L’Ultima Strega: la storia di un passato che è ancora presente

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Aspettavo da tempo il ritorno di L’Ultima Strega. E l’attesa è stata ben ripagata. D’altronde, conoscendo la premiata ditta Andrea Palotto-Marco Spatuzzi non ne dubitavo.
Al suo nuovo debutto al teatro Brancaccio di Roma, lo scorso 27 ottobre, lo spettacolo mi ha infatti confermato quelle che sono le migliori caratteristiche di questi due talenti italiani: un testo solido che non rinuncia alla commedia e al contempo tocca l’anima dello spettatore con il dramma portandolo a riflettere, unito a musiche sempre di forte impatto e originalità, che completano e arricchiscono la narrazione.
lultima-strega-2Gli spettacoli firmati da Andrea Palotto offrono puntualmente una equilibrata commistione di prosa e canto e una ricerca di unicità che li allontana dallo stereotipo di teatro musicale che ancora permane  (purtroppo) nell’immaginario di una larga parte di pubblico: la storia di Anna Goeldi ne è un perfetto esempio.
Una storia vera, che ha avuto il suo tragico epilogo nel 1782 in Svizzera, quando la Goeldi fu l’ultima donna ad essere giustiziata in Europa, per un’accusa di stregoneria. E che è diventata un insolito ma affascinante soggetto per un dramma in parole e musica.
Ottimo il pretesto narrativo: la vigilia di Natale, due giornalisti  (Alessandro Tirocchi e Maurizio Paniconi, perfetti) devono confezionare un articolo in extremis e si ispirano ad un libro su Anna Goeldi, immaginando una versione romanzata della sua vicenda, in cui entrano essi stessi come personaggi/narratori. E portano gli spettatori con loro, in un passato  fatto di legno e ferro, di lunghe gonne e stivali, di roncole, chiodi, filastrocche e balli, leggende e veleni, peccati e sussurri, nuovo ancora incompreso che avanza e sensualità segreta, spesso repressa (il tutto concretizzato in una scenografia rotante dominata da un gigantesco chiodo, simbolo dello spettacolo).
È in questo mondo da fiaba nordica e cupa che irrompe Anna, donna solare e indipendente, in cerca di risposte e verità, con alle spalle esperienze dolorose, eppure forte, fiera, positiva, decisamente moderna. Decisamente diversa.
Così tanto da rompere gli schemi, in più di un modo.
lultima-strega-3Da lei sono attratti gli animi più onesti e delicati, come quelli del fornaio Leopold  (un fantastico Simone Colombari, che regala un’interpretazione insieme esilarante e tenera e resta nel cuore del pubblico) e del fabbro Lukas (Giulio Corso, in una parola adorabile) e della giovanissima Sara (Mikol Barletta, al suo debutto, fresca e luminosa) innamorati e benedetti da una purezza che la vita non ha ancora corrotto.
E attrae anche animi decisamente meno trasparenti, come quello del giudice e medico Tschudi, padre di Sara, che ha lo sguardo ambiguo e la presenza elegante e accentratrice di Cristian Ruiz. Ci voleva lui per interpretare quest’uomo più intelligente e affascinante dei suoi concittadini, che sfrutta la propria superiorità intellettuale e l’apertura alla modernità per mantenere il potere sul prossimo, soggiogandolo e seducendolo. Come ha fatto con la moglie Teresa, una toccante Valentina Arena, che ben rende la sottile disperazione di donna non amata e sottomessa, legata al marito da più di un pesante obbligo.
Non si sottomettera’ invece Anna Goeldi, a cui da corpo, voce e cuore Valeria Monetti, con grande intensità e partecipazione. Non si sottomettera’ a Tschudi, ne’ alle rigide norme religiose di Padre Mottini (Lorenzo Gioielli, un’altra ottima scelta) ne’ alla meschinità della gente di paese (Manuela Tasciotti, Daniela Simula, Angela Pascucci, Rosy Messina, Albachiara Porcelli, Daniele Derogatis, Michelangelo Nari), un’unica entità maldicente, che di fronte alla paura della diversità riesce solo a distruggerla.
lultima-strega-4Ed è in questo che la storia mi ha toccata particolarmente. Perché non è cambiato nulla. Perché la caccia alle streghe continua. E finire al rogo anche oggi, condannati senza appello, non è poi così difficile. Essere diversi ai giorni nostri rappresenta ancora una rottura degli schemi, vista con sospetto, con paura, con rancore. E se sei una donna indipendente come Anna, anche in questo 2016, incontrerai uomini che tenteranno di prevaricarti, persone che non accetteranno che tu possa essere soddisfatta e felice così come sei.
Ancora oggi, il pettegolezzo e la calunnia sono armi spietate in grado di distruggere chi ne è il malcapitato oggetto.
In sintesi L’Ultima Strega raggiunge il suo scopo, narrando una storia che emerge dal passato ma carica di attualità.
Una pecca?
Il cambiamento nel testo della canzone di Cristian Ruiz, che nel precedente allestimento si intitolava Un piatto freddo ed ora è divenuta A sangue freddo. In tutta sincerità preferivo nettamente le liriche originarie, più intense e sensuali. Il cambiamento non mi ha convinta.
Vorrei comunque sottolineare che le musiche dello spettacolo sono eseguite dal vivo da Andrea Scordia, Tiziano Cofanelli e Federico Zylka.
L’Ultima Strega  resterà in scena al Teatro Brancaccio fino al 6 novembre ma merita sicuramente un tour e spero che a riguardo arrivino presto notizie positive. È un compendio di talento tutto italiano: facciamo vivere questa strega.
[Fotografie di Pino LePera]

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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