Ab urbe condita – terza puntata

Particolare del Duomo di FerraraAbbiamo visto finora, in maniera veloce ma accurata, almeno secondo le mie possibilità, quali sono state le ragioni e le forze storiche che hanno prodotto quel fantastico scrigno di bellezza che risponde al nome di Ferrara.
Tuttavia la mia città è, e lo è da sempre, la Città Magica per eccellenza, qualsiasi significato vogliate dare alla parola, quindi separare la sua nascita dal Mito che ne corrisponde, oltre che impossibile, sarebbe come prendere un cannolo, buttare la crema e mangiare solo la sfoglia… per cui questo è il momento in cui il mito prende il sopravvento.
A partire dal nome.
O, per dirla in ferrarese:
l’è rivà ‘l’mument ad ssantars tuti, grandd e putin, in s’la rola dal camin a sscultar al Vech c’as conta ‘na fola, la Fola ad “Madona Frara”.
Traduzione: è giunto il momento di sedersi sulla rola del camino, tutti insieme, grandi e bambini, ad ascoltare il Vecchio ( il capofamiglia) che ci racconta una favola, la Favola di “Madonna Ferrara”.
Si parte da citazioni bibliche, dove interviene un certo Ferrato, figlio di Cam e nipote di Noè, che, ricercando un terreno favorevole alla creazione di una sua Gens, giunse nelle nostre plaghe, innamorandosene a tal punto da fondare la Città. Mi pare utile precisare che, peraltro, nessun Ferrato sia mai esistito nel Libro dei Libri.
Poi si passa all’esodo dei Troiani, in fuga dopo la vittoria greca (Spina è molto vicina, nello spazio, se non nel tempo), dove un certo Marco pensa di approdare sul Po e fondare una nuova città, e, visto che lo accompagnava una splendida fanciulla (ma erano tutte splendide le donne troiane? Che fortuna per gli uomini!) di nome Ferrara, decise di dare alla città il suo nome (per citare Anna Magnani «Che, ce stai a provà?»).
A questo proposito, comunque, esiste una magnifica statua posta sulla porta minore di destra del Duomo, che da sempre è chiamata in città “Madona Frara”, ossia Madonna Ferrara.
Avvicinandosi, forse, alla realtà, una spiegazione pseudo scientifica: la zona emersa attorno alla città era estremamente fertile, per lo stesso motivo per cui, secoli prima, gli egiziani scoprirono che le piene del Nilo erano foriere di ottimi raccolti, così il Po rendeva fertile il suo delta.
Siamo al tramonto dell’Impero Romano d’Occidente, il farro era un cereale che per secoli aveva fornito sostentamento a tutto l’impero, naturale quindi che venisse coltivato in un terreno così fertile. Farro diventa Farraria, da cui… Ferrara; non romantico, ma possibile e forse, anche, plausibile.
Continuando in questo viaggio fantasioso troviamo un Boccaccio che, in un suo scritto erudito, il “De montibus, fontibus, lacubus, ecc.” cita «… quod olim Phorum Alieni vocavere veteres, hodierni vero vocant Ferrariam», ossia, liberamente, «quello che una volta gli antichi chiamavano Forum Alieni, oggi viene chiamato Ferrara.». Affascinante. Ma totalmente inventato: Forum Alieni, ammesso che esistesse davvero, Tacito lo pone tra Padova, Este e Vicenza…. Bersaglio mancato, ancora!

Mauro Chiapatti

Mauro Chiapatti

Mi chiamo Mauro, faccio un lavoro che mi piace (il Tecnico di Radiologia), che ho scelto e voluto e di cui sono, anche, fiero. La mia passione per la storia, in particolare per il Medioevo, mi ha portato ad approfondirne la conoscenza e l'attiva partecipazione alle attività del Palio mi ha consentito e mi consente di "riviverne" certi aspetti.

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