RECENSIONE – “24 ore nella vita di una donna”

24 ore nella vita di una donna, di Zweig StefanIn questo salto nel passato che ci porta al 1927, il romanziere austriaco Stefan Zweig ci narra le azioni di una vedova inglese di mezz’età e del suo casuale incontro con un diplomatico polacco.
Pubblicata per la prima volta solamente nel 1944, quindi dopo la morte dell’autore, la novella vuole descrivere, attraverso i personaggi coinvolti, l’irrefrenabile attrazione che si può provare verso chi manifesta l’assenza completa di speranza o di fiducia nel futuro.
Infatti, una delle principali caratteristiche del giovane diplomatico è la sua dipendenza dalle sale da gioco, e quando la protagonista ne rimane catturata, difficilmente può sfuggirvi. Questo perché entrambi i personaggi hanno un’ossessione: la vedova vuole sfuggire alla monotonia del suo paese di provenienza, e vuole quindi stravolgere la sua esistenza con una follia fuori programma, mentre il diplomatico ha un suo tormento personale che va a sfociare nell’incontenibile voglia di giocarsi il denaro ed il futuro.
In qualche modo, la signora è elettrizzata dalla situazione che le si presenta, e vuole approfittare di ciò che il destino le vuole offrire. Al contempo, è commossa dallo spirito di negatività che circonda il giovane ogni qualvolta egli rimane deluso dalla sala da gioco di Montecarlo.
Cerca quindi di risollevarlo proponendosi come alternativa a quel gioco, e forse sperando di diventare lei stessa la sua nuova ossessione. Il loro rapporto, se così si può definire, è in realtà mosso solamente da bisogni egoistici e che poco hanno a vedere con l’amore. Non è la storia di un colpo di fulmine e, seppure la passione fra i due non sia latente, anch’essa di dimostrerà effimera e pronta a sgretolarsi così come s’è venuta a creare.

In queste poche pagine di lettura, trapela una critica nei confronti della società, nella incapacità di potersi fidare completamente del prossimo. Il lettore, infatti, segue le decisioni della donna protagonista chiedendosi in continuazione se ella abbia, o meno, fatto la scelta giusta. Come fidarsi di chi si è appena conosciuto? Ciò che ella vuole offrire al suo incontro è veramente ciò che lei stessa cerca? E, soprattutto, come potrà schermarsi da possibili conseguenze emotive?
Ma la domanda più importante è: cosa rimane dopo queste 24 ore? Zweig se l’è forse chiesto, e ci mostra che cosa significa aprire una parentesi senza avere la forza di chiuderla. Egli è sublime nella narrazione, che scorre ed incanta senza annoiare mai.

Alessio Fabbri

Sono Alessio. Laureato in Lingue e Letterature Straniere, sono appassionato del mio lavoro di insegnante di Lingua Inglese, così come di ricerche storiche e genealogiche. La mia altra grande passione sono i libri, preferendo i classici dell'epoca modernista e tutto ciò che proviene dall'area anglo-americana. Sono autore de "La Magiara", romanzo edito da Sillabe di Sale (2015).

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