NO! NI, SI’ MA… NO!

Oasis 1Si torna alla nostra consuetudine. Però, dopo shock così importanti, è bene riacclimatarsi lentamente, per non turbarci troppo nell’intimo del nostro Io più profondo. E perciò, penso che il modo migliore sia un po’ di sana ruvidezza che appartiene a personaggi che si sono titolati con un nome che è tutto un programma: Oasis. Pensate a un’oasi di pace? No!

Ed è proprio con questo mitico NO che hanno scatenato valanghe di gossip e dipinto loro una fama da bruti maledetti. Perché qualsiasi cosa voi chiediate a uno dei fratelli Gallagher, la risposta sarà inequivocabilmente no. Potrebbe passare a un nì, e se siete davvero dei campioni sulla stessa lunghezza d’onda di un cazzottone nei denti, potreste stargli simpatici e strappargli un “sì, ma… no”.

Questa considerazione mi viene leggendo uno stralcio di conversazione tra Noel e Scott McLeod, chiamato a sostituire il bassista Paul McGuigan in preda ad un esaurimento nervoso (chissà come mai), in cui Scott si dichiara pentito di aver abbandonato il tour e di aver commesso un grosso sbaglio. La risposta di Noel fu pragmatica e assolutamente conciliante: «Lo credo anch’io. Buona fortuna quando ti presenti all’ufficio di collocamento». Voleva essere gentile, assertività allo stato puro, ciò che definisco una “sensibilità devastante”. Il punto è che anche il mio tre quarti di pera ha una sensibilità devastante quando si tratta di stare con la sottoscritta nell’abitacolo della mia già citata quattro ruote, all’unisono di Don’t look back in anger. Che momenti indimenticabili. E’ lì che capisci chi ti vuole bene veramente e lui mi adora, non c’è dubbio.

Tuttavia, umorismo a parte, c’è un perché a tutta questa riottosità di due fratelli che hanno alle spalle una storia difficile, fatta di povertà e quartieri dove è meglio stabilire al più presto quanto vali.

E’ incredibile, come da tanto cinismo e durezza, possano venire fuori classici come fossero noccioline. Elencarli tutti è arduo e anche inutile. C’è da dire che l’onestà degli Oasis si riscontra nel fatto di non aver mai nascosto l’influenza beatlesiana che li accompagna dalle origini. Anzi, copiosi battibecchi sulla supremazia compositiva tra Paul McCartney e John Lennon, animano spessissimo le interviste rilasciate da Noel e Liam. Quest’ultimo, non fa davvero mistero della sua devozione assoluta a Lennon.

E non a caso la sfida tra i fratelli Gallagher ruota attorno alle capacità di leadership e non solo a livello personale e caratteriale. E’ stato Liam a fondare i The Rain verso la fine degli anni 80. Ma il gruppo stenta a decollare in quanto manca un sostegno robusto al proprio entusiasmo, che si chiami creatività o esperienza. Doti che entrano a far parte della band con l’ingresso di Noel, che nel frattempo aveva già maturato esperienza come turnista negli Stati Uniti. Noel cambia il nome del gruppo in Oasis e nel 1991 comincia l’avventura che li porterà verso un successo planetario e a vendere milioni e milioni di copie, diventando pietra miliare del Brit Pop.

Oasis 2Non penso che sia stato il successo ad inasprire ulteriormente le personalità dei Gallagher. Il successo ha sempre due facce e più grandi sono le conquiste, maggiori sono le difficoltà. Insomma, non credo si siano approcciati al mainstream con l’idea di trovare una situazione accomodante e risolutiva della propria esistenza. Certo essere richiesti come band è eccitante e il coronamento di un progetto in cui si versano lacrime e sangue, ma la vita di un artista non è solo l’occhio di bue puntato addosso: deve navigare in mezzo a tanti squali e i fratelli Gallagher ci sono abituati da sempre. Perciò affrontano la cosa con l’arma più potente che hanno a disposizione: se stessi.

Apparentemente sembrano due adolescenti che rispondono rabbiosi alle avversità della vita, oppure due presuntuosi che non si sprecano a momenti di gentilezza coi fans. Personalmente penso ci sia nel loro modo di fare una profonda saggezza. Ci si aspetta sempre che una persona di successo corrisponda a standard ben precisi di disponibilità in quanto appagata dall’attenzione ricevuta da noi poveri comuni mortali. Gli Oasis ci ricordano, invece, che tirarsi su le maniche e fare il diavolo a quattro per garantirsi un futuro che non sia solo povertà e rinunce, non implica snaturarsi. E’ cosa nota che durante un’edizione degli MTV Music Awards americani di qualche anno fa, il discorso fatto da Liam alla consegna del premio sia stato sottotitolato: la pronuncia era così stretta che risultava incomprensibile agli spettatori d’oltreoceano.

Purtroppo dietro a quel muro edificato con tanta fatica, si celano scontri che vanno ben oltre un atteggiamento pubblico. Le diatribe personali tra due fratelli possono riempire pagine di gossip ma non un mio articolo. Non perché sono snob, ma perché l’intrattenimento in questo senso, difficilmente può dare una visione reale delle cose: non sappiamo cosa anima realmente le discussioni private di una famiglia, è difficile dirlo tra amici, figuriamoci con persone che ammiriamo in una fotografia o che respiriamo emozionandoci sulle melodie e testi di canzoni indimenticabili, un mito insomma.

Il gruppo attualmente è sciolto come gelato al sole, tuttavia non dispero in una riconciliazione dei due terribili inglesi di Manchester infarciti di origini irlandesi. Voi che dite? No, nì o si… ma no?



Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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