Meteore: il tempo

Il tempo, questo amico o nemico (a seconda dei punti di vista) che viene, passa e se ne va. Chi ce lo da, il tempo? Come lo spendiamo? Passa veloce o lento? Lo stiamo spendendo bene oppure no? Ognuno ha la sua risposta. Anche Patrick Hernandez avrà le sue risposte. Certo è che i suoi quindici minuti di celebrità devono ancora terminare visto l’indimenticabile ed, effettivamente, indimenticato successo Born to be alive che ancora riesce a scatenare anche i ballerini meno ballerini che esistano su questo pianeta e oltre. Ok, forse sto esagerando, ma forse anche no, tuttavia questa è una meteora che ha colpito l’umanità alla fine degli anni 70, con un video anche piuttosto triste (ma è la mia opinione). Sicchè mi sono chiesta quale altro brano indimenticabile avesse sfoderato quest’uomo nato nel 1949 in quel del territorio francese: non ho trovato molto, benché altri lavori abbiano visto la luce dal suo talento: Back to boogie, Show me the way you kiss, You turn me on, Goodbye e anche vari duetti, anche in lingua francese. Sicuramente una storia di questo tipo, ti fa chiedere se un momento è meglio viverlo o non conoscerlo proprio. E forse mi da anche la risposta: Born to be alive, nati per essere vivi, insomma che non ti puoi scegliere ciò che ti accade, ma puoi scegliere come affrontarlo. Essere vivi non è sempre facile, soprattutto quando raggiungi certe vette per poi assestarti su un piano con meno vista panoramica. Mi piacerebbe chiedere se domina più un sentimento di delusione o sollievo. Insomma, che il tempo senza dubbio dà risposte a patto che ti sappia porre delle domande. Questo è curioso, il tempo domina ma la partita te la devi giocare da solo. Lui ti chiude porte, a te capire quale chiave serve per aprirle: pazienza, amore, rabbia, incazzature, tempismo, e che altro. Ma le porte vengono anche aperte e tu ti ritrovi a pensare che il tempo aggiusta le cose: io mi sono già persa. Personalmente sono per buttarsi a capofitto nella propria avventura senza chiedersene troppo il senso. In questo sposo pienamente la prima strofa di Born to be alive, in cui BORN è pronunciato per esplodere e ci si chiede perché le persone abbiano il bisogno di giustificare la propria esistenza. Per la serie, scegliamo una carta che ci viene piazzata sul tappeto verde e giochiamola. Possibile che ne venga un poker, una scala reale o proprio un bel niente e bisogna quindi aspettare la mano successiva. Nella seconda strofa parla del tempo che sta dalla sua parte mentre cammina per la strada con una valigia e una chitarra per una passione pronta ad invadere i suoi pensieri, pensieri di una mente che non si piega evidentemente alla ripetizione delle stesse azioni giorno dopo giorno. La perseveranza è una qualità che ci aiuta nel raggiungere i nostri obiettivi ma presuppone, insieme alla dedizione, anche una certa elasticità, perché gli ostacoli spingono a trovare soluzioni, cambi di rotta inaspettati e non sempre su sentieri proprio comodi. Detto questo, ammiro Hernandez che canta tutto questo con un bastone in mano (sarà solo un tocco in più all’immagine?) e si muove sinuoso sul ritmo incalzante di questo pezzo che è secondo me una stella mai spenta nel cielo (come sono poetica). Ne ammiro la timbrica che personalmente trovo molto accattivante. Ne ammiro l’aver saputo catturare un momento in cui musica, ritmo e parole si sono calzate a pennello. E sicuramente troverò un momento nella mia esistenza per imitarlo. Anch’io vorrei cantare Born to be alive con un bastone in mano. Sì, è una minaccia, e si avvererà. Ma magari aggiungerò un tocco personale ed userò un ombrello. E magari potrebbe anche piovere, così poi potrebbe spuntare l’arcobaleno. L’importante è crederci.
Usare il nostro tempo non è quindi impresa semplice se non si prendono le cose un pochino per ciò che sono senza farsene travolgere. Certo i momenti difficili sembrano interminabili e sono quelli in cui nemmeno una risata riesce ad alleggerire il cuore. Come si fa a conservare la lucidità necessaria? Non saprei, forse seguendo l’istinto. Il mio istinto mi ha fatto sbagliare ma anche riparare gli errori. Il tempo è la ricchezza più preziosa che abbiamo: non sarà mai sprecato. Anche quando ti impalli e ti sembra di non combinare nulla, prima o poi si ricomincia e ci si rende conto che anche quel vuoto servirà a ricordarci di non crearne ancora. Intanto sappiamo che siamo vivi, non sappiamo fino a quando e nel frattempo… guardiamoci attorno e troviamo un trampolino da cui spiccare un bel salto e chissà.



[Immagini: youtube.com | Photofeatures.com]

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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