Il conflitto

Paul McCartney 1Sarà che ultimamente mi capita di sorprendere persone in inutili atteggiamenti di sfida e considerare la questione per quello che è: inutile. Diciamo che l’unica occasione in cui mi potrei sentire perdente è fallire un fritto in cucina o fare i grumi nella besciamella. Ecco, io non riesco a cogliere l’invidia scatenante. Ingenuamente mi trovo a dissuadere anime meno ingenue della mia dai propositi di una giusta rivendicazione di materia grigia nei confronti di chi è invidioso e mosso meramente da un sentimento di profonda insicurezza. Ma sono bradipo, come già più volte ribadito, e pigra anche nelle rivendicazioni. Aspetto che la matassa si sbrogli da sola andando avanti per la mia strada. Perchè apro questo post con queste considerazioni? Perchè quando si parla di Paul McCartney mi salta in mente l’eterna diatriba: John Lennon o Paul? Paul o John? Che importanza ha? Nulla.

Se sfida c’è stata tra i due, e Paul ha avuto recentemente occasione di dire la sua sulla morte di John, un’osservazione che può sembrare cinica in realtà molto realista, ha avuto senza dubbio risultati più che ottimi. La sfida se è costruttiva non si basa però su sentimenti negativi, o meglio, li relega al ruolo che hanno. E’ un gioco o uno stimolo. La dichiarazione di Paul è stata sul profondo disagio provato di fronte all’omicidio di Lennon. Sapeva che si sarebbe creato un mito, e allora tutto quello che era stato prima di lui sarebbe finito nell’ombra. Un timore legittimo ma non fondato, naturalmente. John Lennon & Co, erano già oltre le vette dell’Olimpo e perciò, per quanto Lennon abbia continuato a sfoderare delle canzoni epiche anche da solista, non è che gli altri fossero da meno. Nemmeno come gruppo. Insomma, bastava molto meno per non preoccuparsi. Ma tant’è quando si raggiungono certi livelli, essi entrano a far parte in modo così profondo del proprio essere che l’attestato di stima diventa una polemica. Ma il nostro Paul ha una lunga e più che brillante carriera che ancora splende, e non di luce riflessa. Certo, se proprio devo essere sincera al punto giusto, muoio dalla voglia di vederlo prendere il the con Rihanna e Kanye West. Avrà poi incontrato anche Kim Kardashian? Sono sicura di essermi persa qualcosa, ahimè. Nonostante queste scelte possano sembrare misteriose, in realtà sono saggia consapevolezza di come vanno le cose. Oso dire, ma è una mia piccola opinione, che se Lennon fosse ancora in circolazione come (mito) vivente, penso avrebbe preso Paul e gli avrebbe fatto mangiare una bella bistecca. Ma chissà… magari invece avrebbe risposto con un duetto con Britney Spears. Miseria, mi sa che ci siamo davvero persi qualcosa. Ironia gratuita a parte, sono tutti artisti che in un modo o nell’altro scrivono le pagine di questa enciclopedia dagli infiniti volumi e perciò meritano considerazione (no, non parlavo della Kardashian), con i se e con i ma si riscriverebbe la storia del mondo.

A me, Paul, piace con i Beatles, sono sincera. Tuttavia lo adoro live in qualsiasi momento della sua carriera. Perchè, oltre che essere un eccellente bassista e un cantante che mi piace, fa delle mosse che attirano la mia attenzione. In altri post ho avuto modo di raccontare questa parte di me: più un artista si muove in modo assurdo, più cattura la mia attenzione e m’incanto a guardarli. Mica per prendere in giro! Come si dondola di spalle lui, mentre suona, non lo fa nessuno. E’ fantastico, sembra che suoni all’oratorio anche davanti a uno stadio intero. Io lo amo. Si diverte, lo vedi! E’ questo lo spirito che mi piace. Certo, non suona solo il basso, sarebbe capace di far suonare anche i campanelli senza elettricità, e dico il tutto con uno spirito di ammirazione. Forse è questo che mi attrae. Qualcosa di eccezionale, che non capita a chiunque e tutti i giorni, che si svolge come una qualsiasi cosa della mia giornata, assai meno appariscente.

Paul McCartney 2E insomma, ho decids di parlare di questa fetta di storia che si chiama Beatles, giochino di parole diventato un cubo di Rubik, prendendo singolarmente ogni componente. Perchè un mito è fatto dalle persone. E ognuno di loro lo è. Non ho scavato nelle biografie, o listato i loro grandi successi. Ben lungi anche da una critica alla loro opera. Gli esperti hanno già scritto tanto in merito. E’ partito tutto da quella serata passata a giocare a scala 40 mettendo su vinili, con mia mamma che si scatenava su Love me do e io dietro a fare i coretti, o magari ci si metteva ad ululare tutti insieme sulle note di Lucy in the sky with diamonds. E così, dopo che ci siamo chiesti cos’è che rende grande un artista, traggo le mie conclusioni: il pezzo su Harrison potevo farlo meglio. Meglio non accontentarsi nella vita (ho dato la mia risposta, non so se si è notato).

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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