Dimensioni Parallele: cadendo nel cielo con la Compagnia Kronos

«Una visione dell’universo che ci dice innegabilmente quanto minuscoli ed insignificanti e quanto rari e preziosi noi siamo. (…) Vorrei che tutti potessero godere di tale visione. Vorrei che tutti, anche solo per un momento, potessero provare ugual umiltà, sgomento e speranza…»
Dal film Contact, scritto da Carl Sagan.

 

Si può portare il cosmo dentro un teatro? O, meglio ancora, si possono espandere i limiti materiali di una sala teatrale sino a proiettarla nel cosmo?
Si può. La Compagnia Kronos, lo scorso 28 aprile, ci è riuscita. Con lo spettacolo di danza moderna Dimensioni Parallele, da qualche parte, in un angolo del delizioso Teatro Comunale di Thiene, ha aperto un tunnel spaziotemporale e ha portato con sé il pubblico in volo fra le stelle. Un volo in caduta libera.

Perché la prima cosa che si impara osservando il firmamento è che in cielo non si sale. Nel cielo si cade.
E la regia di Ornella Pegoraro ha saputo trarre dalle coreografie di Barbara Canal, Francesca Foscarini, Angelo Monaco, Eleonora Pasin e Natalia Vinas Roig quel giusto senso di vertigine e insieme di pace che scaturisce dal tuffo nell’immenso. Un tuffo fisico e mentale, che affascina e spaventa, come tutte le cose migliori di questo mondo.
La caduta è iniziata con una domanda: la nostra energia, come quella di una stella che esplode e si espande nell’universo, rimarrà, dopo la nostra vita, anch’essa nell’universo?
La ricerca di questa risposta ha guidato noi spettatori dall’universo materiale allo spazio profondo, vero e metaforico, cosmico e dell’anima, attraverso un uso sofisticato e davvero ammaliante di effetti visivi, luci, proiezioni, costumi, musiche e naturalmente del corpo.

Una festa per gli occhi e la fantasia di un’appassionata di astronomia come me. Davanti al mio sguardo incantato, hanno danzato stelle doppie, sono nati sistemi solari, si sono abbracciate la luce e la materia oscura, dal tempo sono emersi spettri e anime e hanno vorticato gli atomi.

Sino alla fine della caduta, quando i tessuti sono divenuti pura luce stellare e, dopo un predominare di bianco e di nero, dal centro del buio è arrivata lei, una regale figura in rosso.
Rosso come l’energia, il cuore, il sangue, la passione, il fuoco.
Come Betelgeuse e Antares, le più famose giganti rosse, stelle alla conclusione della loro vita, in attesa di esplodere e diffondere gli elementi per la nascita di altri corpi celesti.

Ho visto questo. La danza finale di una “signora” del cosmo, nell’atto di donarsi al futuro.
E quindi sì, a mio avviso la Compagnia Kronos ha trovato la risposta alla domanda su cui si strutturava Dimensioni Parallele. Rimaniamo, rimarremo. Qualcosa di noi continuerà a permanere nella luce di nuove stelle.
La caduta ha avuto termine. Il tunnel spaziotemporale si è chiuso. Siamo tornati uomini e donne, dentro un teatro. Ma con un po’ di polvere cosmica sui vestiti e la sensazione di essere atterrati da una grande altezza, ognuno con un proprio significato su cui riflettere.
Posso dire che la Compagnia Kronos ha colto in pieno l’essenza del teatro: creare una visione, un sogno che trascenda la realtà del palcoscenico, portando il pubblico oltre, altrove.
Nel film Contact, la protagonista, davanti ad un meraviglioso panorama stellare, dice “ci vorrebbe un poeta”.
Un poeta, sì. Oppure, aggiungo io, un corpo che danza.

[ Fotografie di Pierangelo Slaviero e Riccardo Panozzo. ]

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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