermentazione: una miscela di vino, lieviti e zucchero di canna (sarà la quantità di quest’ultimo a determinare la pressione dello spumante).

La differenza principale nei due metodi sta nel fatto che il primo prevede che la fermentazione avvenga direttamente in bottiglia, mentre il secondo in autoclave (una grande cisterna di acciaio in cui si ha un controllo preciso della temperatura).

La fermentazione in bottiglia (ovvero il metodo Classico…per intenderci, quello utilizzato per produrre lo Champagne) prevede una complessità maggiore: ci sono più passaggi rispetto al metodo Martinotti e il tempo di fermentazione è più lungo.

Dopo l’aggiunta del liqueur de tirage il vino viene imbottigliato, le bottiglie sigillate con un tappo a corona, (dal momento che verranno aperte più avanti per la sboccatura) e accatastate in posizione orizzontale per almeno 18 mesi in cantina, dove subiscono, nell’ultimo periodo, il reumage (una serie di rotazioni finalizzate a provocare il distacco dei residui di lieviti dalle pareti).

Dopo la stappatura (resa più veloce grazie alla presenza del tappo a corona al posto di quello di sughero) si procede con la sboccatura, in cui viene eliminato il deposito formato dai lieviti nel collo della bottiglia.

Il successivo passaggio consiste nel rabboccare la bottiglia con l’aggiunta del liqueur d’expedition (una miscela di vino e zucchero); si procede poi alla tappatura finale con tappo a fungo in sughero e gabbietta di metallo.

Nel metodo Martinotti il tempo di spumantizzazione è molto più breve (qualche mese) e una volta superata questa fase si passa direttamente all’imbottigliamento e alla commercializzazione.

Spero di non avervi annoiato; questa puntualizzazione mi pareva però doverosa dato che il protagonista del post di oggi è uno spumante brut, ottenuto con metodo Charmat.

Una bella scoperta fatta qualche sera fa; me ne ero invaghita già solo a sentirne parlare (spumante…piemontese…a base di Erbaluce, vitigno che adoro) ed effettivamente le mie aspettative non sono andate deluse!

Spumante Brut Rolej 2

Nome:

Spumante Brut Rolej

Anno di nascita:

Millesimato 2012

Provenienza:

Sono piemontese, più precisamente di Cavaglià, terra di vigne e frutteti, molto rinomata nell’800 per il suo Chiaretto.

Origini:

Erbaluce, un vitigno autoctono piemontese, molto versatile; questo tipo di uva è infatti caratterizzata da acini dall’elevata acidità e, nello stesso tempo, da un buon contenuto zuccherino, con i quali è possibile ottenere diverse tipologie di vino, dai vini secchi agli spumanti, ai vini dolci e passiti.

Raccontaci qualcosa di te:

Sono nato nella tenuta Rolej, che comprende tre ettari e mezzo di vigne. Il terreno su cui crescono le viti è di origine morenica, ricco di sostanze minerali quali porfidi, i quarziti e i feldspati. La maggioranza delle viti è composta da Nebbiolo, Barbera, Freisa e Cabernet. E ovviamente l’Erbaluce!

Segni particolari:

Una nota di colore sulle uve che mi compongono: il nome del vitigno Erbaluce deriva dall’espressione latina “alba lux” (luce dell’aurora) e si riferisce alla brillantezza degli acini, così splendenti da essere paragonati addirittura a delle pietre preziose.

Svela ai nostri lettori dove ci siamo conosciuti:

Non riuscirebbero mai ad indovinarlo! Effettivamente il luogo di incontro è un po’ atipico…non un’osteria o un’enoteca ma… l’Avis! Si, proprio lei, l’Associazione Volontari Italiani del Sangue, che ha organizzato una serata di degustazione vini con il sommelier Ambrogio Boniardi. D’altronde il buon vino fa buon sangue, no?

Descriviti un pò.

All’occhio:

Giallo paglierino brillante, come perle dorate di rugiada accarezzate dal sole dell’alba.

Al naso:

Durante la degustazione c’era chi sentiva il pompelmo, chi la banana, chi un tocco floreale. Effettivamente stimolo parecchio il naso con un connubio di profumi dolci, di frutta bianca (mela, pesca) che si sposano ad un sentore di lievito e crosta di pane.

In bocca:

Una bollicina garbata, fresca, una nota agrumata, un gusto secco con un leggero residuo zuccherino sulla punta della lingua.

Dove ti senti a tuo agio:

In un’elegante flûte di cristallo appoggiata su una bella tovaglia di fiandra e rischiarata dalla luce ambrata di una candela.

Ami stare in compagnia di…

Grandi classici piemontesi: una tartare di battuta di fassona o un cremoso vitello tonnato.

Quanto ci costi:

Sui 12- 14 euro.

Caterina Scaramagli

Mi chiamo Caterina e ho una laurea in Comunicazione. Da bambina passavo le mie giornate in cucina a giocare, sperimentare e sporcare. Durante gli studi universitari ho frequentato l’istituto alberghiero serale e ho avuto la fortuna di poter trasformare questa passione in un lavoro. Oggi sperimento, gioco e sporco come allora.

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