Tutto in un click

Anouk 1Spesso parto con in mente qualcosa e finisco col farne un’altra, perché trovo sempre un particolare sfuggito. Ma sempre per il principio che l’importante è uno spunto di riflessione, decisamente, anche questa volta abbiamo fatto centro.

Partirei volentieri dalla voce di questa straordinaria cantante che, dopo un’esplosione nel 1997 con Nobody’s wife, in Italia non ha retto molto commercialmente. Appunto, in Italia. Benché anche qui conservi una nicchia fedele di fans e ogni volta che viene nominata la reazione è quella di un piacevole ricordo (ha partecipato a un live con Vasco Rossi), è nei Paesi Bassi che viene idolatrata e meritatamente.

Anouk è un’artista che dà parecchi spunti di riflessione.

Fin da subito, intendo proprio prima della sua pubblicazione di debutto, ha dovuto combattere contro lo stereotipo di “E’ carina, proviamo”… ecco, appunto. Per la serie: giochiamo col fuoco e scottiamoci.

Ma non è solo un discorso di voce e canzoni, secondo me, perché non è solo una biondona con una voce pazzesca e qualche hit di successo. E’ una persona forte e decisa, che nella sua vita ha costruito il successo vero, ossia ha rispettato le sue priorità sostenendo responsabilità di scelte compromettenti. Compromettenti se guardiamo al successo secondo gli stereotipi.

Intendiamoci: non le è andata male. Ha rilevanza internazionale e di “fame non muore” certamente. Soprattutto è un’artista pluripremiata e che macina continui sold-out. Ma è bello vedere una persona sottovalutata e ammirata sostanzialmente per quel che dimena su un assolo rock, che alla fine dimostra che era saggia, e che il suo non è solo fiuto per gli affari.

Penso non sia facile nella vita conoscere esattamente i propri confini e scegliere con consapevolezza. Ci vuole quella cara caratteristica che si chiama umiltà. Come dice sempre un mio amico: le persone non hanno pregi e difetti, ma caratteristiche e quella di Anouk è l’essere genuina. Il ché è senza dubbio una lama a doppio taglio: si rischia di cadere nell’ingenuità e nella ripetizione.

Anouk ha fatto scelte coraggiose per essere una sulla cresta dell’onda nel business musicale. Non ultima quella di spedire in piscina un produttore americano che voleva aprirle le porte del mercato d’oltreoceano in cambio di favori non ben definiti (alcuni affermano che gli abbia tirato un vero e proprio cazzotto, ma basta dire semplicemente un NO e nascono leggende). La cantante commenterà l’accaduto anni dopo, con l’uscita di Good God prodotta da Glenn Ballard (Aretha Franklin, Michael Jackson, Alanis Morissette). Le chiesero se finalmente il suo successo avrebbe davvero navigato oltre mare, ma lei stessa afferma: «No, ho 4 figli, in America vogliono carne fresca». Mettere su una famiglia numerosa e “sacrificare” opportunità redditizie non è da tutti. Non per tutti quelli con un potenziale come quello di Anouk e consapevoli di averlo.

Sarebbe meglio contestualizzare brevemente quello che è stato il suo debutto: Anouk usciva con un video costo zero, in un momento in cui ancora gruppi come Guns ‘n’ Roses, Nirvana, Queen erano nell’aria. Inoltre si stavano affermando sul mercato Alanis Morissette, Oasis, Blur, Britney Spears e le boy band. Insomma, legna da ardere ce n’era. Sono personaggi che hanno creato dei veri e propri colossi nel music business. Una scena fertile piena di novità, più o meno apprezzabili, molto agguerrita e molto interessata (definirla “interessante” è davvero difficile in alcuni casi).

Ciò significa che Anouk ha colpito con un’energia che viene dalla sua immediatezza. Se vogliamo alcuni suoi pezzi sono quasi ingenui, melodicamente e testualmente, ma è in tracce come Don’t (specialmente l’acustico), The Dark, Jerusalem, Good God, Lost che troviamo un’artista preparata e che sa esattamente quali sono i suoi limiti. Stilisticamente non evolverà più di tanto. Ma si gioca bene le carte.

Anouk 2Ammetto che ho aperto il browser per aggiornarmi sul suo percorso. Ero rimasta all’uscita di Hotel New York, gran bell’album, consigliatissimo. E così, sfogliando tra i video più recenti, m’imbatto in I’m a cliché.

Ormai Anouk ha confermato che dirà sempre quello che pensa. E te lo sbatte in faccia mattone dopo mattone. Questo video è molto esplicativo di come viviamo oggi l’immagine, un’ombra onnipresente che arriva maleducata, a sproposito e arrogante. In questa sceneggiatura si contestualizza col macabro, ma quante volte siamo costretti ad esibizioni ed esposizioni non richieste? Tutto deve essere mostrato. Ma tutto cosa? Personalmente ritengo un’immagine la rappresentazione di un momento importante, di un pensiero significativo. Insomma, qualcosa che abbia un senso. Mi trovo spesso di fronte a carrellate di vuoto esibizionismo che percepisco come un’enorme, abissale dipendenza da quello che gli altri dicono e che magari nemmeno pensano. Una sorta di competizione sfrenata. Tutti questi inni al “se non ti piaci non puoi piacere agli altri”. Sorvolando sul fatto che anche “essere se stessi” ormai è un concetto vincolato a canoni estremamente categorici, è un’affermazione di cui raramente ho riscontrato la veridicità, nel senso che trovo più appropriato “se non sei consapevole di chi sei, è difficile che gli altri ti possano capire e apprezzare”. Soprattutto, un conto è la gradevolezza di una persona che ti apprezza per chi sei quindi ciò che fai o non fai, un conto è il gusto di voler stupire (?) e condividere i momenti vuoti della nostra esistenza. Perché non è, ahimè, un mito che molte persone vivano in continua sovraesposizione virtuale.

Sia chiaro che non dico queste cose per giudicare qualcuno, ognuno è libero di dire e fare quello che vuole, nei termini della legalità. Perciò, se il convento passa questo, cercheremo di adattare il nostro spazio, che, ormai, dovrebbe essere allenato a una certa elasticità. Non si può proprio vivere di dogmi. Ma che la pazienza un limite ce l’abbia, questo è indubbio… Perciò, penso proprio che Anouk abbia ragione a continuare ad andare avanti e lasciarsi tutto alle spalle senza voltarsi, esattamente come fa in questo video, esattamente come canta in Break down the wall.

Di seguito: I’m a cliché. Fa piacere trovarla grintosa e sorridente. Non ha un sorriso disarmante?


Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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