RECENSIONE – “American Sniper”

American Sniper - Clint Eastwood
 
In barba ai suoi quasi 85 anni, Clint Eastwood ci regala nel 2014 non uno, bensì due film: dopo Jersey Boys è la volta di American Sniper.
Basato sull’autobiografia che porta lo stesso titolo, il film racconta di Chris Kyle, il cecchino più letale dei Navy Seals, la marina militare statunitense, cui sono attribuite 160 uccisioni.
L’inizio è subito ad alta tensione: sui tetti di Fallujah, Kyle (Bradley Cooper) ha nel mirino una donna e il proprio bambino, sospettati di nascondere una granata. Sparare o non sparare? La scena si interrompe ed ha inizio una digressione. Prima vediamo un frammento dell’infanzia di Kyle, cresciuto col fratello in una famiglia conservatrice, con un padre autoritario che, oltre ad insegnare al figlio a “fermare un cuore che batte”, inculca in lui l’idea che il genere umano si divida in tre categorie: lupi, pecore e cani da pastore. Questa mentalità non lo lascerà mai e Kyle si sentirà sempre un cane pastore che uccide per il Bene. La digressione si chiude quando Kyle, trentenne, decide di abbandonare il mondo dei rodei per arruolarsi nei Navy Seals. È così che torniamo sui tetti di Fallujah; da questo momento il film alternerà le spedizioni in Iraq (in tutto 4 per Kyle) e i periodi di congedo a casa con la moglie Taya (Sienna Miller) e i due figli.
Tralasciando tutte le polemiche che un film come questo può suscitare, non si piò negare che si tratti di una pellicola contro la guerra. È vero che Eastwood celebra l’incredibile abilità da cecchino di Kyle, ma d’altro canto mette in mostra gli effetti dolorosi e devastanti che la guerra ha su chi torna portando i segni della battaglia sul corpo e su chi, pur tornando indenne, non torna mai realmente. È questo il caso di Kyle, allegro e socievole con i compagni della marina al fronte ma distante e costantemente immerso in una sorta di catatonia con la moglie: perseguitato dal pensiero costante di quei compagni che non è riuscito a proteggere, Kyle rivive la guerra in ogni momento nella propria mente.
Il film ha un ritmo serratissimo e per tutta la sua durata (oltre le due ore) non dà un attimo di respiro, nemmeno quando segue Kyle a casa, durante il percorso di riabilitazione per superare i traumi della guerra, fino al finale straziante e assurdo.
Un film duro, ennesimo grande lavoro di Eastwood, maestro nel porci di fronte a storie importanti che mettono a disagio e che impongono una riflessione.
Il film è in lizza per l’Oscar in diverse categorie: Miglior Film, Migliore Attore Protagonista, Migliore Sceneggiatura Non Originale, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro e Miglior Montaggio.

Chris: «La gente mi dice che ho salvato centinaia e centinaia di persone. Ma devo dirti che non sono le persone che hai salvato che ricordi, sono quelle che non sei riuscito a salvare. Queste sono quelle di cui parli, queste sono le facce e le situazioni che rimangono con te per sempre.»



“American Sniper” (USA, biografico – drammatico – guerra, 2014) di Clint Eastwood, con Bradley Cooper, Sienna Miller, Kyle Gallner, Max Charles, Luke Grimes, Sam Jaeger, Jake McDorman, Cory Hardrict, Navid Negahban, Brian Hallisay, Eric Close, Eric Ladin, Keir O’Donnell, Jonathan Groff, Luis Jose Lopez.
Distribuzione: Warner Bros.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

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