ARIA DI NATALE parte IV

Celine Dion 1Benvenuti alla quarta puntata della nostra miniserie natalizia che ha il compito di aiutarci lungo la traversata oceanica di queste settimane di festa. Ora, non ho ben chiaro come una stangona di due metri e mezzo (ok, non è così alta però è alta) perennemente in taglia 40/42 (per la gamba più che altro), possa effettivamente aiutarci dopo le scorpacciate natalizie. Soprattutto sentendoci tutti un po’ più larghi che alti. Sto parlando di Celine Dion, cantante canadese con una lunghissima e travagliata carriera alle spalle che ha visto le luci della ribalta diventare perenni come la neve sulle alpi (ce n’è ancora?) con il pezzo Beauty and the Beast del film La Bella e la Bestia. Credevate voi fosse My heart will go on di Titanic, eh? (Io sì) Ma no, no, no e poi no. Ha cominciato ben prima a struggersi su ballate che solo la sua voce può salvare dal russare volgare e inumano che mi prende quando comincio ad addentrarmi sul suo territorio. Povera Celine Dion! Premetto che sarà tutto un dire relativo, perché in realtà mi sta molto simpatica e le osservazioni che usciranno in questo post a dir poco vergognoso, saranno fatte con affetto e stima per una cantante che canta e come canta.

Celine Dion è una cantante da live, per tantissimi motivi. Due principali: la voce e la movenza. La prima è banale e scontata. La seconda è riuscita a catturare la mia attenzione mentre scorrevo le decine di record di vendite infranti da Celine e mi ha convinto sempre più della mia simpatia nei suoi confronti. L’unica cantante che apprezzo senza ascoltare nemmeno fino al primo ritornello. Lo show è reso davvero più accattivante dalla presenza di questa signora che, pur non essendo vecchia, mi da l’idea di non essere mai stata giovane. In compenso sempre pronta per il the. Non so per quale motivo, ma la sua presenza scenica mi suggerisce una persona che mentre sbriga le pratiche (acuti allucinanti e mielismi vari esattamente come noi facciamo i gargarismi) in realtà controlli che sia stato tutto spolverato con cura e che dopo lo spettacolo ci faremo tutti un bel bagnetto. Con le paperelle, certo. Come vedete è tutto relativo, perché manda in delirio milioni di persone in tutto il mondo e per ben sei anni ha tenuto banco a Las Vegas raggiungendo vette di successo che nemmeno la reginetta del pop Britney Spears è riuscita a sfiorare. Forse perché il suo valore sta proprio nella sua semplicità. Lei lo sa che con la voce può fare quello che vuole e non si pone il problema se è abbastanza oppure no. Però non c’è alterigia, non c’è alcuno sfoggio di un’abilità e potenza vocale fuori dal comune. Voglio dire, è la sua normale condizione di essere umano.

Forse nel giudizio sui suoi pezzi sono stata un po’ ingiusta, My heart will go on è un gran bel pezzo, come lo è All by myself. Gradevoli anche pezzi come That’s the way it is che prevede un video in cui ricorda molto Jennifer Aniston (forse il taglio di capelli), A new day has come, It’s all come back to me, canzoni un pelino ritmate che sottolineano come Celine Dion possa essere una cantante adatta anche a un ambiente più vivace dell’epico drammone in note. I drove all night long vede addirittura un arrangiamento dance molto divertente. Dicevamo che prima della consacrazione internazionale in lingua anglofona, Celine Dion ha una carriera iniziata nel lontano 1981 in Canada che non si può davvero trascurare. Perciò non trascuratela.

Celine Dion 2Anzi, il successo negli USA causò un piccolo incidente diplomatico coi fans canadesi. Celine aveva sempre cantato nella sua lingua madre, il francese, e pur tentando di presenziare anche il mercato francese non vi riuscì con la stessa carica. Successe che i canadian fans si sentirono trascurati dal fatto che Celine avesse cominciato a cantare in inglese, tanto che lei rifiutò il premio Felix Award come miglior artista anglofona definendosi una cantante francofona prestata all’inglese. Santa pazienza! Siamo ai tempi di Unison, il primo successo internazionale di Celine che incominciò l’avventura con un budget di 25.000 dollari che poi diventarono 600.000. Ecco, a Celine basta aprire bocca che subito i produttori cominciano ad aprire il portafoglio. Come dargli torto? La sua prima manager ipotecò la casa per produrle il primo disco. L’ho letto su internet e mi sono detta: questo è credere in un progetto. Adesso faccio la vecchia noiosa della situazione: forse sono elementi come questi che mancano in molte storie di successo più recenti. Vendere qualche centinaio di milioni di copie assume un significato diverso. Sono persone che hanno dovuto bucare un mercato e rischiare su esso che vedeva ancora in circolazione artisti che sono divenuti dei classici nel momento in cui sono emersi. Forse ci vuole molto meno per sfondare in un deserto culturale come quello degli ultimi tempi. La passione è ovattata dalla miriade di segnali che riceviamo ogni giorno. Troppi. Insomma, non tutti possono permettersi di fare musica, il che non è una colpa, bisognerebbe smitizzare che non essere al massimo in tutto sia un problema. Lei se lo può permettere e quindi ben venga nella nostra galleria di fenomeni paranormali come la voce di Celine Dion.

“Aria di Natale” torna per il vostro piacere la prossima settimana con l’ultima puntata, quella dell’Epifania, che tutte le feste ci porta via!




Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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