Spegni la luce che il cielo c’è

Lucio Dalla

Amo moltissimo questo cantautore che, di riffa o di raffa, spunta sempre con tutta la sua autentica stramberia nella altrettanto stramba storia della mia famiglia. Se è vero che la musica accompagna le nostre vite, è vero che questo autore continuerà ad accompagnarci per un bel po’ di tempo, anche se non è più quì.

La prima volta che le nostre strade si sono incrociate, io dovevo ancora arrivare nei pensieri dei miei genitori. Dovete sapere che si sono incontrati in quel di Venezia, perché mia madre era lidense (non lidiota, ah ah ok, la smetto) e mio padre si era trasferito da poco in quello che allora cominciava a gettare le prime basi per diventare il nord est che avrebbe trainato l’Italia. Si erano dati uno dei primi appuntamenti in Riva degli Schiavoni, all’imbarcadero, ma si incontrarono solo dopo mezz’ora dall’ora stabilita, in evidente ritardo: mio padre si era tagliato la barba e mia madre non lo riconosceva. Mio padre ha sempre sostenuto di non averla vista, se no non la avrebbe fatta aspettare: crediamoci. Secondo me si era divertito. Perché mio padre aveva un po’ di quello spirito che si trova nelle canzoni di Dalla. Lo capivi sempre dopo se faceva o meno sul serio. Fatto sta, che a fare da sottofondo alla scena c’era un cantautore che cominciava allora a farsi notare, vestito con una tunica celeste e una gran barba (almeno a mia mamma le pare di sì, ma deve avere un brutto rapporto con le barbe). Era, appunto, Lucio Dalla. Stava su un palco e cantava Il cielo.

Lucio Dalla accompagnava anche le nostre vacanze settembrine: via verso il mare, mentre gli altri tornavano a casa. Beffardi. In montagna ci abbiamo provato una volta ma, a parte la sottoscritta che si gettava sui covoni di paglia, ci siamo annoiati tantissimo. Anche perché la vacanza al mare aveva i suoi momenti: la mattina al mare a raccogliere le telline per gli spaghetti, dopo aver fatto colazione col croissant se si era nella Francia del sud, quindi gita pomeridiana nell’entroterra e la sera, ristorante. Poi, dopo il gelato, partita a scacchi per gli uomini, io che fingevo di essere qualcosa o qualcuno e mia madre che faceva finta di niente perché, sembra incredibile, ma voleva riposarsi anche lei. Ma naturalmente non poteva mancare la componente tragica: mio padre che cantava. Allora, non è perché io sia un contralto d’eccezione, anzi, ma ci sono persone che hanno la caratteristica di cominciare con una canzone, metterci le parole di un’altra e concludere con altre sei della stessa discografia. Così cercavamo di dare un senso al suo omaggio a Lucio Dalla. Nonostante i nostri tentativi di dirottamento verso le giuste note e le giuste liriche, la situazione rimaneva terribile. Perché lui ti diceva: “Ma come? Non ti piace Lucio Dalla?”.

I due si sono anche incontrati una volta. Io non ero presente, ma mia madre conferma che era uno spettacolo vederli insieme: stessa altezza, stessa stazza e stessa faccia, punto.

Perciò dico che Lucio Dalla è ricorrente nella nostra storia.

Lucio Dalla

Ascoltando questo grandissimo cantautore mi raggiungono sempre questi ricordi. Sono nostalgica al 200% quando ascolto Lucio Dalla. Non saprei da dove cominciare, mi dispiace dare una cronologia. Le canzoni di Dalla sono racconti, fotografie e poesie. Ma anche battute di un sarcasmo feroce. Preferisco farle scorrere in ordine sparso. In fondo, anche il modo in cui mio padre le cantava era forse quello migliore, chissà, magari l’avrebbe anche apprezzato.

Bolognese di nascita, internazionale d’adozione. Internazionale perché i cantautori italiani hanno avuto un ruolo importante e tale importanza è data dalla qualità. Oso dire che è una caratteristica meno riscontrabile all’estero. Benché sia lontano da me dare una connotazione competitiva alla musica, credo sia una cosa facilmente riscontrabile se ci si mette a tradurre gran parte dei testi di musica straniera.

Lucio Dalla era capace come pochi di descrivere in un verso ciò che probabilmente potrebbe riempire una ventina di pagine. La sua musica è emotiva, intelligente, non furba. In un personaggio come lui, in cui non è esatto parlare di trasgressione ma più corretto parlare di stile di vita, perché non aveva bisogno di provocare nessuno, risulta perfettamente naturale trovare una grande fede e devozione religiosa, scevra da ogni dogma o pregiudizio. Davvero esplorava l’universo degli emarginati, dei diversi. Che poi per lui facevano parte del mondo, esattamente come tutti gli altri. Forse proprio in questo sta la forza della musica di Lucio Dalla: il mondo lo prendeva per intero, con i suoi sì e i suoi no. Poteva coesistere tutto ciò che si poteva descrivere e questo fa si che ascoltandolo, ti tuffi nella realtà. E’ inutile combatterla. Accettala, descrivila ed esplorala. Dille che, casomai, non sei d’accordo.

Amore mio non devi stare in pena / questa vita è una catena / qualche volta fa un po’ male / guarda come son tranquilla io / anche se attraverso il bosco /con l’aiuto del buon Dio / stando sempre attenta al lupo – Attenti al lupo.



Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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