RECENSIONE – “Fury”

FuryÈ l’aprile del 1945, la Seconda Guerra Mondiale è agli sgoccioli e gli Alleati stanno dando la spinta finale contro la Germania nazista nel cuore dell’Europa.
Don Collier, detto Wardaddy (Brad Pitt) è un sergente che si è fatto la scorza dura combattendo i tedeschi dall’Africa fino a casa loro. È alla guida di un carro armato Sherman assieme al suo fedele equipaggio: il religioso Boyd “Bible” Swan (Shia LaBoeuf), l’ispanoamericano Trini “Gordo” Garcia (Michael Peña), il macho Grady Travis (Jon Bernthal) e infine il nuovo arrivato, il giovane, inesperto e puro Norman Ellison (Logan Lerman). Ai cinque uomini viene affidata una missione improponibile dietro le linee nemiche: senza speranza, in inferiorità numerica, con scarsi mezzi bellici e, come se non bastasse, con un giovane inesperto e dai buoni sentimenti sul groppone, affrontano una serie di prove assurde fino all’ultima che farà di loro degli eroi.
Il film, girato tra l’Oxfordshire e l’Hertfordshire, è un dramma molto cupo sulla Seconda Guerra Mondiale e, in particolare, dipinge con grande effetto il caos e l’orrore delle sue ultime battute nella Germania nazista prossima alla capitolazione.
Per chi ama i film bellici, Fury è l’ideale: sposa sia lo stile di un vecchio film di guerra mettendo in scena le emozioni di cinque maschiacci mentre rischiano continuamente la pelle e lo stile moderno del film di guerra post Salvate il Soldato Ryan, che non lesina sulle scene truculente.
La caratterizzazione dei personaggi è un po’ superficiale: come il giovane Norman che non vuole uccidere perché ha ancora il cuore pieno di sentimenti puri ma, quando la ragazza che conosceva da qualche ora, e con la quale aveva avuto un fugace incontro amoroso, rimane sotto le macerie, si trasforma in un carnefice di nazisti al grido di frasi come “nazista bastardo, fottiti!”. O come Wardaddy, segnato dentro e fuori dalla guerra, innamorato dei suoi uomini ma soprattutto del suo carro armato che chiama “casa”, e il cui unico scopo è far fuori più divise naziste possibili, anche quando ad indossarle sono dei bambini (si sa che durante le ultime battute della Seconda Guerra Mondiale, Hitler aveva chiamato alle armi chiunque, uomini, donne, bambini e bambine).
In realtà, la sensazione è che i personaggi, come anche la credibilità del superamento di certe imprese da parte dei nostri cinque uomini, siano secondarie all’azione e alla sua spettacolarità che, almeno secondo l’avviso di chi scrive, è la vera protagonista di questa pellicola, che tuttavia rimane emozionante e coinvolgente, questo è innegabile.
Una menzione particolare per i titoli di coda: semplicemente bellissimi! Inquietanti immagini di repertorio della Germania nazista e della Seconda Guerra Mondiale, accompagnante dalla musica, altrettanto angosciante e con un che di demoniaco, di Steven Price.

Wardaddy: «Gli ideali sono pacifici, la storia è violenta.»






“Fury” (guerra/drammatico, USA, 2014) di David Ayer. Con Brad Pitt, Shia LaBoeuf, Logan Lerman, Michael Peña, Jon Bernthal, Jason Isaacs, Scott Eastwood, Jim Parrack, Brad William Henke, Jonathan Bailey, Branko Tomovic, Marek Oravec, James Henri, Laurence Spellman, Kevin Vance, Adam Ganne, Sam Allen. Produzione: Le Grisbi Productions, Huayi Brothers Media, QED International.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

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