Alt in tour: il cantiere dove si impara a sognare

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Questa non è una recensione.

Questo è il racconto di un’emozione. Una lunga emozione che ancora non mi abbandona e suppongo non lo farà. Sento che resterà, indelebile.
Questo è qualcosa di profondamente personale. Forse troppo e in questo caso vi potete anche voltare, io non intendo autocensurarmi. Tradirei l’emozione che intendo raccontarvi.
Un’emozione nata seguendo la passione per il teatro fino a un concerto.
Ho sempre amato la commistione, la fusione dei confini, delle arti, le mescolanze di colori e sfumature. Per questo mi ha subito incuriosita che Renato Zero abbia scelto di far partecipare al suo nuovo tour, Alt, il mio attore preferito, Luca Giacomelli Ferrarini.
alt-3Così sono finita in un cantiere. Un cantiere dove ognuno è chiamato a lavorare al proprio sogno, a costruirsi un futuro migliore e soddisfacente, imparando ad essere unico.
In questo cantiere riesce ad entrare anche un infiltrato molto speciale: un ragazzo dalla tuta rossa che nel mondo di fuori fa il corriere di prodotti farmaceutici. Perché alla gente serve una spintarella, dice. Ma non qui.
Non in questo cantiere dove “le stelle sono così vicine da pungerti la pelle” e l’amore si diffonde come un gas benefico, annullando i gradi di separazione. Lui è Glitter, vuole essere libero di sognare, di essere se stesso, continuare a desiderare. Sogna di arrivare a lui, a Renato, di essere come lui.
È un personaggio dolce e bizzarro, Glitter, che vive della straordinaria espressività di Luca e delle toccanti parole scritte per lui da Renato Zero. Un po’ felliniano, con un tocco di Pasolini (“la diversità mi fece stupendo”, ricordate?) e anche con qualcosa delle piccole storie delicate che a volte sono narrate in pochi minuti poetici nei corti della Pixar. La sua serie di monologhi  culmina nel duetto finale con il suo idolo.
alt-1Glitter vuole arrivare al camerino di Renato, si è vestito come lui, ha indossato la sua maschera, ma Renato gliela toglie, lo rivela, gli dice che non vuole cloni, che lui coltiva le differenze.
E allora nasce un meraviglioso duetto, L’intesa perfetta (Diverso). Nasce una pura magia.
La rivivo da due giorni, parola dopo parola. Rivivendola, capisco.
Capisco che Glitter sono io. Glitter che canta dell’ “universo che da infinito diventa una gabbia quando ti senti diverso”.
Ed è una sensazione che ben conosco. Perché la nostra società invece di insegnarti che la tua diversità ti rende irripetibile, più spesso ti spinge a credere di essere sbagliato, manchevole, aggiungendo via via nuove sbarre alla tua gabbia. Liberarsi da soli è dura.
Ma se siamo fortunati arriva qualcuno, un catalizzatore, una chiave di volta, che ci fa respirare in modo diverso. Che ci insegna a volare. Come Renato fa con Glitter.
Come qualcuno sta facendo con me.
E finalmente noi diversi possiamo lavorare sul sogno di noi stessi, senza autocensure. Ci faremo amare oppure odiare ma non ci fermeremo.
Non è una recensione, questa, vi avevo avvertiti. Altri, più adatti di me, potranno parlare a livello musicale del concerto, dei brani, della scenografia, in apposite rubriche. Qui di solito io parlo di “sogni in scena”… e stavolta più che mai ho voluto parlare dell’intensa emozione che Renato Zero e Luca Giacomelli Ferrarini creano insieme in quel cantiere dove tutti dovremmo avere il coraggio e la voglia di entrare. Specie chi è abituato, rassegnato, a guardare la vita da dietro le sbarre di una gabbia.
Entrate in quel cantiere, lo troverete in giro per l’Italia per diverse settimane. Andate a conoscere Glitter. Io dico che sarà un incontro che vi cambierà.
E comunque “vogliamo esistere o fare finta?”
Scegliete la risposta giusta.
[ Fotografie di Barbara Rea ]

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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