MOMENTI DI TERRORE ASSOLUTO Parte IV

Alice Cooper 1Non poteva certo mancare all’appello questo straordinario artista, dall’infinita carriera, sia in termini temporali che di successo. Chiudiamo col botto questa miniserie del Terrore Assoluto.

Alice Cooper, anno 1948, comincia la sua attività nel lontano 1964. Esponente del Rock Shock, si è fatto strada grazie ai suoi live caratterizzati da scene macabre e spaventosissime (ho paura solo a pensarci). Tuttavia il personaggio è tutt’altro che una macchietta. Gli elementi principali della sua scenografia sono ghigliottine, bambole vodoo e animali vivi potenzialmente pericolosi: se il caro Ozzy Osbourne (dovevo almeno citarlo) staccava a morsi la testa ai pipistrelli (te possino), Alice sfoggiava con un certo malcelato orgoglio un boa constrictor attorcigliato al collo. Le cose sono due: o lo sedavano o erano grandi amici.

In ogni caso, la lezione è stata molto ben assimilata da artisti come Marilyn Manson, già ospite della nostra miniserie, insieme agli Slipknot, Lizzy Borden e i Motley Crue. Fra gli altri non dimentichiamoci Rob Zombie: chi non vorrebbe averlo ospite nella propria miniserie del terrore? Io. Mi fa troppa paura e con l’età sopporto sempre meno. Tra l’altro potrebbe portare con sé qualche amico zombie, e gli zombie puzzano. L’ho detto.

Ma torniamo al nostro ospite d’onore Alice Cooper, abituato certamente ad infarcire i testi di citazioni derivate da narrativa horror, ma anche a spaziare verso componenti di respiro più sociale, non ultima la libertà d’espressione. La mia opinione personale è che la sua battaglia contro l’istituzione Chiesa e la religione più in generale, sia decisamente più genuina rispetto ad artisti che successivamente hanno ripreso l’argomento tramutandolo in un classico più che in un qualcosa di shockante.

Inizialmente Alice Cooper era una band di cinque elementi che scelse il nome senza troppi fuochi d’artificio: Vincent Furnier, suo nome all’anagrafe, tira fuori un nome e un cognome durante una serata coi componenti del complesso, senza riuscire più a toglierselo dalla testa. Se lui non si spiega il motivo, forse si può intuire che semplicemente fosse quello giusto, come giusta si rivela l’intuizione di rubare l’idea di make up dal look di Bette Davis nel film Che fine ha fatto Baby Jane. Lo stesso vale per il look, fatto di abiti scuri e di pelle, “rubato” al film Barbarella con Jane Fonda.

L’incursione di Alice Cooper nel cinema non fu solo da spettatore. Non so se vi è mai capitato di guardare quel capolavoro di Paul Veroheven, Il Signore del Male. A me sì. E forse se lo ricorda bene una cara amica di gioventù.

Non tanto per lo spavento preso, pari a nullo, quanto per la montagna di pop corn che ci siamo fatte fuori quella sera, ritrovandoci con due labbra a canotto invidiabili dalle più note soubrettes. I nostri sabato sera adolescenziali, in un piccolo paesino sui colli marchigiani, non erano dettati da sbronze, feste, sesso e rock & roll. Dopo la consueta pizza, si allungava al portone successivo che dava accesso a un luogo dove ho lasciato il cuore: il videonoleggio. Era un negozio a due piani, di cui al primo c’erano i tipici block buster e la cassa. Il secondo era un seminterrato antico coi soffitti a volta in roccia del Furlo; posto ideale per conservare una lista interminabile di videocassette di film horror che io chiamo di “serie Z”… e naturalmente di porno. Ignorando quest’ultimi, che forse erano più spaventosi delle nostre scelte horror, ci siamo guardate ogni singolo filmone dell’orrore, e mentre nella penombra sfogliavamo titoli improbabili, già pregustavamo la monopolizzazione del mio lettore VHS e del salotto invaso dall’odore di pop corn.

Tornando al percorso artistico di Alice Cooper, nella sua carriera fu determinante l’incontro con Frank Zappa. I suoi testi di morte, necrofilia, torture e altre cose molto distanti da sole, cuore e amore, scorrevano su basi folk e blues, che onestamente ritrovo nell’album che consacrò il mio periodo horror adolescenziale Brutal Planet, anno 2000. Ma fu la firma con la Warner Bross e la collaborazione con il produttore Bob Ezrin a decretare il successo di Alice Cooper. Pezzi come School’s out, Elected, I love the death, Welcome to my nightmare, Only women bleed, sono solo alcuni fra i classici sfornati e che segnano un cambiamento di rotta deciso e repentino, che segnerà la produzione anni ’70 dell’artista, avvicinandolo sempre più all’Hard Rock. Diventato ufficialmente solista nel 1973, avviò collaborazioni con Lou Reed, prima di uno stop forzato a causa di problemi di dipendenza. Gli anni ’80 sono anni di scarsa produzione e più rivolti alla sperimentazione, ma torna in pista davvero nel 1989 con l’album Trash. Ospiti illustri contribuiscono a dare potenza al progetto, fra questi: Richie Sambora e Aerosmith. Ma se questo fa pensare che gli anni ’90 siano determinati da un’inarrestabile produzione musicale, c’è da rimanerne delusi, se si vuole ignorare l’album Hey Stoopid uscito nel ’91, ma sarebbe un peccato. Si dedicò invece al cinema, tolta l’ospitata al brano The Garden contenuto in Use your illusion I dei mitici Guns & Roses e la pubblicazione di The last temptation, dove collabora con Chris Cornell (Soundgarden, Audioslave). Oltre a un cofanetto di The best of, pubblica A Fistfull Of Alice, dove ospita Slash, Sammy Hagar e Rob Zombie. Un quartetto da avere a cena.

Nel primo decennio del 2000, oltre alla mia consacrazione adolescenziale all’horror, pubblica Dragon Town e The eyes of Alice Cooper, ben accolti sia dal pubblico che dalla critica.

Dal 2004 inaugura lo show radiofonico Nights with Alice Cooper che riscuote un notevole successo, trasmesso in oltre cento nazioni. Protagonista dello show, intervista i più grandi nomi della musica rock e interpreta i suoi più grandi successi a richiesta del pubblico. Dopo svariate pubblicazioni che accompagnano quest’ultimo periodo, si arriva a qualcosa di veramente spaventoso: una collaborazione con Keisha.

Con questo brivido sulla schiena, concludo scusandomi per essermi dilungata così tanto, ma riassumere una carriera che continua da cinquant’anni, porta comunque con sé una marea di accenni e anche se non tutte le sue opere sono degne di nota dal punto di vista puramente commerciale, non si può dire altrettanto da quello artistico.

E’ con il video di House of Fire dall’album Trash (ho fatto fatica a scegliere, dico la verità) che congediamo per quest’anno la nostra miniserie “Momenti di Terrore Assoluto” e accogliamo a braccia aperte la tanto agognata festa di Halloween, certi che presto torneremo ad avere sogni tranquilli….

Penso che aprirò la porta ai bambini vestita da Alice Cooper. Alla seconda scampanellata, al ritornello di “Dolcetto Scherzetto!”, la voce si sarà sparsa e avrò speranza che mi lascino in pace. Più che altro mi preoccupa struccarmi. Qualche suggerimento lo prenderò dal post di Miranda.


Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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