Gli artigli del gatto

Questa settimana si conclude piena di buonumore, tante cose positive bollono in pentola e speriamo che lo stufato venga cotto a dovere. Proprio in quest’ottica ho deciso di coccolarmi un po’ sproloquiando su un argomento che mi rimane più che molto caro, direi “vitale”: gatti. Per trattare di gatti, quale miglior artista da mettere in campo se non Susan Boyle?
Susan Boyle è l’incarnazione felina per eccellenza, secondo me: dopo aver sbattuto in faccia al mondo intero che la signora goffa e improbabile come star del music business, in realtà, sa perfettamente il fatto suo, magicamente è tornata nel suo mondo dal quale ogni tanto riappare quando meno te l’aspetti. Proprio come un gatto che ti spunta all’improvviso per farti un temibile agguato! Impossibile non parlare di successo. Susan proprio come un gatto ha la capacità di catalizzare l’attenzione e irrompere nel tuo spazio vitale, proprio come un gatto sa farsi amare per come è, morbido e coccoloso ma in possesso di artigli pronti a ricordarti che non sei tu a comandare; ma nemmeno lui: reciproco scambio. E’ questo il bello dei gatti, non hanno padroni ma sono legatissimi ai propri affetti, scelgono le loro amicizie proprio come fanno gli esseri umani. E’ proprio questo che a volte dà fastidio e viene frainteso da chi pensa che i gatti siano degli opportunisti. Non è vero, perché il gatto porta la sua casa nel cuore, il luogo e le persone dove vive diventano inviolabili e la sua famiglia. Sempre più spesso si parla di quanto il gatto, proprio per le sue caratteristiche, sia molto efficace nella cura delle malattie mentali o nell’alleviare la solitudine. E forse, non è un caso, che Susan Boyle abbia come compagno di vita proprio un gatto (ok, forse sta stringendo amicizia con un uomo ma bisogna vedere gli sviluppi: saggia donna, prima egli deve convincere). Felini a parte, la vita di quest’artista è stata tutt’altro che semplice. Per complicazioni di salute di vario genere, è stata a lungo discriminata e oggetto d’isolamento, prese in giro e quant’altro, insomma è stata vittima di tutto ciò che l’ignoranza può combinare su una persona. Compreso il ritardo con cui si è affacciata al mondo della musica come professionista. E’ anche vero che tutta questa sfortuna l’ha resa la perla rara che è, dato che ricordo perfettamente l’ormai iconico video del provino (provino) che la consacrò al mondo, in cui alla domanda di Gordon Brown risponde “Sto tentando di diventare una cantante professionista”. Peccato lo fosse già, grazie per avercelo fatto realizzare! Tentativi per riuscirci erano già stati fatti, ottenendo anche risultati incoraggianti, ma, nel mondo della musica, purtroppo abbiamo attraversato un lungo periodo di tempo di in cui i canoni estetici sembravano prevalere sulla qualità musicale. Non che ne siamo fuori, se proprio dobbiamo dirla tutta, anzi: al momento forse ci si è spinti verso un altro estremismo. Particolari a tutti i costi, sempre controcorrente. Boh.
L’estetica ricopre un’importanza decisiva nella presentazione di un prodotto. Di un prodotto, appunto. Ma si da il caso che siamo esseri umani che fanno cose. E capita che le facciamo bene anche se non siamo belli, particolari, controcorrente: siamo. Cogito ergo sum, si dice.
Appunto, con tutto questo bla bla abbiamo seriamente rischiato di non poter godere del talento di Susan Boyle, intimidita e spaventata dal giudizio che impietosamente la gente ha sputato al vento in passato. Ma la scintilla della speranza e della passione si è riaccesa in uno di quei momenti che fanno da spartiacque nella vita di una persona e ci danno il coraggio di affrontare le nostre incertezza. La perdita di un genitore è quel momento in cui cresci davvero e ti dici che il posto nel mondo te lo devi prendere ed è per come lo intendi tu. Non è che le difficoltà spariscano come d’incanto, anzi, forse le senti anche più pesanti, ma certamente scatta quell’istinto innato di sopravvivenza che ti rende capace di cose che non sapevi nemmeno di possedere dentro di te. In poche parole: tiri fuori le palle. E così ha fatto Susan Boyle, che ha pure ancheggiato per mostrare agli increduli talent scout che ciò che vedevano era solo una briciola del mondo che avrebbero scoperto di lì a qualche minuto. E finalmente, qualcuno che per spostarsi usa l’autobus, vestita per la festa domenicale e senza le sopracciglia depilate, arrivata con il proprio gatto nel trasportino, tutta scompigliata, è riuscita a farli tacere. Che melodico silenzio.
Di seguito la splendida reinterpretazione di Susan Boyle di Enjoy the Silence dei Depeche Mode.



Susan Boyle – Enjoy the silence

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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