West Side Story: Tony e Maria rivivono a Milano

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Fotografia di Giulia Marangoni

È tratto da Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Nasce da un team altrettanto geniale: il ballerino e coreografo Jerome Robbins per le coreografie, il grande compositore Leonard Bernstein per le musiche, il compositore e commediografo Stephen Sondheim e lo scrittore e sceneggiatore Arthur Laurents per le liriche e il libretto. La sua trasposizione cinematografica è diventata un cult. Ha vinto tre Tony Awards, un Grammy, tre Golden Globe e ben dieci Oscar.
Insomma che West Side Story sia un capolavoro non si discute, una vera e propria opera d’arte fatta di amore, morte, musica e danza. Una leggenda del teatro musicale che rivive in questi giorni, per un periodo brevissimo, al teatro Manzoni di Milano, dopo vent’anni di assenza dai palcoscenici italiani.
La riporta in scena il regista Federico Bellone, in collaborazione con la Wizard Production e la SDM- Scuola del Musical di Milano, in una versione completamente tradotta nella nostra lingua (con efficacia) da Franco Travaglio.

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Fotografia di Giulia Marangoni

La storia è nota: da Verona la vicenda si sposta a New York, negli anni Cinquanta, e i Capuleti e i Montecchi si trasformano in due bande rivali divise dal razzismo e dai pregiudizi.
Ad incarnare le bande i Jets e gli Sharks e i due innamorati protagonisti troviamo alcuni tra i migliori performer in circolazione, un cast che colpisce per la preparazione, la completezza artistica, la solidità e l’affiatamento.
Luca Giacomelli Ferrarini e Eleonora Facchini formano una coppia convincente e vera. Lui è all’ennesima conferma della qualità espressiva che lo contraddistingue e regala al pubblico un Tony intenso e appassionato, che passa dall’ingenuo innamoramento alla rabbia, alla disperazione, all’amore più profondo sempre rendendo ogni sentimento ed emozione con la stessa forza interpretativa. Lei ha la grazia e la genuinità giuste per Maria, è dolce, divertente e nella parte finale regge con coraggio il peso non facile del dramma. Insieme funzionano, hanno la chimica necessaria per essere credibili e sanno intenerire, commuovere, coinvolgere. Anche vocalmente condividono una bella intesa: nel duetto di Per noi (in originale la celeberrima Tonight) raggiungono picchi lirici toccanti ed è davvero di notevole impatto anche la ripresa successiva del brano da parte dell’intero cast. Non posso non spendere due parole anche per quella che è definita da sempre una delle più belle canzoni d’amore in assoluto, “Maria”, che inizialmente, come raccontò Bernstein, gli editori avevano rifiutato, perché secondo loro nessuno a Broadway aveva l’estensione che occorreva per cantarla. Beh, Luca Giacomelli Ferrarini ha tutta l’estensione che occorre. Eccome. Il momento in cui la canta è uno dei più suggestivi.

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Fotografia di Giulia Marangoni

Lascia poi il segno, per presenza scenica, carisma e talento, Simona Distefano, con la sua sensuale e viscerale Anita, un personaggio che non si dimentica. Spiccano anche Salvatore Maio e Giuseppe Verzicco, perfetti nei rispettivi ruoli di Bernardo e Riff, rivali accecati dall’orgoglio e dall’arroganza della gioventù, che si illude di essere invincibile.

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Fotografia di Luca Vantusso

Tra i componenti delle bande cito per primi quelli che sono rimasti più impressi nella mia memoria, ovvero Samuele Cavallo (Action), Giovanni Abbracciavento (A-Rab) e Giorgia Arena (Anybodys), ma ognuno di loro offre comunque performance trascinanti e di alto livello, tutte da gustare: Jose Dominguez, Davide Monterotti, Mirko Ranù, Paki Vicenti, Simone Sassudelli, Luca Peluso, Federico Colonnelli, Simone Nocerino, Emanuela Puleo, Monica Ruggeri, Marta Melchiorre, Giulia Patti, Federica Nicolò, Michela Delle Chiaie, Noemi Marta Nazzecone, Martina Cenere.
Da ricordare anche le figure emblematiche ai margini della storia: Doc, il proprietario del locale dove lavora Tony, a cui Gipeto dona la dolente rassegnazione di un uomo che resta a guardare il precipitare degli eventi, per impossibilità e incapacità di intervenire; e il tenente Schrank e il suo braccio destro Krupke, interpretati da Simone Leonardi e Silvano Torrieri, che riescono a concretizzare con crudele realismo un esempio di intolleranza e chiusura mentale.

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Fotografia di Luca Vantusso.

Mi sono concentrata sul cast, ma questo spettacolo conquista per intero, a partire dalle splendide coreografie, che Gail Richardson ha ripreso fedelmente da Robbins, le scenografie, le luci. Ha un ritmo che cattura sin dalla prima scena e tiene lo spettatore avvinto fino alla fine. Una fine che tutti conosciamo, eppure si rimane lì, ammaliati da Tony e Maria, da Anita, dai Jets e dagli Sharks. Da quelle scale di ferro che a volte sembrano una gabbia che imprigiona e a volte sembrano diventare torri per poter volare via, verso la libertà, un mondo diverso, un futuro possibile.
Sta a noi, usciti dal teatro, decidere come trasformare le scale di ferro che abbiamo intorno.
West Side Story resterà al Manzoni solo sino al 9 ottobre 2016, per cui non lasciatevi scappare questa occasione e correte a Milano. Fidatevi, non ve ne pentirete.
Concludo, parafrasando L’addio di Umberto Saba: io so di un amore che ha durato un giorno e vero amore fu.
Grazie Tony, grazie Maria.

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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