MOMENTI DI TERRORE ASSOLUTO: parte II

meshuggah-1Continua questo terribile momento di terrore assoluto e ci spingiamo sempre più in fondo al nostro percorso nei gironi di Helvete (no, ok, ormai non riuscirà nessuno ad estirparlo dal mio materiale biologico cranico), più semplicemente detti gironi infernali.

Introduco con gran piacere, misto a una sincera sensazione di ansia, i Meshuggah: ve l’ho detto che la Svezia è un posticino interessante. Il gruppo è attivo dal 1987 e sinceramente spacca (sono moderna) ancora oggi. Tecnicamente impeccabili, pietre miliari del metal e di tutto ciò che al momento mi sta terrorizzando. Ecco, illuminazione da frigo (nel senso, ero davanti al frigo): come faremmo a vivere senza ciò che ci terrorizza? Personalmente mi troverei col settanta per cento di ciò che mi intriga, totalmente sgretolato. Eppure, recentemente, mi è capitato di affrontare una delle cose che più mi spaventavano in vita mia: l’ospedale. No, non ho avuto problemi di salute, ma mi sono confrontata con questo luogo cercando di guardare dritto e senza indugi ciò che là dentro purtroppo alloggia: il dolore. E’ una delle cose che temo di più, su me stessa, e che poco sopporto sugli altri. Come ho fatto a superare brillantemente il quibus? L’ho contestualizzato, mi sono guardata attorno e ho scoperto cose. Soprattutto non è venuta meno la mia convinzione che nulla esiste senza il suo contrario: l’ospedale è anche luogo di emozioni positive, oso dire gioia. Certo, dipende dal reparto. Comunque, non esibisco la mia capacità di adattamento che voglio dire… vorrei solo osservare che le paure servono per animarci un po’ la vita nel tentativo di sconfiggerle. A volte ci si riesce, altre volte rimangono ansia. Forse ho posto un esempio un po’ pesante, ci sono paure molto più semplici e meno intricate da vincere. Ma ero davvero davanti al frigo e così… no, ho finito la maionese e poi ho la visita dalla dietologa: disastro in vista, pazienza.

I miei pensieri stasera viaggiano come ombre negli angoli pronte a rintanarsi negli armadi (ma non faccio molto Nightmare Before Christmas?) e perciò, in tutta sincerità, sospiro nell’elencare gli interminabili successi dei Meshuggah. Che tra l’altro, hanno sofferto un po’ nel trovare un bassista sufficientemente coraggioso da rimanere tanto a lungo e tra una piccola modifica alla formazione e l’altra sfornano comunque sette album da studio, che se consideriamo la longevità della band, non sono moltissimi. Aggiungerei che hanno senza dubbio puntato alla qualità, lasciando un marchio indelebile su parecchi gruppi che ancora oggi tentano di raggiungerne il livello. Quindi… me la evito e torno sulla questione paure. Le paure hanno quella grandissima capacità di rovinarci l’esistenza se ne perdiamo il controllo, diventando anche delle manie piuttosto assurde. Le paure possono generare a loro volta paure: vi siete mai seduti su un divano ricoperto dal cellophane dell’imballaggio lasciato per proteggerlo dal caffè che vi hanno gentilmente offerto e che tremate all’idea di rovesciare? Perché? Perché il caffè scorrerebbe sulla superfice liscia della plastica di protezione e finirebbe dritto sotto le mie chiappe e macchierebbe i pantaloni. Perciò qui nasce una sfida: o il tuo divano o i miei pantaloni. Grazie, rinuncio al caffè.

meshuggah-2Ma sono turbe da poco se penso al rapporto tormentato che i Meshuggah hanno avuto con il music business: come molti precursori che saggiamente scalpitano per affermare le proprie idee e uscendone vincenti. Ciò che noto in queste menti determinate e musicalmente dotate, è l’immagine chiaramente terribile, cattiva e spaventosa: perché me li immagino la sera con una tazza di tisana davanti a un camino a leggere favole? Ok, magari esagero, trincano della gran birra, ma in fondo, hanno espressioni buone, di gente soddisfatta: si sfogano, secondo me. Anzi, si divertono davvero tanto, alla faccia di chi deve far rimbalzare agli onori della cronaca vestiti discinti e storie d’amore improbabili. Mi chiedo: perché quest’anno ce l’ho così tanto con qualcuno/qualcosa? Non va bene, questo proprio non va bene e perciò vi comunico che potrebbe capitare che mi faccia ispirare da questi ritmi di heavy/death/trash metal. Potrei diventare un incubo io stessa… chi può dirlo? Magari per qualcuno lo sono già! Non si può piacere a tutti!

Ora che siamo tutti belli terrorizzati anche per questa settimana, vi piazzo un bellissimo pezzo accompagnato da un video davvero suggestivo: Bleed, anno 2008 album ObZen, un nome un programma e relativo tour mondiale.

Alla prossima puntata!



Immagini: www.allmusic.com|www.metalinjection.net

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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