RECENSIONE – “Quel che sapeva Maisie”

Quel che sapeva MaisieIl film di oggi è tratto dal romanzo di Henry James, Ciò che sapeva Maisie. La storia scritta da James è ambientata nell’Inghilterra Vittoriana: una coppia della classe media divorzia e conseguentemente riceve l’affido congiunto della figlioletta Maisie. Per i tempi di James – il romanzo è datato 1897 – il tema era decisamente nuovo e controverso: è infatti uno dei primi romanzi a parlare degli effetti del divorzio sui bambini.

Entrambi i genitori si risposano: il padre con una donna che in precedenza era stata un’infermiera di Maisie e la madre con un aristocratico. I nuovi compagni dei genitori legano molto con la bambina, molto più dei genitori biologici, per usare un’espressione di oggi. E di oggi è anche l’ambientazione dell’adattamento cinematografico di Scott McGehee e David Siegel.

L’Inghilterra Vittoriana è diventata la New York del presente e i genitori una rockstar sul viale del tramonto, Susanna (Julianne Moore), e un mercante d’arte d’origine britannica, Beale (Steve Coogan). I genitori di Maisie (Onata Aprile) sono due individui egoisti e superficiali, anche se, diversamente dai loro corrispettivi letterari, hanno sempre una scusa per non occuparsi della loro bambina: il lavoro. L’altra coppia, i nuovi e giovani compagni dei genitori, sono Margo (Joanna Vanderham) e Lincoln (Alexander Skarsgård), la prima dolce e gentile ex tata di Maisie, il secondo un barista affascinante dal lieve accento scandinavo (almeno in originale) che lavora in un ristorante di lusso.

Tra queste due coppie rimbalza continuamente Maisie, bimba deliziosa, spontanea ed immensamente espressiva. La macchina da presa è spesso al livello dello sguardo di Maisie e il più delle volte gli adulti sono visti dal basso oppure il loro viso rimane tagliato fuori.

Maisie ascolta – talvolta origlia – i genitori mentire e cercare di manipolarla, la madre in modo diretto e passionale, il padre più distaccato e subdolo.

Fortunatamente il film non cade nella trappola del sentimentalismo, cosa facile visto il tema trattato, e il personaggio di Maisie non ha nulla di tipico rispetto ai soliti bambini del cinema: non è capricciosa, non è precoce e, fatta eccezione per un’unica scena, non versa una lacrima. È una bimba meditativa, pedala sul suo triciclo ed osserva il mondo degli adulti che si occupano – o così dovrebbero fare – di lei. Maisie che ride, alza la manina per intervenire in classe, gioca con le sue bambole, tra le telefonate, le parolacce e le frecciatine dei genitori, l’affetto di Margo e Lincoln quasi innocenti quanto lei, accentua la gravità di quello che sta succedendo ma ciò che più emoziona è osservare come i bambini, a guardar bene, siano piccoli solo di statura.

Susanne: «Allora spiegami, che cazzo ci fai qui?!»

Lincoln: «Che ci fai tu!»

Susanne: «Io mi riprendo mia figlia, ecco cosa faccio. Fuori dai piedi, sparisci!»

Lincoln: «Davvero?! Bene! Io sparisco con grande piacere ma tu non te la meriti!»




Quel che sapeva Maisie” (“What Maisie knew”, drammatico, Stati Uniti, 2013) di Scott McGehee e David Siegel. Con: Julianne Moore, Alexander Skarsgård, Onata Aprile, Joanna Vanderham, Steve Coogan, Emma Holzer, Diana Garcia, Stephen Mailer, Samantha Buck, Joel Garland, Trevor Long, James Colby, Gil O’Brien, Mario Moise Fontaine, Kevin Cannon, Owen Shipman, Zachary Unger, Robert C. Kirk, Malachi Weir. Produzione: Red Crown Productions.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

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