David Bowie

David Bowie 1

In questi ultimi tempi il mondo della musica è bersagliato da scomparse importanti, una specie di ecatombe insomma. Quest’ultima mi costringe a deviare dal programmato e scrivere di getto un post su un artista che definire “grande” suona alquanto retorico. Me lo sarei voluto preparare meglio, ma è accaduto all’improvviso, come spesso questo genere di cose.
Che vuoi dire di David Bowie? Una marea di cose. Da non fermarsi più.
Musicalmente parlando è alle orecchie e agli occhi di tutti, ma è importante sottolineare, magari per i lettori più giovani che abbiamo la fortuna di avere al seguito e che possono non conoscerlo (ebbene sì, mi sono sentita chiedere chi fosse David Bowie, ma almeno mi è stato chiesto, per fortuna), che affonda le sue radici nel jazz e nel rock and roll. Ne è venuto fuori un bel mix che sarebbe interessante esplorare con santa pazienza e infinito entusiasmo visto che si tratta di 60 anni di carriera. Il fratello, schizofrenico e scomparso tragicamente suicida, influenzò molto sia la personalità di Bowie che il suo gusto musicale. Naturalmente il suo percorso non si ferma a questo, dove ogni cosa è studiata nel minimo dettaglio. Ogni suo gesto è teatrale, drammatico, preciso. Si può dire che David Bowie abbia divorato il mondo a 360 gradi e non ne abbia lasciato nemmeno un pezzetto. Penso non ci sia corrente artistica, moda, costume o personaggio contemporaneo che lui non abbia preso in considerazione. Difficile dire se fosse mera curiosità, umiltà o che altro. Sicuramente era fame di successo, da condividere però. Ogni cosa era rivolta a noi, non celebrava se stesso. Se si pensa a tutti gli alter ego a cui ha dato anima e voce, insomma mi verrebbe da chiedere dove volesse arrivare. Mica con stizza, è una domanda sincera, perché implica chiedermi fin dove egli fosse in grado di vedere. Sicuramente oltre la comune visione delle cose.
Non viene spontaneo nemmeno il sarcasmo utile ad osservare come molte superstar odierne appozzino a quattro mani nel suo stile, perché in fondo è talmente radicato nella nostra storia che è come dire a un sordo che non ci sente. Insomma, non penso nemmeno lo facciano apposta. Certo, rimango perplessa nello sfogliare alcune commemorazioni perché magari da quei personaggi mi verrebbe da aspettarmi una produzione migliore visto quanto dichiarino profonde le radici nell’opera di Bowie… esattamente cosa avete capito? Come quotarvi in borsa?
Sono rimasta ammirata per l’uscita di scena: ha reso straordinaria anche quella. E’ entrato in questa stanza affollatissima che si chiama mondo e ha zittito tutti, ci ha messi in attesa delle parole che avrebbe pronunciato e da subito ci si è resi conto che anche chi adesso è regina, lo è solo per un giorno. Non si può gridare al miracolo dando per scontato il passato e celebrando il presente come futuro: si ha sempre qualcosa da dimostrare e più sei grande più hai la responsabilità di farlo sempre e sempre meglio.
David Bowie 2Personalmente sono molto legata anche alla sua interpretazione cinematografica in Labyrinth e alle musiche come Magic Dance, penso di aver consumato la videocassetta nel riguardarmelo nei panni di Jareth, re dei Goblin, oppure in Within you, giocando con la protagonista in un quadro di Hescher.
Sì, certo, poi ci sono anche i capolavori, quelli che a furia di ascoltarli ho deformato talmente il nastro della cassetta che è rimasta incastrata nell’autoradio e per cui, per me, la produzione di Bowie è legata a un fruscìo di fondo. Mi disturba un po’ la pulizia del digitale, ma tant’è bisogna aggiornarsi e in effetti ascoltando Blackstar, ringrazi il progresso per le opportunità sonore che riesce ad offrire. Che poi è davvero un’uscita di scena che non coincide con l’ultimo capitolo. Secondo me continueremo a beneficiare della sua ispirazione. Non mi da un senso di fine, ma di futuro che è appena cominciato. Come quelle persone che sono così piene di vita che con la morte non c’entrano niente.
Naturalmente mi sono impantanata nella scelta del pezzo da allegare a questo post: John, I’m only dancing, Rebel Rebel, Starman, Life on Mars?, Let’s dance, Ziggy Stardust (l’intro è d’obbligo quando entri in autostrada), non so… The man who sold the world, pezzo che amo anche nella versone acustica dei Nirvana, con quella sua malinconia e quel “a long long time ago” che non so perché mi viene sempre da riavvolgere e riascoltare, sarà la lirica, il fraseggio, non lo so. Tre secondi capolavoro. Mannaggia a te Bowie, non so quale scegliere davvero! Dai, va beh, andiamo sul classicone di sempre: Heroes.

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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