Lo sguardo dell’angelo

«Ogni angelo è terribile»
Rainer Maria Rilke

C’è il volto di un angelo, nel vento.
È un angelo accigliato, a capo chino, le palpebre abbassate su pensieri segreti, la bocca socchiusa, le ali spalancate lungo l’orizzonte.
Gli uccelli volano in stormi cinguettanti a solleticargli i capelli, ma l’angelo resta indifferente e continua a guardare in basso. A guardare… dove?
Sta guardando noi? Sta guardando il mondo?
Oppure contempla un sogno che soltanto la mente di un angelo riesce a concepire?
Sembra triste e stanco ma forse sta solo meditando.
E se si fosse fermato ad ascoltare l’armonia dell’Universo che solo il suo udito è in grado di percepire?
L’angelo si muove, adesso, il suo profilo si staglia contro il rosa cupo dell’imbrunire, gli occhi nascosti, le ali che lentamente si contraggono. Qualcuno lo sta chiamando?
O gli angeli non ascoltano nessuno e semplicemente se ne vanno?
Perché è probabile che non si sopporti troppo a lungo la vista di un angelo. La sua magnificenza schiaccia il nostro piccolo cuore e accartoccia le nostre minuscole anime.
Sarà forse per questo che l’angelo sembra così solo. Sa che la perfezione di un suo sguardo basterebbe ad incenerirci tutti d’un colpo.
Ecco, il volto dell’angelo si ritrae nel vento, dissolvendosi dietro le ali, che si richiudono e si disperdono, cammuffate da nubi.
Ecco, l’angelo se n’è andato ed io ho perso l’occasione di capire.
So di averlo visto, però. So che è da qualche parte, tra i colori del crepuscolo o dell’alba, nel silenzio tra le stelle. E ci culla tra le mani. Tutti noi.