«Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo… »
da Madama Butterfly di Giacomo Puccini
Ero una bambina quando ascoltavo con mia madre e mia nonna Un bel dì vedremo, tratta dalla Madama Butterfly di Puccini. Loro la adoravano ed ogni volta, nei punti salienti dell’aria, esclamavano: «Oddio, senti, mi viene freddo!». E, siccome spesso capitava che la ascoltassimo anche in estate, io mi ritrovavo a chiedere: «Ma perché avete freddo? Fa caldo!»
Non potevo ancora capire…
Riuscii a comprendere durante i primi anni dell’adolescenza, quando, ascoltando un brano che mi piaceva molto (ora come ora non ricordo più quale), mi passò un lungo brivido giù per la schiena. Ah, ecco… Questo significava avere freddo!
E rammento un altro momento di quegli anni. Frequentavo le medie ed ero andata a letto presto perché la mattina avevo scuola, mentre mia madre in tv aveva scovato un allestimento della Butterfly. Il giorno dopo mi aveva raccontato di quanto fosse stata bella la scena del coro a bocca chiusa, con la protagonista che si aggirava in un giardino giapponese in fiore perfettamente ricostruito. «Avrei quasi voluto svegliarti», mi disse.
Praticamente vent’anni dopo eccomi ad entrare all’Arena di Verona, in una sera di fine agosto dal cielo coperto. Un sogno che avevamo sempre condiviso, mia madre, mia nonna ed io: assistere alla Butterfly nella magica Arena. Solo che a volte per esaudire i sogni si aspetta troppo… Così all’Arena entro sola. Di mamma e di nonna mi restano un medaglione d’oro a forma di cuore e una fede, appese al mio collo. Sono con me, comunque.
E sentiamo il brivido insieme. Lo sento per loro. Sento per loro le lacrime, che lascio scendere, senza asciugarle. Sento il batticuore in fondo alla gola.
La gente intorno a me mi vede sola, là sulle gradinate, ma non lo sono.
Alla fine, un’amica mi scrive un messaggio: «Sei felice, vero?»
Eh sì…
