Dirty Dancing: dallo schermo al palcoscenico

Dirty Dancing dallo schermo al palcoscenico
Il 18 agosto scorso l’indimenticabile Patrick Swayze avrebbe compiuto sessantatré anni.
Credo che siano in pochi a non pensare a questo attore e ballerino prematuramente scomparso con un moto di affetto. In particolare per chi appartiene alla mia generazione ha significato molto: intorno ai vent’anni tutti quanti abbiamo ballato per un intero inverno i lenti sulle note di Unchained Melody, mentre nei nostri cinema dilagava il successo di Ghost. Ma ancora prima ci aveva fatto ballare (e innamorare) su ben altri ritmi con il cult Dirty Dancing.
Avevo sedici anni quando uscì al cinema questo mitico film, la stessa età della protagonista, Baby. Pure per coincidenza lo stesso taglio di capelli tutto ricci e lo stesso nome (perché Baby, come rivela in una romantica scena, si chiama in realtà Frances): impossibile quindi non perderci la testa e sognare, imparando a memoria scene, battute e canzoni della colonna sonora. Ma a dire il vero ci sognava sopra pure mia madre… Lei aveva avuto le trasgressioni (per i suoi tempi) di Scandalo al sole, mi diceva sempre, per me c’erano i balli proibiti.
Dove voglio arrivare con questo viaggio a ritroso nella mia adolescenza?
Beh, capita spesso che un’opera teatrale venga trasformata in un film, ma succede anche il contrario. Come nel caso di Dirty Dancing, appunto (e, per quel che riguarda Swayze, anche Ghost).
Dopo varie versioni straniere, finalmente l’anno scorso, quella italiana ha debuttato a Milano, in ottobre, rimanendo in scena fino a dicembre, con un buon successo di pubblico e il benestare di Eleanor Bergstein, autrice della pellicola. Protagonisti, nei ruoli di Johnny e Baby, Gabrio Gentilini e Sara Santostasi. Dialoghi in italiano, canzoni originali del film, tra cui ovviamente la leggendaria The Time of my life.
Quest’anno poi il ritorno in scena con il tour nazionale: confermati i due attori principali e rinnovati il resto del cast e lo spettacolo stesso, con cambiamenti e aggiunte importanti, come, nel finale, il salto di Johnny tra il pubblico e la spettacolare presa dell’angelo. Le coreografie sono firmate da Gillian Bruce.
Il tour ha preso il via da Novara, passando per Milano, Forte dei Marmi e Cattolica, sino ad una tappa davvero magica all’Arena di Verona, il 10 agosto scorso: le fotografie della serata mostrano un’arena gremita e lasciano intuire un’atmosfera calda ed entusiasta.
Nonostante sia legato a tanti miei ricordi, purtroppo non sono ancora riuscita a vedere questo musical a teatro: mi pare però che stia piacendo davvero molto, specie in questa seconda versione arricchita e riveduta e corretta. Spero di riuscire anch’io ad apprezzarlo dal vivo in un prossimo futuro, magari quando dal 13 novembre prossimo approderà al Gran Teatro Saxa Rubra di Roma.
Chi può, comunque, colga l’occasione.
Mi piace sapere che questa storia così semplicemente bella – il primo amore estivo di una ragazza in cui tante si possono riconoscere, che è anche percorso di formazione emotiva e di educazione sentimentale – continui a vivere ancora oggi, dopo quasi trent’anni, attraverso il mezzo coinvolgente e diretto del teatro.
In qualche modo continua a vivere così anche Patrick Swayze, il suo ricordo, la luce dell’icona che ha rappresentato per tanti adolescenti (e non). Grazie Patrick e buon compleanno, dovunque tu stia danzando ora.

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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