«Il fascino di un fiore è nelle sue contraddizioni»
Terri Guillemets
Anche essere fiore è un’arte.
Piantato nella terra, vive un’esistenza immobile, eppure si veste di leggerezza e grazia, diventando eleganza che balla con il vento. Un abbraccio consenziente ma anche fermo, perché il vento, se solo volesse, potrebbe strappare via il fiore. E allora il fiore deve piegarsi, flettersi, assecondare la danza, senza però mai cedere davvero, arrendevole ma saldo. Un attore sensuale, il fiore. Il vento crede di dirigerlo e lui si lascia interpretare.
Poi c’è la questione dei colori e delle forme.
Quanta arte occorre per mescolare le sfumature e crearne di nuove. Un rosa acceso, un viola chiaro, un giallo brillante, un blu cielo… Una tonalità che durerà il tempo di tutta la vita. Con un significato e una ragione. Non casuale, mai. Il fiore sa quale sarà il colore del suo destino e lo indossa sotto il sole e la pioggia, scenografo e costumista di se stesso. Esibendo una forma che attirerà farfalle e api. Perché il fiore, dicevamo, è ancorato alla terra ma da artista ambisce al volo. Può solo sognarlo, recitarlo nelle proprie fantasie e regalare un po’ di sé alle ali di una farfalla, per immaginare come potrebbe essere. E sarà talmente bello, intonato all’ospite sui suoi petali, che noi spettatori crederemo davvero di vederlo volare.
Sì, ci vuole arte per essere un fiore. Per guardare il cielo passare e sapere che forse l’ultima ora sarà vissuta in un vaso. L’unico viaggio. Ma forse questo il fiore non lo sa veramente, forse lo ignora per principio.
Forse da artista pensa solo a ballare con il vento, a sorridere al sole, a bere la pioggia. E a immaginarsi un volo.
