RECENSIONE – “Le Due Vie Del Destino”

Le Due Vie Del DestinoÈ il 1980 nel nord dell’Inghilterra. Un uomo e una donna si conoscono durante un viaggio in treno. Lui si chiama Eric (Colin Firth), ha una cinquantina d’anni e lei, più giovane, si chiama Patti (Nicole Kidman). Lui è un esperto di treni e lei un’ex infermiera. Entrambi sembrano essere in una fase di transizione della loro vita e per questo anche fragili. Mentre il treno viaggia lungo la costa inglese e scozzese, Eric fa sfoggio del suo sapere con aneddoti sulle linee ferroviarie e curiosità sulle cittadine che attraversano. Lei si dimostra interessata, persino divertita e desiderosa di prolungare quel momento.

Entrambi soli e forse alla deriva, Eric e Patti si innamorano ed in poco tempo si sposano. Ma in quello che dovrebbe essere uno dei suoi giorni più felici, Eric è perseguitato dei fantasmi del passato. Eric è Eric Lomax, ex soldato dell’esercito britannico in estremo Oriente durante la Seconda Guerra Mondiale. A distanza di quasi 40 anni dal termine del conflitto, Eric soffre ancora di quello che oggi è definito disordine post-traumatico da stress, qualcosa di cui ne lui ne il suo amico ed ex prigioniero Finlay (Stellan Skarsgård) parlano.

Con frequenti flashback, Lomax richiama alla mente gli eventi successivi alla caduta di Singapore nel 1942: lui e i suoi compagni furono ridotti in schiavitù dall’esercito giapponese e messi a lavorare alla costruzione della linea ferroviaria Burma-Siam. Per la sua scaltrezza, e per aver costruito segretamente una radio, Lomax divenne il bersaglio dei sadici torturatori giapponesi. Egli fu picchiato, preso a calci, asfissiato con l’acqua e rinchiuso in una gabbia di bambù poco più grande di un trasportino per cani. È un ufficiale giapponese in particolare che si accanisce su Lomax: l’interprete Nagase (Tanroh Ishida), arbitrariamente decide di rivolgere nuove e false accuse su di lui e di osservare la sua lenta distruzione.

Diversamente da tutti gli altri soldati inglesi che come lui hanno sofferto, Lomax riesce a sopravvivere e quando, quasi 40 anni dopo la fine del conflitto mondiale, scopre che Nagase non solo è ancora vivo ma ha trasformato il campo in cui aiutava a torturare i prigionieri in un museo, capisce che è suo dovere tornare nell’Asia sudorientale ad affrontare i mostri del passato, sia in senso figurato che letterale.
Le scene tra Lomax e Nagase (interpretato da più vecchio da Hiroyuki Sanada) sono cariche di tensione e imprevedibili. Non solo l’interpretazione di Firth è qui eccellente ma soprattutto lo è quella di Sanada, nel percorrere una gamma di sentimenti che va dalla negazione al rimorso passando per la paura e terminando, questa volta per entrambi, con il perdono.

Ispirato all’autobiografia dello stesso Eric Lomax, il film di Jonathan Teplitzky è di tutto rispetto e molto sobrio fino alla fine quando, con le interpretazioni di Firth e Sanada e la catarsi finale, colpisce lo spettatore con un’onda emozionale inaspettata.

Colin Firth è, come sempre, delicato e sottile nella sua interpretazione di Lomax, oramai un maestro nel rivelare i propri personaggi: il modo in cui Lomax rivendica la propria identità è delicato e commovente.
Peccato per il personaggio di Nicole Kidman, Patti: prima piacevole quando conosce e si innamora di Eric ma presto relegata al ruolo di moglie che resta alle spalle del marito, preoccupata per le sue sorti.

Un film interessante per la storia vera da cui trae ispirazione e che vale la pena conoscere.

Eric Lomax: «Arriva un momento della vita in cui l’odio deve finire.»

“Le Due Vie Del Destino” (“The Railway Man”, Australia/Gran Bretagna, drammatico, 2013) di Jonathan Teplitzky. Con: Colin Firth, Nicole Kidman, Jeremy Irvine, Stellan Skarsgård, Sam Reid, Tanroh Ishida, Hiroyuki Sanada, Marta Dusseldorp, Tom Hobbs, Masa Yamaguchi, Byron J. Brochmann, Shinji Ikefuji, Ewen Leslie, Charlie Ruedpokanon, Yutaka Izumihara, Akos Armont, Tom Stokes. Produzione: Lionsgate, Archer Street Productions, Latitude Media, Thai Occidental Productions, Pictures in Paradise, Silver Reel.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

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