«La scienza del silenzio (…)
solo il fiore e l’insetto la posseggono».
Federico Garçia Lorca
Spesso c’è caos. Fuori, ma anche dentro.
Rumore nell’anima. Pasticcio di pensieri che si sommano, che consumano ossigeno vitale e sporcano la superficie liscia della serenità.
Spesso siamo noi ad inquinarci nel profondo, ostinati, testardi, arroccati solo in una direzione, perché vogliamo che sia l’unica possibile, perché pensiamo di vedere solo una strada, solo una ragione, solo una verità.
E allora l’anima diventa tutta suoni discordanti: acuti e bassi di ansia, scontento, delusione, incomprensione, picchi di gioia temporanea che precipitano in abissi di sconforto, rabbia, rancore.
Le anime piene di rumori sono così, colme di sentimenti che per lo più fanno male. Di emozioni che divorano energia.
Spesso però c’è anche questo: una passeggiata lungo un sentiero isolato, il sole che scende, solo silenzio, la quiete animata degli insetti e dei fiori, la luce dorata che disegna contorni come sul foglio di un dipinto magico e tutto prende un aspetto nuovo, tutto pare riformarsi nella bellezza senza spiegazione. Quel tipo di bellezza che a volte vedi in una camicia stesa ad asciugare gonfiata dal vento. Nel gambo di un fiore che danza con un lieve filo di ragnatela. Nelle acque che si colorano di rosa.
Allora il rumore si attenua. L’anima per un po’ si pulisce.
Forse vediamo un po’ più in là dei muri che ci limitano.
O almeno abbiamo questa possibilità da cogliere.
Ho sempre pensato che l’anima contemplativa si salverà dalle illusioni confusionarie del mondo. In questo senso la natura è sempre ciò di cui avremo bisogno.