La Terra di Mezzo

Singer Zucchero from Italy performs during the Moon and Stars music festival in Locarno, Switzerland, Monday, July 9, 2007.  (AP Photo/Keystone/Ti-Press, Samuel Golay)

Singer Zucchero from Italy performs during the Moon and Stars music festival in Locarno, Switzerland, Monday, July 9, 2007. (AP Photo/Keystone/Ti-Press, Samuel Golay)

Mentre ero spalmata sul divano davanti alla Tv in stato di quasi blob, m’imbatto nell’esibizione di Zucchero. Presa dal momento e dall’euforia di alcune considerazioni, mi fiondo davanti al PC per scrivere un post che ho spedito dritto dritto nel cestino. Mi sono detta che, per affrontare alla meglio questa goccia cinese che continua a scavare da ormai troppo tempo, l’occasione era giusta ma bisognava adeguare il contesto, trovare la modalità più adatta: usare un mezzo tecnologico per parlare di questo grande artista non mi sembrava la scelta migliore. Tra l’altro Zucchero è un trascinatore, te lo immagini sempre con del lambrusco infilato da qualche parte (non sto dicendo che è un ubriacone, dopo capirete), quindi starsene piantati con il didietro in una stanza… no, proprio non suona. Quindi, ho chiuso tutto, e meditabonda ho temporeggiato sino a questa mattina. Come dicono: non c’è pezza, scrivere con penna e quaderno è un’altra cosa, se poi lo fai su un treno che ti fa dare le spalle alla “terra incriminata” di cui disquisirò tra qualche momento, non ha prezzo. Certo, ci sono variabili da considerare: il rischio di qualcuno che urla al cellulare, i soggetti che ascoltano la musica senza conoscere l’uso degli auricolari, oppure quelli che usano gli auricolari ma è un volume talmente alto che tanto varrebbe riporli. Poi c’è la peggiore, almeno per la sottoscritta: l’aria condizionata a palla con principio di congelamento e necrosi della punta del naso oltre che delle mie corde vocali. Ad ogni modo questa volta parrebbe che io sia stata fortunata, tolto un signore che gira avanti e indietro come un disperato, nel vano tentativo di trovare un controllore per fare il biglietto a bordo. Ho già tutte le mani impiastricciate di inchiostro gel (come sono avanti), quando so, che tanto, mi rifionderò appena possibile davanti allo schermo. Mannaggia.

Tutto questo panegirico solo perché, oltre ad introdurre una parte fondamentale della personalità di Zucchero, ho bisogno di dar sfogo a un moto d’orgoglio: una delle coriste era Francess. Non ci sono più motivi per perdersela. Di fronte alla qualità di alto livello, anche degli altri membri della band ovviamente, bisogna mettersi nella condizione migliore per scrivere.

Zucchero 2Nell’occasione specifica dell’altra sera, oltre alla battutaccia di rito da parte della conduttrice (era imbarazzata anche lei) del tipo “basteranno tutte queste date all’Arena di Verona per digerire tutto questo Zucchero?”… beh non so se fosse proprio questa, ma il succo lo è, Zucchero è stato elogiato per aver suonato in non so quante città nel mondo. Non credo stesse capendo molto bene in quel momento, mi sembrava si stesse chiedendo di cosa stessero ciarlando. A me è venuta una considerazione di questo tipo: l’Emilia Romagna è una terra di mezzo che ha sfornato una serie di successi mostruosi in diversi campi, non ultimo quello musicale: Dalla, Vasco, Pausini, Nek, Ligabue… etc etc, che piacciano o no, sono delle realtà importanti. Non è che vale lo stesso discorso dell’Inghilterra? In quel caso avevo ipotizzato potesse c’entrare il the. Ma in Emilia Romagna? Le lasagne? Le tagliatelle? Cappellacci, tortellini o cappelletti (non confondeteli, sono ben diversi tra loro)? La piadina? Lambrusco o San Giovese? Ho il sospetto che questi ultimi in elenco ci mettano un bello zampino: vino rosso fa sangue e gli emiliano-romagnoli sono sanguigni. Non so se avete mai avuto occasione di bazzicare la zona, ma posso garantire che tu non puoi dare dell’emiliano a un romagnolo e viceversa, nemmeno chiederlo, lo devi sapere. Campanilismo diffuso in tutta la penisola a parte, i due caratteri sono effettivamente diversi e altrettanto ben radicati nelle due popolazioni che riescono a fare delle sotto-divisioni: nello specifico della Romagna, è meglio non confondere un ravennate con un forlivese, così come in Emilia se chiedi di Ferrara, ti rispondono che è la Bassa. Bassa è bassa: è sotto il livello del mare, come l’Olanda, con le dovute differenze naturalmente.

Tutto questo per cercare di trasmettere quanto il territorio d’origine per un’artista sia effettivamente importante, non solo se sei emiliano-romagnolo, s’intende. Quando ascolto le sue canzoni, soprattutto in macchina, la sensazione è la stessa che provi quando guardi la distesa infinita dei campi padani al tramonto. La mia zona non è il Reggiano (quella di Zucchero), che ha la fortuna di godere anche delle colline, ma proprio la Bassa… non lo so, è una sensazione che descriverei come mettersi a piedi nudi nel terreno, non faccio fatica a credere che abbia sfondato un po’ ovunque: un artista che riesce a trasmetterti l’anima della propria terra, mischiando il dialetto all’italiano e all’inglese, accogliendo, non semplicemente ospitando, stili lontani nello spazio e nel tempo e raccontando con essi la propria tradizione che non è motivo d’orgoglio, né di vanto: è il proprio modo di essere. Ambienta una festa in cui tutti sono invitati e ci si mette a nudo cantando il dolore così come la gioia, il passato, il presente e il futuro. Si balla e ci si dondola. Si fa rumore e si sta in silenzio ad ascoltare la campagna o la città. Che importa? Non so se sono riuscita a descrivere ciò che intendo, ma se vi capitasse di venire da queste parti e girarvi un po’ la zona, capireste l’aria che si respira.

Non ho elencato i successi, se volete vi elenco gli insuccessi, farei prima, ma a che pro? La sua carriera è sotto gli occhi di tutti, posso citarvi il mio pezzo preferito che è Niente da perdere, ma quanti ne taglio fuori? Insomma, godersi Zucchero non è difficile, basta togliersi un po’ di fisime e lasciarsi andare.



Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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