ARIA DI NATALE – Parte I

Edith Piaf 1Quella bella sensazione frizzantina che comincia a pervaderti il corpo e i pensieri durante il Natale, c’è chi è fortunato e se la porta dietro tutta la vita, altri invece la perdono per strada e succede che una festa fatta di allegria, abbondanza e riunioni famigliari diventa un incubo. Perché non per tutti significa abbondanza, non per tutti è un piacere vivere ore di sorrisi ipocriti con famigliari che non ti scegli e rimani in una specie di limbo che ti fa sperare si concluda tutto in fretta. Perciò, nel tentativo spero utile di rasserenare un po’ quest’ultimi, ho deciso di dedicare questa miniserie natalizia a una cinquina di donne, chi di eccezionale sensibilità, chi di eccezionale forza e indipendenza, chi di record stracciati uno dietro l’altro, chi di coraggio di affrontare la vita secondo il proprio cuore e chi di spudorata allegria. Tutte donne di una straordinaria bellezza d’animo e non solo, di carattere e che, grazie a queste caratteristiche, possono riuscire a distrarci o a vivere questo periodo con un pizzico di ironia che, in un modo o nell’altro, può aiutare anche a renderci un po’ più sorridenti. Un sorriso fa sempre bene, anche se non è natalizio.

E’ con grande orgoglio che inauguriamo la miniserie “Aria di Natale” con la storia di una donna sensibile e imperterrita, che ha fatto della sua fragilità una grande forza che si sente tutta nella sua voce fuori da ogni giudizio: Edith Piaf.

E’ cercando di montare l’albero di Natale finto, che già mi sale il nervoso. Mi trovo sempre con le dita aggrovigliate da qualche parte e perciò per stemperare la prima tensione natalizia, fatta anche di ansia da prestazione riguardo la più appropriata disposizione delle palle (natalizie) sull’albero, che decido di creare l’atmosfera. Metto su un cd, una raccolta dei più celebri successi dell’interprete francese. Ammetto di non averla ascoltata troppo spesso, ma la prima cosa che mi sovviene è che ai suoi tempi non c’erano effetti, non c’era il multi traccia e quello che è inciso è ciò che è stato in quel momento. Mi emoziono pensando a cosa devono aver provato sentendo l’incisione definitiva dell’ormai classico La vie en Rose. Cosa fai? Ti commuovi? Ti agiti sulla sedia? Cosa fai? Cioè, termina di eseguire, è andato tutto bene, più che bene, insomma, ci si rende conto di cosa è successo? Ci si rende conto che diventerà un classico immortale? Forse è questo che mi emoziona così pensando alla figura di Edith Piaf. Arriva lei e solo lei, non una voce compressa, effettata e altro. Tac, ti fulmina.

Le origini di Edith Piaf sono umilissime e incerte, tant’è vero che non si conosce nemmeno l’esatta data di nascita. Da subito viene lasciata dai genitori, artisti di strada, in affido alla nonna materna, donna un po’ sui generis. Quando il padre scopre che la tira su con biberon pieni di vino (il vino fa sangue dicono), l’affida alle cure della nonna paterna, padrona di una casa di tolleranza. Una volta cresciuta, ma sempre bambina, viene iniziata alla professione dei genitori, e per qualche soldo si esibisce con il padre. A 17 anni rimane incinta di una bimba che morirà un paio di anni più tardi di meningite. Fu quindi scoperta dal manager Louis Leplée e comincia il mito dell’usignolo. I più grandi artisti dell’epoca accorrevano per ammirare le esibizioni di questa voce davvero particolare: un Edith Piaf 2momento i toni erano aspri, ruvidi, per interpretare rabbia e indipendenza, ma in un istante la nota poteva terminare con un vocalizzo dolce e sottile, che ti abbraccia come una madre.

La vita di Edith Piaf è inanellata da una serie di eventi davvero sfortunati, sia in amore che in salute. Dopo relazioni in cui la si vede sostanzialmente usata per raggiungere il successo da cantanti più o meno effettivamente riusciti, dopo aver perso in un incidente aereo il coraggioso amore con il pugile Marcel Cerdan, già sposato con prole, e l’aver affrontato diversi problemi di salute fisica abbastanza seri dovuti anche a un brutto incidente automobilistico, tira fuori tutto il suo carattere nell’intramontabile Non, Je ne regrette rien e nelle tante canzoni che la vedono, in molti casi, anche autrice. Alla faccia delle strong women, di usignolo aveva solo la voce e di fragile giusto il fisico di uno scricciolo. Ci vuole coraggio a farsi guidare dal cuore nel momento in cui sei una star. Non ti prendi solo un rischio sentimentale, ma anche di reputazione.

Mentre in Europa la sua fama non ha difficoltà ad emergere, negli Stati Uniti ci impiegherà qualche mese. Stringerà anche una fortissima amicizia con Marlene Dietrich. Mi sarebbe piaciuto vederle insieme in un momento lontano dai riflettori!

Edith Piaf non si è mai fermata, le emozioni hanno nutrito la sua vita anche quando pareva che le sue dita si fossero aggrovigliate da qualche parte, come se esprimerle con quella voce che prima ti dà una sberla e poi ti accarezza, fosse un balsamo per scioglierle. Lei stessa cantava nella canzone C’est l’amourPour toujours le droit d’aimer” (“per il diritto di amare sempre”).

E perciò, animata da tanto coraggio, mi tuffo nella meno importante e meno meritevole missione di addobbare l’albero di Natale finto, considerando che tutto sommato, a Natale, facciamo le lasagne.

Alla prossima puntata!!

PS: hai appena finito di addobbarlo che ti accorgi che è nel punto meno indicato della casa… ho un chilo di pistacchi da consumare!




Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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