Dire o omettere? Questo è il problema



Ci sono dei personaggi che suscitano simpatia alla sottoscritta anche senza un’approfondita conoscenza del loro percorso artistico, altri invece suscitano una simpatia tardiva e che così finisco con approfondire meglio. Un po’ come per le amicizie: le migliori sono quelle che partono dalle antipatie, almeno secondo la mia esperienza personale, ma di questo ho già ampiamente parlato. L’artista su cui pongo l’attenzione questa volta è Lily Allen, passata dalla più esplicita indifferenza della sottoscritta a un interesse che, sinceramente, non ricordo nemmeno come sia saltato fuori. Ad ogni modo, è un po’ la sindrome che affligge la fama di questa donna: ho l’impressione che venga liquidata troppo facilmente e troppo velocemente. Una voce per nulla potente, ma se ci si sofferma un momento si può notare una timbrica tutt’altro che scontata. Canzoni troppo commerciali, ma se ci si sofferma un momento non poi così scontate nè per argomento, nè per arrangiamenti e melodie. Personalmente la vedo coinvolta in più di un colpo di genio sparso quà e là nella sua discografia. Un personaggio maledetto ma che annovera tra i suoi valori solidarietà, comprensione e una gran voglia di vivere nonostante le grandi depressioni di cui è vittima e anche qualche disgrazia che onestamente non ci vorrebbe nella vita di nessuno. Non sono ancora molte le anime musicali che parlano di come a trent’anni la società ci consideri vecchi e che invece vecchi non saremmo affatto, lei lo fa in 22. Ecco, è un personaggio che ho sentito vicina in più di un’occasione e che mi ha anche divertito molto: quando nel pezzo It’s not fair, recrimina al suo compagno di non soddisfarla a letto e il fatto che sia così dannatamente attento e premuroso nella quotidianità, rende il tutto una vera ingiustizia. O come quando, in Fuck you, non troppo velatamente manda a quel paese il Presidente degli Stati Uniti d’America o un qualsiasi rappresentante di una mentalità antica e stantia, augurandosi di non vederlo più. Appozzare un riff di piano dal tema del film Emmanuelle per creare uno splendido ritornello per Littlest Things. O in Alfie invita il fratello a non buttare via il suo tempo e a costruirsi un’esistenza, con un arrangiamento degno del migliore Walt Disney. Hard out here è una bellissima invettiva nei confronti di uno star system che concentra le attenzioni e riesce a far moda di un movimento vecchio come il mondo: lo sculettamento. La Pampanini rimane il classico dei classici. Insomma, si è fatta conoscere per una vendetta al ragazzo che l’ha fatta soffrire in Smile e ha proseguito diretta fino all’obbiettivo: sono libera, o vi va o non vi va, pace. A parole tutto semplice, ma nei fatti per prendersi le proprie libertà ci va di mezzo la sofferenza e, come dicevamo, non è stata certamente esente nel frattempo anche da critiche, anche cattive. E’ anche vero che, riscuotere solo simpatie, è un segnale che dovrebbe destare non poca preoccupazione: siamo mostruosi oppure siamo circondati solo da persone bugiarde? O magari poco coraggiose, di quelle che per non ferirti, o per evitarsi fastidi, omettono e tu intanto ti schianti. Ecco, Lily mi piace perchè non omette.

Nella mia vita ho omesso e ne sono nati solo dei gran guai. Ora non ometto più, i guai ci sono lo stesso perchè si dichiara di amare la chiarezza ma poi dà fastidio quando la si usa, ma che dire? Almeno dormo tranquilla e mi regolo. Certo, tra omettere e tacere al momento giusto c’è una bella differenza: capire quando e come è sempre arduo. Ma personalmente, mi faccio guidare dall’istinto. Oppure prendo tempo e vedo che accade. Se la cosa ha ancora rilevanza, parlo, altrimenti era meglio tacere. In genere succede con le opinioni personali e in special modo sui fatti altrui. Sì, quelli in cui non si è direttamente coinvolti. A meno che non coincidano con un qualche principio etico che viene ignobilmente calpestato. Che cavolo, è difficile stare al mondo: è perchè siamo sempre connessi o semplicemente perchè siamo tanti? Tutta questa complicazione nel comunicare dovrebbe suggerire un ambiente umano quanto meno vario e invece a volte mi scopro a ruminare sempre gli stessi meccanismi. Accidenti, sto invecchiando. Devo dare quindi atto di una cosa a Lily Allen: mi fa sentire giovane e vivente in un mondo un po’ meno complicato di quello che sembra a volte. Mi sembra di avere un po’ meno paura delle conseguenze e di poter finalmente sperare d’imparare a prendere le cose un po’ meno sul serio… diciamo pure un po’ meno melodrammatiche!


[ Immagini: www.bossy.it |pinterest ]

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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