Nel calice: Ceci

ceciIn ambito mangereccio, io sono per la scoperta e la sperimentazione selvaggia.
Quando cucino per mio diletto, sono pochissime le volte in cui rifaccio una ricetta collaudata; anche quando ho ospiti a cena, mi piace l’idea di propinare sottoporre alle mie cavie ai miei invitati piatti nuovi e particolari, che mi diverto a studiare e realizzare.
Raramente torno nei ristoranti in cui son già stata, anche se ho mangiato divinamente; la curiosità di scoprire qualcosa di nuovo è sempre più forte.

In ambito bevereccio sono invece più prudente.
Certo, mi piace conoscere vini nuovi e non mi tiro mai indietro di fronte alla possibilità di scoprire nuove cantine, ma per le cene importanti, al ristorante o a casa, preferisco andare sul sicuro ed affidarmi alla vecchia e rassicurante lista meticolosamente stilata in questi anni di trincate assaggi e degustazioni.

Tutta questa pappardella, per arrivare a dirvi che il vino di oggi, in questa famosa lista, rientra eccome.

Un Lambrusco di colore scurissimo, che mi piace portare in tavola quando organizzo cene a base di pinzini* e Zia** e mi serve un vino che tenga loro testa.

A lui la parola!

Nome:

Otello.

Come il protagonista dell’omonimo romanzo shakesperiano?

Può darsi. Forse perché sono scuro come lui e altrettanto passionale?

Ride, tra un gorgoglio di bollicine, NdR.

In realtà il mio nome è un omaggio ad Otello Ceci, da cui è partita l’idea, negli anni ‘40, di puntare sul Lambrusco. Il mio omonimo aveva un osteria, a Parma, la cui specialità erano i salumi locali e il Lambrusco, servito in scodelle.

Otello si era reso conto che i clienti gradivano assai questo tipo di vino, profumato e frizzantino, e con l’aiuto dei figli decise di concentrarsi sulla sua produzione … E, dopo anni di lavoro e sperimentazione, sono nato io!

Anno di nascita:

Il primo Otello “Oro Nero di Lambrusco” è nato nel 2003.

Provenienza:

Emilia Romagna, più precisamente Parma.

Origini:

Faccio parte della famiglia del Lambrusco, un vitigno molto antico, già presente in epoca romana (anche Virgilio, nella sua Quinta Bucolica, parla del Lambrusca Vitis riferendosi ad un vitigno selvatico, che produceva frutti dal gusto aspro).
Questo vitigno comprende diverse varietà, tutte a bacca nera, coltivate per lo più in Emilia Romagna, nelle province di Modena, Parma e ReggioEmilia: Lambrusco di Sorbara, Grasparossa, Maestri, Marani, Salamino. Io appartengo al vitigno Maestri.

Raccontaci qualcosa di te.

Vi dico qualcosa di più sul mio percorso “formativo”.

Partiamo dalla vendemmia, che avviene i primi giorni di ottobre: il mosto, ottenuto con pigiatura soffice, viene lasciato macerare con le bucce per una settimana; grazie a questa fase acquisisco i profumi e i colori che mi contraddistinguono. Il brio mi viene conferito con il metodo Charmat, ovvero la fermentazione in autoclave, che dura 3 mesi.
Trascorso questo tempo vengo filtrato e imbottigliato.

Segni particolari:

Il mio color melanzana, la bollicina piccola al sapore di mora e la spuma purpurea.

Descriviti un po’. All’occhio:

Nero come la notte, con sfumature violacee e spuma color prugna.

Al naso:

Una macedonia di frutti neri, con qualche petalo di viola e ciclamino.

In bocca:

Morbido, sensuale, amabile grazie al residuo zuccherino elevato.

Ami stare in compagnia di:

Una tigella casereccia farcita con crudo di Parma e un velo di pesto modenese (ottenuto con lardo, rosmarino e aglio).

Un aneddoto da raccontarci.

Come tutti Lambruschi, sono un vino molto amato all’estero. Sapete che il Lambrusco che veniva importato in America negli anni ‘80 (ahimè, erano anni bui per il Lambrusco, di qualità nettamente inferiore rispetto allo standard attuale) veniva venduto in lattina e chiamato Red cola, per il carattere amabile e frizzantino?

Premi e riconoscimenti:

Ce ne sono stati tanti; vi dico quelli che ricordo con più piacere.
Nel 2009 ho ottenuto per la prima volta i 5 grappoli nella guida dell’AIS; un risultato di cui vado parecchio fiero dal momento che non era mai successo che l’Associazione Italiana Sommelier conferisse il massimo punteggio ad un rosso ottenuto da uve lambrusco. Quest’anno ho raggiunto questo risultato per il settimo anno consecutivo.
E’ stata una bella soddisfazione anche l’aver vinto l’Oscar del vino, come vino più innovativo d’Italia, nel 2012.
Poi, tra i premi più freschi c’è, quest’anno, la Gran Medaglia d’oro al concorso enologico del Vinitaly.

Temperatura di servizio:

Ufficialmente 10 gradi, ma se siete disposti a seguire un consiglio, fate scendere ulteriormente la temperatura; il freddo esalterà la mia piacevolezza. Sapete che ho un gemello, OtelloN’Ice, che va obbligatoriamente servito col ghiaccio?

Gradazione:

Undici gradi.

Quanto ci costi:

Nonostante i premi non mi sono montato la testa: il prezzo per la classica bottiglia da 0,75 è inferiore ai 10 euro (si aggira sui 7-8 €).

Dicono di te:

«Sullo scroscio di applausi ricevuti da Alessandro Ceci al momento dell’Oscar per l’innovazione, il compositore John Cage avrebbe scritto un’opera. Ceci ha rivoluzionato il concetto di Lambrusco, non solo in Italia ma soprattutto nell’America di Cage, dove è riuscito ad affrancarsi dall’idea di vino sempliciotto, venduto anche in lattina. Oggi la cantina declina in tantissime versioni l’aromaticità espressiva del vitigno, ben curando il packaging, per dare un forte messaggio: il Lambrusco è un grande vino! Porpora brillante, l’Otello cattura con toni di ribes, mirtilli e fragoline, incorniciati da fiori rossi e folate di menta. Cremosa morbidezza, interrotta da una fresca acidità.» (Bibenda).

*per i non ferraresi: potrei stare a spiegarvi che i pinzini sono a base pasta lievitata e fritta, ma sarebbe riduttivo; se volete capire cosa sono venite a Ferrara, andate a ???e ordinateli e fate la loro conoscenza; basterà questa per ripagarvi dal viaggio.

** altra perla ferrarese, un salume con un quantitativo d’aglio sufficiente a sterminare tutti i personaggi della saga di Twilight.

Caterina Scaramagli

Mi chiamo Caterina e ho una laurea in Comunicazione. Da bambina passavo le mie giornate in cucina a giocare, sperimentare e sporcare. Durante gli studi universitari ho frequentato l’istituto alberghiero serale e ho avuto la fortuna di poter trasformare questa passione in un lavoro. Oggi sperimento, gioco e sporco come allora.

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