RECENSIONE – “The imitation game”

The Imitation GameFilm piacevole e avvincente ma allo stesso tempo incredibilmente triste, “The Imitation Game” sviluppa due filoni.
Da una parte è un thriller di guerra, la Seconda Guerra Mondiale, che racconta del team britannico di matematici che decifrò il codice segreto della macchina nazista “Enigma”. Dall’altra parte è un’analisi dei tragici eventi che coinvolsero Alan Turing (Benedict Cumberbatch), leader del team e personaggio centrale del film.
Turing, matematico e precursore dell’informatica, permise agli alleati di vincere la Guerra inventando una macchina in grado di decifrare i messaggi in codice dei tedeschi e dando il via, allo stesso tempo, all’era dei computer.
Secondo gli storici, la sua invenzione non ha semplicemente permesso la vittoria alleata ma ha addirittura salvato milioni di vite umane e ha accorciato il conflitto mondiale di almeno due anni.
Tutto questo renderebbe chiunque agli occhi dell’opinione pubblica un eroe. Turing fu effettivamente premiato con l’Ordine dell’Impero Britannico nel ’45, anche se parte dei fatti e il suo ruolo negli anni della Guerra rimasero segreti per decenni.
Tuttavia, dopo alcuni anni, nel 1952, Turing venne incriminato per la sua omosessualità, considerata allora un reato nel Regno Unito. La sua persona fu pubblicamente svilita ed umiliata. Egli si trovò a dover scegliere tra due opzioni per la pena da scontare: il carcere o la castrazione chimica. Turing scelse la seconda opzione. Nel 1954, per solitudine e forse vergogna, si tolse la vita a soli 41 anni. Nel 2013 ha ricevuto ufficialmente la grazia postuma dalla Regina Elisabetta.
Il film, basato sul romanzo “Alan Turing. Storia di un Enigma” di Andrew Hodges, vuole riscattare la figura di Turing, esaltandone la genialità ma anche la fragilità. Da una parte c’è ammirazione per il genio e dall’altra la compassione per il triste destino.
Bella l’interpretazione di Cumberbatch nel dipingere un personaggio che fa della propria diversità un motivo d’orgoglio che lo porta a trattare il prossimo con superiorità e sdegno, ma che allo stesso tempo tende a tener nascosta. Rigoroso ed inflessibile, segue la logica in tutto, anche nelle relazioni umane, isolandosi così dagli altri e risultando freddo come una macchina. Persino l’unica donna apparentemente in grado d’amarlo, Joan Clarke (Keira Knightley), lo definirà “un mostro”. Turing, attratto incredibilmente dai dispositivi elettronici e dai calcoli, prova un impulso affettivo solo nei confronti della propria invenzione, il macchinario che effettivamente ribattezza “Christopher”.
Il titolo si riferisce ad un ipotetico libro che Turing avrebbe voluto scrivere e col quale avrebbe teorizzato le somiglianze e le differenze tra il pensiero dell’uomo e quello della macchina. Esso è anche però interpretabile come una metafora della vita di Turing, il suo tentativo, non riuscito, di essere ciò che non era.

Joan Clarke: «Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.»

“The Imitation Game” (biografia, Gran Bretagna/USA, 2014) di Morten Tyldum; con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear.
Produzione: Black Bear Pictures, FilmNation Entertainment, Bristol Automotive.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

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