«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere occhi nuovi».
Marcel Proust
Ricordo quando ho cominciato a guardare con occhi nuovi il cielo notturno.
Era l’aprile del 1997 e ci stava facendo visita l’indimenticabile cometa Hale-Bopp, così luminosa da essere ben visibile ad occhio nudo. Era una primavera dolce, dalle serate tiepide e profumate: io uscivo in giardino dopo cena, insieme a mia madre, e stavamo lì ad ammirarla, sospesa sopra le cime dei nostri abeti. La guardavamo e ci dicevamo “che cosa immensa!”
Mi scoppiò un improvviso amore folle per i misteri del cosmo. In realtà mi aveva sempre affascinata, ma ora volevo davvero imparare. Così tanto che un’amica, sfinita dalle mie chiacchiere, mi regalò un manuale per osservare le stelle.
Trascorsi un’intera estate con il naso all’insù e quante meraviglie inaspettate mi si rivelarono!
I colori delle stelle, per esempio… Non mi ero mai resa conto che fossero colorate! Antares e Betelgeuse sono rosse, Rigel azzurra, Aldebaran rosa… E quei nomi, quelle vie tracciate nel buio, quelle distanze.
Quello era l’anno dei miei venticinque anni e scoprii che Vega, nella costellazione della Lira, dista da noi venticinque anni luce: così quell’estate la vidi com’era alla mia nascita. Il tempo che la sua luce aveva impiegato a giungere fino a noi era stato il tempo della mia vita fino a quel momento.
La mia vita, con tutto quello che avevo imparato e quello che avevo perso, le speranze, i sogni, le lacrime, le risate, le persone. Tutto nel viaggio della luce di una stella attraverso lo spazio.
Pensarci spaventa. Sgomenta. E aiuta.
Mentre la luce delle stelle viaggia, noi viviamo.
Siamo forse poca cosa rispetto alla vastità dell’universo, ma nella luce di una stella ci sono le nostre storie.
