RECENSIONE – “Rumore Bianco”

"Rumore bianco", Don DeLilloUn romanzo di inusitata consapevolezza sociale post moderna.
Nella prima parte narra le vicende, spesso assurde, di Jack Gladney, un professore universitario che ha guadagnato notorietà iniziando per primo degli studi approfonditi sulla figura di Adolf Hitler (nonostante egli non parli il tedesco). Nella seconda parte si racconta l’ evacuazione della zona in cui Jack e la sua famiglia vivono causata da una fuoriuscita di materiali chimici da un vagone ferroviario.
Il grande scrittore italo-americano utilizza una storia banale per descrivere le paure, le angosce, i comportamenti, i tic e le vie di fuga di quel mondo “nuovo” impostasi a livello globale a partire dagli anni ’80 del Novecento.
La post-modernità raccontata e descritta da DeLillo possiede i crismi del simulacro e dello spettacolo. Il simulacro, per definizione, è qualcosa di falso ed artificiale che rimanda a qualcosa di “naturale” senza esserlo. Ricordando Bauman o Debord, le dinamiche dello spettacolo hanno il potere di fagocitare qualsiasi evento, fatto o informazione trasformandola in un prodotto comunicativo fine a se stesso ossia privo di reale scopo o fine.
I personaggi di “Rumore bianco“, infatti, sembrano vivere sopra a un palcoscenico nel quale va in scena una vita contrassegnata dall’ apparenza e dalla necessità di riempire il proprio vuoto umano e relazionale attraverso l’ acquisto (il simulacro della proprietà) frenetico di oggetti.
Nel desiderio alimentato ogni attimo dal marketing e dai media di acquisire in maniera ossessivo-compulsiva sempre nuove proprietà, per dirla alla Rousseau di segnare sempre nuovi confini (si veda il saggio “L’ origine della disuguaglianza“), l’essere umano finisce con il creare un muro fra ciò che è e ciò che crede di essere. I protagonisti di “Rumore bianco”  vivono nella tragedia inconscia di non conoscersi e, forse, di non potersi più conoscere.
DeLillo è nato nel 1936 e cresciuto nel Bronx (New York) da genitori italiani emigrati subito dopo la Grande guerra da Montagano, in Molise. Il romanzo “Rumore bianco” (“White Noise”) gli permetterà di vincere nel 1985 il National Book Award.

Matteo Pazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *