Blackout & Fireworks

Britney Spears 1Nelle mie infinite vacanze urbane (sigh&sob), tento quotidianamente di trovare uno spunto nuovo, magari un’abitudine da continuare anche durante il mio adoratissimo inverno.

Nella mia sfera mentale ultimamente vanno di moda le sfide con me stessa. E così, convinta di voler recuperare l’agilità di un tempo, mi sono buttata nello jogging: mi sono data l’obbiettivo del raggiungere il mese di allenamento. Sono a metà e vi terrò aggiornati.

Ho un mio principio: se devo parlare male di un artista, non ne parlo affatto. E rimanendo in tema di sfide, me ne sto ponendo una molto importante: far digerire Britney Spears.

Quest’artista americana, seppur molto amata, risulta essere circondata da un’aurea di incomprensione che sfocia in tanti atteggiamenti negativi nei suoi confronti. Ok, i gusti son gusti e può indiscutibilmente non piacere. Se dovessi dichiararmi una fan della sua voce, penso che mi picchierei da sola. La sua timbrica è un suicidio per i miei timpani. Però, però, però … Però Britney Spears non riesce a starmi antipatica.

Ad attirare la mia attenzione sono stati i fatti mediatici che l’hanno vista protagonista di una serie d’incidenti molto gravi, che non si augurerebbero nemmeno al proprio peggior nemico. C’è chi sostiene che se li sia andati a cercare. Io sostengo che sono affari suoi. Che sia per droga, che sia per bipolarismo (malattia molto seria), che sia per quel che sia, Britney Spears ha tirato fuori un gran album proprio nel periodo di sbaraglio più totale. Poi dobbiamo tornare alla differenziata, tolti il duetto con Will.I.Am cheamefaimpazzire e, sì, Work B**ch.

Britney Spears ha una storia molto simile a tante starlette americane, senza escludere quelle di ultima generazione. Secondo me, il tanto sbandierato paragone con Madonna, trae in inganno. Si possono paragonare per vendite, per successo mediatico, ma non per percorso artistico. Di artistico in Britney, c’è ben poco. E non tiratemi dietro bidoni pieni di pietre ma, se proprio dovessi paragonarla a qualcuno, mi ricorderebbe più un personaggio alla Marylin Monroe. Ha la stessa foga di ricerca sul perché della sua esistenza. Almeno, questa è la mia impressione. Sono già stata redarguita a riguardo e per questo insisto.

Se gli ultimi successi la vedono un po’ legata nei movimenti, in Blackout è a piede libero.

La famosa esibizione-disastro agli MTV Music Awards del 2007 di Gimme More è il riassunto di tutto ciò che vorrei vedere demolito di questa sovrastruttura che si trascina dal 1998.

Ho detto: finalmente un momento di verità.

C’è un appuntamento obbligato nelle carriere di tutte le star di successo in cui si scrive una canzone che esprime la disperazione, il disagio per una vita distrutta dal tanto cercato successo. Di quanto sia triste girare il mondo, viaggiare sempre in prima classe e avere svariati flirt con i più interessanti divi di Hollywood. Soprattutto, di quanto sia triste essere riusciti a vivere della propria passione. Ok, devi digerirne tante per arrivare dove sei e certamente arriva il punto in cui ti stufi, però un po’ di pudore non sarebbe fuori luogo. Solo per il momento, ecco… Ma non diventeresti una star se sposassi il concetto di pudore con la formula del “finché morte non vi separi”.

Tornando alla Britta, come viene soprannominata a mo’ di bibita, penso possa davvero a tutto titolo sostenere di avere una vita costantemente sotto la lente d’ingrandimento. Certo: ci ha costruito un impero. Una vita che le chiede sempre di più, e quando ti chiede “Do you really want a piece of me?” (La vuoi davvero una parte di me?) credo si possa leggere tra più sfumature di significato. Un pezzo d’anima? Un pezzo di gamba? Un pezzo di patrimonio? Un pezzo di storia? No, grazie. Come saprei gestirlo?

Fatto sta che in quel periodo lo sguardo di questa donna cambia. La smette di masticare cicche a bocca aperta, biascicando davanti a un microfono di essere, a 18 anni, una fiera sostenitrice delle Britney Spears 2campagne militari dell’amministrazione Bush. Per poi chiedere cosa fosse l’Afghanistan.

Passa quindi ad essere una fiera sostenitrice della politica democratica di Obama, sostenitrice dei diritti omosessuali, fa persino pace con la rivale di sempre Christina Aguilera, ventilando una verità che si era sempre saputa: solo gossip. Lei parla, parla e dice, distrugge, picchia, ma intanto piazza dei groove incredibili in Blackout e lavora di synths in modo che anche la stra-abusata, ma necessaria, effettistica, risulta gradevole e parte integrante, non palliativa, a una voce terribile. Personalmente, trovo davvero interessanti e simpatici pezzi come Heaven on Earth o Break the Ice.

Non c’è più la ballerina mangia palco che sculetta con un pitone sulle spalle, facendo scatenare le ire degli animalisti e degli esponenti cattolici. Cioè, è incredibile riuscire a fare inc…are tanta gente tutta in una volta per un periodo continuato di, ormai, 17 anni. Non ci vuole un talento da poco e in un qualche modo un significato lo hai trasmesso: vi piace la pubblicità? Con la mia faccia vi piazzo anche un materasso in pietra.

Quindi, rimettiamo la belva in gabbia e facciamole cantare: “Vuoi bere Martini? Vuoi una villa da sogno? Fare festa con gli amici? Allora lavora sodo brutta str…a!” (Work B**ch).

Musicalmente, abbandonata la giusta strada di Blackout, torniamo quindi all’inutilità di cui non voglio parlare. E’ tornata la brava ragazza che di nascosto combina disastri di epica portata e le auguriamo sinceramente di non ricadere in un altro crollo di nervi.

Non posso però fare a meno di notare quanto sia teso e finto il sorriso a centoventisei denti su tre file che mostra sui red carpet, quanto sia un peccato continuare su una professionalità già ampiamente dimostrata come se fosse una cantante al debutto, come si stia accuratamente evitando di dimostrare che può essere davvero un’artista interessante, con qualcosa da dire, da raccontare. Come se si fosse tolta la miccia alla bomba. Ma chissà… magari la ritroviamo!

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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