Try This

P!nk 1Siamo al mare. C’è il sole, temperatura ottimale (non troppo caldo), la sabbia sotto i piedi e rigorosamente sopra il telo, nonché appiccicata addosso alla sottoscritta, tutta bella unta come una salamandra. A ripensarci: che situazione terribile. Ad ogni modo, non ci sono bambini urlanti, mamme preoccupate e papà… già, ma in spiaggia cosa fanno esattamente i papà?

Il momento clou sta arrivando: la figona in topless.

Tu ti sei preparata dall’inverno a quel momento di pace. Raccogliermi: io, il mio telo mare, il mio olio abbronzante, il mio costume e Nero Wolfe. Ma no. C’è lei.

Chiarisco subito: il problema non è il confronto. Non me ne importa niente. Il problema è che catalizza gli sguardi. Il problema è che si è stesa nelle mie vicinanze. Il problema è che sono sulla traiettoria di sguardi dell’intera popolazione balneare di quel tratto di spiaggia. Maschile e femminile. Io odio essere sulla traiettoria di sguardi. Soprattutto di quella femminile. Voglio passare inosservata. Voglio essere, per un cavolo di pomeriggio in cui stacco il cellulare, inesistente per il mondo. No. Miss Topless deve indossare il tanga. E avere un fondoschiena scolpito da sessioni interminabili in palestra. Ma perché? Non potevi metterti più in là? Mi sento osservata. Odio sentirmi osservata. Com’ è possibile che due seni al sole facciano ancora l’effetto di un’apparizione mistica?

Devo isolarmi dal mondo e trovare uno sfogo al mio disappunto. E’ proprio mentre parte Humble Neighborhoods che comincia a farsi i selfie. La musica è altina nelle orecchie e non capisco le smorfie. Mi sta indicando qualcosa? No, da me è tutto coperto e l’ombrellone ben piantato. Quindi, m’immergo nella lettura. Il ritmo è incalzante quanto la mia ostentata indifferenza e scivolando su una discografia che non perde mai un colpo si arriva a Who knew, passando per Don’t let me get me e si torna a God is a DJ. Sul mio iPod, sono volutamente in ordine sparso. E’ come buttare l’amo in un allevamento di trote: singoli a manciate. Però belli, intelligenti, conditi sempre da un’ironia che alterna momenti che vorrebbero essere più profondi. Non so quanto scavi davvero nel suo animo, quando, in Family Portrait, racconta le travagliate dinamiche famigliari. Però ha il pregio di essere diretta. Ormai s’è capito, apprezzo le carte scoperte, le intenzioni oneste. Pink non si cala mai nel ruolo di grande maestra della vita, nemmeno quando canta un pezzo come Dear Mr. President. La canzone è stata in promozione durante il mandato di George Bush e, insomma, non è che gli cantasse proprio le lodi e non credo nemmeno fosse una furbata per attirare consensi. E’ stata coinvolgente con le Indigo Girls in un duetto acustico senza troppi fronzoli.

E’ arrivata a Stupid Girls che mi parte la smorfia maligna, mentre osservo le conturbanti pose dell’improvvisata vicina di telo. Ti stanno guardando, sì. Eppure sono solo due seni. Va bene, mette in mostra altro, però sono anche poco discreti a guardare. Vorrei essere seppellita sotto un cumulo di sabbia, avete presente come quando si fanno le sabbiature? Ma perché non mi sposto io? Perché non è giusto. E me lo dico mentre parte un altro gran bel pezzo, Try, uno degli ultimi in ordine cronologico. In questa canzone il talento di Pink è quasi esagerato. Sembra un pezzo facile. Ma non lo è per niente. Pink, oltre che saper suonare molto bene il clarinetto, canta in maniera impeccabile. Non solo in sala d’incisione, ma anche dal vivo. Timbrica, a mio gusto, indiscutibilmente graffiante. Che poi, dal vivo P!nk 2si cala dall’alto, fa coreografie mirabolanti, mette a disposizione dello show tutta la sua esperienza da ginnasta. E mi sembra chiaro che di fronte a tutto questo talento si parli del suo peso post-gravidanza, importante, no? Quanto ci sta bene Trouble, ci sta bene sempre.

Bene. Arrivati a questo punto, tra un selfie e un contorcimento, arriviamo al bis. Perché di Humble Neighborhoods me lo faccio tutte le volte.

Avrò sicuramente trascurato qualche bel pezzo nelle mie citazioni, ma i pezzi belli di Pink sono praticamente tutti. Che poi, mentre guardo Miss Topless mi chiedo se segua una dieta iperproteica. Perché Pink è vegetariana e, no, non è possibile, la Miss ha abbordato. Perché parte in contemporanea sul mio iPod, il brano U and Ur hands? Ok, prendiamo su tutto e spostiamoci. A volte è meglio così. Cavolo! Avevo già fatto la mia conchina…. Uffa!

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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