Maurizio Sarri, il Normal One

Giacca, cravatta, barba ben curata e capelli pettinati con un filo di gel. La cura dell’immagine come segno di professionalità è ormai divenuta uno standard comune agli allenatori delle più importanti squadre italiane ed europee. Figure e volti noti di personaggi che, con maggiore o minore fortuna nella loro carriera da calciatori, hanno scelto ad un certo punto della loro vita di ripiegare in un cassetto gli abiti sportivi per indossare più eleganti completi in maniche di camicia dietro una scrivania o in panchina, pronti per ben figurare sui giornali o nelle interviste in diretta tv.

È bizzarro pensare alla storia di chi per arrivare su una delle panchine più prestigiose della Serie A italiana ha compiuto esattamente il percorso inverso, rinunciando a quella giacca che il suo lavoro da impiegato in banca già gli aveva messo addosso, per indossare una tuta e inseguire il suo sogno: fare del calcio, la sua più grande passione, un vero e proprio lavoro.

Maurizio Sarri nasce il 10 gennaio 1959 a Napoli, figlio di operai toscani trasferitisi nel capoluogo campano per lavorare negli stabilimenti Italsider di Bagnoli; cresce però in toscana a Figline Valdarno, suo vero paese di origine, e abbina alla sua modesta attività da calciatore dilettante prima e allenatore poi, un lavoro come dirigente per la banca Montepaschi.

Siamo nel 1999: il quarantenne Sarri allena il Tegoleto, squadra del campionato di eccellenza toscano. Sono serviti 10 anni per raggiungere questo livello, dopo le esperienze in seconda categoria, prima categoria e promozione. È in questo momento che, contro ogni logica, decide di abbandonare il suo posto di lavoro per dedicarsi esclusivamente al calcio, auspicando che questo possa diventare la sua principale fonte di reddito.

Nel 2000 è scelto dalla Sansovino, che porta dall’Eccellenza alla serie C2 in soli tre anni. Arriva poi la chiamata della Sangiovannese, che viene sotto la sua guida viene promossa dalla C2 alla C1, dove nel campionato seguente ottiene un ottimo piazzamento. La carriera di Sarri fa passi da gigante e i risultati arrivano con costanza. Dimessosi dalla Sangiovannese è il Pescara, in serie B, ad affidargli la guida tecnica della squadra. Da qui inizia un percorso difficile, di cambi di panchine tra la serie B e la Lega Pro (Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento), fino alla vera svolta della sua carriera: Empoli. Nel 2012 guida della squadra toscana in serie B e dopo un avvio di campionato difficile, riesce a conquistare addirittura i play off, sfiorando una clamorosa promozione in serie A. Le porte della massima serie però non tardano ad aprirsi: rinnovato il contratto con l’Empoli, nel 2013 la squadra di Sarri arriva al secondo posto e viene promossa in Serie A.

L’organico per affrontare la massima categoria non sembra adeguato. La squadra toscana ha un budget decisamente ridotto rispetto alle concorrenti, la rosa è formata principalmente da ragazzi giovani o da calciatori più esperti, ma semi-sconosciuti al grande pubblico, che hanno passato gran parte della loro carriera tra serie B e C. Anche l’allenatore, senza alcuna esperienza su un palcoscenico di tale importanza, viene ritenuto non all’altezza. Nell’estate precedente all’inizio del campionato, l’Empoli viene dato per spacciato, condannato ad una quasi certa retrocessione in serie B. I pronostici sembrano avverarsi quando, dopo 5 giornate, la squadra di Sarri ha raccolto appena 3 dei 15 punti a disposizione. Il lavoro e le capacità dell’allenatore iniziano però a dare i loro frutti e ben presto i punti iniziano ad arrivare e la classifica a muoversi. Questa “matricola” inizia a sorprendere non solo per i risultati positivi che inizia a conquistare, ma anche per una qualità di gioco decisamente elevata rispetto alle aspettative. Contro ogni aspettativa l’Empoli si salva agevolmente e il lavoro di Sarri inizia ad essere apprezzato, commentato, studiato.

La notorietà non esalta l’ego Sarri, anzi, ne mette in mostra la grande umiltà. È famoso l’episodio che vede protagonista il mister con un calciatore avversario, il fuoriclasse di fama mondiale Samuel Eto’o, al termine della partita tra Empoli e Sampdoria. Il calciatore camerunense si avvicina a Sarri per complimentarsi per il lavoro svolto e per la qualità del suo calcio, dicendosi onorato di conoscerlo.

Nel video di seguito ecco la simpatica risposta dell’allenatore…

Ottenuti dunque grandi risultati alla guida dell’Empoli, ancora una volta il tecnico decide di mettersi in discussione, liberandosi dal contratto con la squadra toscana(che lo avrebbe tenuto con sé ben volentieri) per aspettare la chiamata di una “big”.

In un’estate di “panchine bollenti” (squadre del calibro di Milan, Fiorentina, Sampdoria, Napoli sono in cerca di un allenatore), il nome di Sarri inizia a circolare con insistenza come candidato per una panchina di lusso.

Prima la Sampdoria si fa avanti con decisione, poi il Milan sembra essere in pole position per affidargli la squadra, salvo poi optare per Sinisa Mihailovic. Numerose le voci di corridoio sui motivi che hanno spinto Berlusconi a non puntare su di lui: Sarri è di sinistra, figlio di operai, rifiuta di indossare la camicia, non ha una buona immagine mediatica per rappresentare un club così blasonato…

Tutti problemi che non si pone invece il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che dopo il biennio di guida tecnica del “professore” Rafa Benitez, ha bisogno di un umile condottiero che sappia trascinare il gruppo e riconquistare la tifoseria, raffreddata dai risultati deludenti dell’ultimo campionato. Maurizio Sarri, nato proprio a Napoli per uno strano scherzo del destino, sembra l’uomo giusto per il progetto del presidente, che si assume il rischio di passare da un tecnico tra i più famosi in Europa a un “perfetto sconosciuto” con la tuta, la barba e la sigaretta sempre in bocca.

Come a Empoli, anche a Napoli la partenza non è delle migliori e l’esperienza di Sarri in panchina sembra essere destinata a durare poche giornate: la società però difende l’allenatore dalle critiche degli scettici e dopo qualche settimana la squadra inizia a giocare bene, a seguirlo tecnicamente e mentalmente. Sarri, cresciuto sui campi di provincia, si trova improvvisamente a insegnare il calcio a giocatori provenienti dal Real Madrid, a Campioni del Mondo, a vincitori di coppe europee e calciatori della nazionale. Forse proprio la sua grinta genuina di chi ha fatto la gavetta per arrivare ad alti livelli, convince i giocatori a seguirlo con grande rispetto e fiducia. Il Napoli infila una serie di vittorie clamorose in Europa e soprattutto in campionato: 5-0 alla Lazio, 2-1 alla Juventus, 2-1 alla Fiorentina, 0-4 contro il Milan a San Siro. La squadra gioca bene, il suo calcio è apprezzato da tutti, addirittura dopo 11 giornate si pensa al gruppo di Sarri tra le favorite per la vittoria finale. Non sappiamo come andrà a finire la sua avventura, ma chi a ha raggiunto traguardi importanti dopo anni di sacrifici non resta che fare un sincero in bocca al lupo, sperando che la favola abbia un lieto fine. E poco importa se Sarri, nonostante a Napoli firmato un contratto a cifre infinitamente più alte di quanto guadagnava a Empoli, percepisce tutt’ora un terzo dello stipendio dei suoi colleghi dei top club italiani. Perché, a chi gli chiedeva se non lo infastidisse questo divario, ha risposto: «Non scherziamo, veramente. Sono figlio di operai, ciò che percepisco basta e avanza. Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto la sera, dopo il lavoro e gratis. Sono fortunato!».

Maurizio Sarri

Francesco Santoro

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