Federico Garcia Lorca: Nozze di Sangue

federico-garcia-lorca-nozze-di-sangue-2Le poesie di Federico Garcia Lorca mi accompagnano da sempre: lui, che “teneva il fuoco nelle mani”, che, secondo Pablo Neruda, era magico e portava felicità, che popolava i suoi versi di natura e sangue, di sensualità e tristezza, di colori forti, ombre, luce, fiaba e struggimento.
Immergersi nelle sue parole e nelle sue immagini è sempre stato per me come entrare in un quadro e poi uscirne con ancora tutti i colori vividi addosso.
Non vale solo per le sue poesie, ma anche per le sue opere teatrali.
Federico Garcia Lorca diceva che il teatro “è una scuola di lacrime e di risa, con cui si possono portare alla luce, mediante esempi viventi, le leggi eterne del cuore e dei sentimenti umani”. Dal 1932 al 1936, il poeta diede vita alla Barraca, un teatro itinerante che portava i grandi classici in giro per la Spagna, consentendo anche al pubblico più umile di poterne usufruire.
E proprio nel 1932 Garcia Lorca scrisse Nozze di sangue, dramma in tre atti, che venne rappresentato per la prima volta l’8 marzo 1933.
Dentro quest’opera vive e pulsa tutta la dimensione poetica e immaginifica del suo genio.
Tanto colore: stanze azzurre e rosa, bianche e candide dove non si produce neanche un’ombra, e per contro boschi dove può entrare solo la luce splendente della luna. Immagini floreali: persone continuamente paragonate a fiori, uomini come garofani, come dalie, corone di fiori d’arancio. Filastrocche e ninne nanne, un cantare che riecheggia la poesia. Mercanti che rappresentano la morte, boscaioli dal viso pallido che simboleggiano la luna.
Figure femminili che emergono per forza e potenza su quelle maschili: una giovane sposa divisa trfederico-garcia-lorca-nozze-di-sangue-2guea un’antica passione che la porta via come un mare cupo e uno sposo che potrebbe essere acqua fresca in cui rifugiarsi; e soprattutto una madre, a cui il coltello e la morte violenta hanno sottratto gli uomini della sua vita. Di profondo impatto le sue parole sul sangue dei figli, che appartiene alle madri, letteralmente sangue del loro san. Lei ha immerso le mani in quel sangue, se l’è leccato dalla pelle per tentare di riprenderselo. Avrebbe voluto conservarlo in ampolle di cristallo e pietre preziose.
Questo è Federico Garcia Lorca: capace di immaginare il sangue dentro il cristallo, reliquia e bellezza, il dolore che quasi diventa un gioiello.
Non mi soffermo sulla trama: si tratta di una fiaba tragica, dove la crudezza della violenza si unisce alla dimensione onirica, a quella magia oscura inspiegabile ma fatale. Una fiaba in cui si deve entrare,  perdersi nella ricchezza delle parole, dell’intensità sensuale e disperata delle sue immagini.
Leggetela. Vedetela in teatro se vi capita la fortunata occasione. Il poeta andaluso con le stelle negli occhi vi rapira’. Garantito.

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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