Pro Fide, pro utilitate hominum – Parte I: Perché?

Rieccomi qui, salve a tutti.
Questa volta il nostro strano viaggio nel tempo, procedendo a balzelloni, abbandona la mia amata Ferrara, almeno agli inizi del suo percorso.
Nell’Argomento che intendo trattare, ve lo dico apertamente, sarò ancora meno imparziale di quando parlo (secondo alcuni straparlo…) di Ferrara.
Parleremo di un “Fenomeno Storico” irripetibile e mai più eguagliato nei secoli seguenti, di uno “Scopo Assoluto”, nobile e romantico al tempo stesso, ma soprattutto di Uomini eccezionali che seppero concretizzarlo.
Per questi Uomini ho una totale, incondizionata ed acritica ammirazione.
Nel mio pensiero personale, e cercherò di renderlo manifesto a chiunque vorrà seguirmi in questo percorso, Essi hanno consentito e condotto per mano l’evoluzione dell’Europa, così che, partendo da un insieme di personalità cementate solo dalla forza di chi governava questa o quella Nazione, ma sempre pronte a ritornare ai propri miseri personalismi appena possibile, diventarono un Popolo, suddiviso in tante Nazioni, ma unito e coeso negli Ideali e nelle Azioni.
A qualcuno ricorda qualcosa…?
E’ un argomento importante, coinvolge politica e religione, arte e Ars Belli, e soprattutto il Genere Umano, o almeno la parte di esso che viveva e tuttora vive in Europa.
Tanta carne al fuoco, ma è ora di svelare almeno il nostro Argomento, anche se i più accorti si saranno già resi conto che lo strano titolo della serie è il motto di un antico Ordine Monastico-Cavalleresco medievale:
I Cavalieri dell’Ordine dell’Ospitale di San Giovanni di Gerusalemme
Ovvero
Ordo militiae Sancti Johannis Baptistae Hospitalis Hierosolymitani.
Eccoli qui, i Diavoli Neri, il terrore dei musulmani, le truppe d’elite del grande Esercito Crociato.
In una frase, tratta dalla sua orazione più famosa, la “De Laude Novae Militiae” San Bernardo da Chiaravalle, monaco ed abate Cistercense, Ordine da cui nasceranno di lì a poco i Cavalieri Templari, spiega, in maniera magistrale, chi erano i neonati Cavalieri di San Giovanni:
«Da qualche tempo si diffonde la notizia che un nuovo genere di Cavalleria è apparso nel mondo: questi Cavalieri sono più miti degli agnelli ed al tempo stesso più feroci dei leoni, al punto che dubito se sia meglio chiamarli Monaci o piuttosto Cavalieri.»
Tutti conoscono, o almeno hanno sentito parlare, dei Cavalieri Templari, ossia dei Pauperes commilitones Christi templique Salomonis, ma questi sono solo una delle facce del meraviglioso diamante che costituisce il Mondo Monastico-Cavalleresco. E nemmeno quella più importante!
Essi cronologicamente nascono qualche decennio dopo rispetto ai Cavalieri Ospitalieri, ed anche se questa non è, certamente, una gara, tuttavia il primato ha un senso molto profondo: quello di aver dato il «La» ed avere omologato un concetto nuovo ed estensivo della Vita Monastica. Da questo momento infatti, oltre al fondamentale aiuto spirituale ai cristiani nel momento del bisogno, gli Ordini Monastici comprendono la necessità di fornire loro, anche, un aiuto materiale, come diremmo oggi “a 360 gradi”.
La fama soverchiante dei Cavalieri Templari deriva da un certo alone di mistero e di magia che certa letteratura e certa cinematografia, più attenta al botteghino che alla realtà storica, gli ha consegnato. Insomma, un Ordine pieno di dignità (e contraddizioni), dedito forse troppo ai beni terreni e meno allo scopo che lo generò, comunque, immeritatamente, ridotto all’impietoso ed immeritato stato di star hollywoodiane, traghettate ai nostri giorni con l’immagine che il nostro immaginario gli ha tailorizzato addosso.
Essi erano, nella realtà dei fatti, come i loro Confratelli di altri Ordini, dei seri professionisti e dei nobili Monaci che, ispirati dalla Dottrina Cistercense propugnata da San Bernardo di Chiaravalle, si sono instancabilmente ed eroicamente immolati per mantenere sicuri i Regni Cristiani d’Oltremare (l’Outre Mer), collaborando e sostenendo i Confratelli di altri Ordini.
Mentre i Cavalieri Ospitalieri, per il colore della loro “uniforme da battaglia” venivano soprannominati dagli infedeli “Diavoli Neri”, i Cavalieri Templari venivano, per lo stesso motivo, chiamati “Diavoli Bianchi”.
Dunque, una prima considerazione: i nostri Ordini avevano una “uniforme da battaglia”.
Dopo le “mitiche” Legioni Romane, è il primo esempio che si presenta nella Storia che ci consente di apprezzare qualcosa che, per noi, è normale. Così come noi, oggi, possiamo immediatamente identificare un agente di Polizia da un Vigile Urbano o da un Carabiniere, grazie alle loro differenti uniformi, a quei tempi l’abito monacale identificava con certezza e pari immediatezza un Cavaliere Ospitaliere da un Templare e rendeva manifesta la loro rassicurante presenza a chiunque nei paraggi.
In un’epoca in cui ognuno doveva provvedere da se al proprio abbigliamento/equipaggiamento militare, cavalli inclusi, a seconda delle proprie “voglie” e, soprattutto, disponibilità economiche, gli Ordini Monastico–Cavallereschi anticiparono i tempi di almeno cinque secoli: bisognerà, infatti, attendere l’Esercito Napoleonico per rivedere qualcosa di analogo.
L’Ordine forniva al Cavaliere tutto ciò che gli necessitava: abbigliamento, apparecchiamento personale e del cavallo (ossia armi, armatura, finimenti, ecc.), alloggio, vitto, secondo la Regola Monastica, cure e tutto quanto potesse loro servire quotidianamente.
Senza voler scrivere un trattato militare, è intuitivo che scendere in battaglia vestiti esattamente come i propri Commilitoni, o meglio Confratelli, oltre a facilitare la reciproca identificazione nel caos della battaglia, favorisce quel senso comunitario (ed un poco elitario) già presente in un Ordine Monastico, fondendo personalità forti, ma indipendenti, in un tutt’uno più forte delle sue singole parti, cosa altresì favorita anche dalla vita monastica comune.
Il fatto che alcuni dei guerrieri più feroci e spietati della storia, ossia i saraceni, chiamassero “Diavoli” i Cavalieri-Monaci, spiega, da sola, l’abilità in combattimento dei Monaci e l’efficacia, tra gli altri fattori, di queste scelte.
Ho ritenuto opportuno questo riferimento ai Cavalieri Templari, degni e noti rappresentanti degli Ordini Monastico-Cavallereschi, ma nel prossimo articolo torneremo ad occuparci dei meno famosi ma non per questo meno interessanti Cavalieri Ospitalieri… non perdetevi dunque il nostro appuntamento la settimana prossima!

Mauro Chiapatti

Mauro Chiapatti

Mi chiamo Mauro, faccio un lavoro che mi piace (il Tecnico di Radiologia), che ho scelto e voluto e di cui sono, anche, fiero. La mia passione per la storia, in particolare per il Medioevo, mi ha portato ad approfondirne la conoscenza e l'attiva partecipazione alle attività del Palio mi ha consentito e mi consente di "riviverne" certi aspetti.

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