RECENSIONE – La masseria delle allodole

"La Masseria delle Allodole", di Antonia ArslanIl 2015 è un anno importante in Italia perché segna i cento anni dall’inizio, nel nostro Paese, della Prima Guerra Mondiale, ma segna anche un altro centenario, purtroppo meno sentito e meno conosciuto: quello del Genocidio degli Armeni. È a questo proposito che ho scelto di parlare de “La Masseria delle Allodole”, romanzo del 2004 di Antonia Arslan, scrittrice italiana di origine armena.
Ambientato nel 1914 in Anatolia, attuale Turchia, nella sua prima parte, il romanzo racconta di una famiglia armena, gli Arslanian. Quando Hamparzum, il capofamiglia, muore, è Sempad, il secondogenito, a dover occuparsi della famiglia poiché il primogenito Yerwant vive da molto tempo in Italia ed è ormai un medico rinomato. In seguito alla morte del padre, Yerwant prova il desiderio di visitare nuovamente la terra d’origine: avvisa il fratello Sempad e tutti si preparano alla rimpatriata del primogenito.
Tutta la prima parte, oltre a descrivere i personaggi, è ricca di riferimenti affascinanti alla cultura e alla tradizione armene ma ciò che colpisce ancor di più il lettore sono le anticipazioni, i laconici riferimenti a ciò che sta per accadere, presagi inquietanti dell’imminente tragedia.
La famiglia Arslanian possiede una villa in campagna, la Masseria delle Allodole, che Sempad prepara sontuosamente per il ritorno del fratello Yerwant. La rimpatriata, però, non avverrà mai. Alla masseria i turchi raduneranno tutti i maschi della famiglia, inclusi i bambini, e qui li massacreranno. Solo le donne e le bambine si salveranno, ma a che prezzo?
Nella seconda parte, infatti, seguiamo le donne, tra cui la moglie e le figlie di Sempad, durante la deportazione: un interminabile esodo, una marcia forzata, messa in atto dai turchi, attraverso il deserto siriano fino ad Aleppo con un solo ed unico scopo, ossia lo sterminio del popolo armeno.
Il romanzo si chiude con una speranza, una via di fuga per le figlie di Sempad e per il figlioletto che si salva solo perché vestito da femmina: il coraggio e la forza delle donne tengono in vita i piccoli, permettendo loro la fuga in Italia.
Antonia Arslan racconta in modo avvincente ed emozionante una vicenda atroce, una pagina storica della quale tanti in Italia ignorano l’esistenza, complice il fatto che molti Paesi ancora non hanno riconosciuto ufficialmente il Genocidio degli Armeni, prima fra tutti la Turchia stessa, ma anche gli Stati Uniti e, grande contraddizione, Israele, per citarne solo alcuni.
In tempi come questi, in cui gli armeni di Siria sono costretti ad un ennesimo esodo – questa volta di ritorno in Armenia – e in cui assistiamo a recrudescenze xenofobe, testimonianze e letture come questa sono di importanza inestimabile per la memoria collettiva.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *