E Cime tempestose, leggendario romanzo di Emily Bronte, è sicuramente un esempio di questo tipo di amore a tinte fosche.
Sono state tante, nel tempo, le trasposizioni cinematografiche della rabbiosa storia tra Heathcliff e Cathy, ma a mio avviso, la migliore, per fascino e intensità, resta la versione del 1939, diretta da William Wyler.
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L’altro motivo è lui, sir Laurence Olivier, il più grande Heathcliff di tutti i tempi. Almeno per me.
Già noto come attore teatrale, Cime tempestose fu il suo primo film. All’epoca poco più che trentenne, Olivier è assolutamente perfetto per il ruolo, di una bellezza straordinaria che, grazie al talento, piega alle esigenze e ai mutamenti del personaggio, arricchendolo di sfumature personali, che lo rendono unico, un Heathcliff a sé stante, non in pieno quello del libro, non somigliante a nessuno degli Heathcliff venuti dopo. È il suo Heathcliff.
Ma soffermiamoci un attimo sulla storia: Heathcliff è un trovatello che il signor Ernshaw, proprietario della casa chiamata Cime Tempestose, riporta con sé un giorno, da un viaggio. Lo vuole adottare, farlo crescere come fratello dei suoi suoi due figli, Cathy e Hindley.
Heathcliff e Cathy, che è vivace e ribelle, legano subito. Hindley invece non reagisce bene e alla morte del padre relega Heathcliff allo stato di servo. Questo non impedisce a lui e Cathy di innamorarsi. Ma Cathy è un’anima inquieta, mai doma. Entrata in contatto con la ricca famiglia Linton e il giovane sofisticato Edgar, è affascinata dal suo stile di vita così diverso e abbagliante di musica e luci e si allontana da Heathcliff.
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Bellissima ma spaventosa, perché arrivare ad “essere” la persona amata è pericoloso, è oltre il limite.
E comunque è tardi. Heathcliff è fuggito. Sparito nella tempesta.
Tornerà anni dopo, quando Cathy si è costruita una parvenza di vita tranquilla insieme a Linton. Lui in America ha fatto fortuna. Del ragazzo selvaggio e passionale è rimasto solo il ricordo, ora è un uomo dal fascino ammaliante e ambiguo, deciso ad ottenere vendetta per tutti i torti subiti. Inizia col comprarsi Cime Tempestose, umiliando Hindley, continua sposando l’ingenua Isabella, sorella di Linton, condannandola poi a una vita infelice. E tormenta Cathy, con la propria presenza, con quell’amore divorante e ossessivo che lei ha perduto, cercato di
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E così sarà: anni dopo un Heathcliff invecchiato e sempre più incupito dal dolore seguirà la voce di Cathy nella tormenta di neve ed in essa troverà la morte.
Anzi no, come dirà l’anziana Ellen “è con lei, hanno cominciato ora a vivere”.
Il film fu candidato a otto premi Oscar e vinse quello per la migliore fotografia. Notevoli anche le ambientazioni, i costumi, il trucco.
Oltre a Olivier, ottimo tutto il cast. Merle Oberon dà vita con generosità e partecipazione a una Cathy vibrante di vita e inquietudine. La amo molto nelle scene finali della malattia, con gli occhi che sembrano diventati più grandi e le occupano il viso, brillanti di una luce simile alla follia. Vivien Leigh, che al momento delle riprese aveva da poco iniziato la sua relazione con Olivier, cercò di avere il ruolo al posto suo, ma, pur considerando che sarebbe stato di certo interessante vederla interpretare Cathy accanto al compagno, devo dire che non riesco ad immaginarmi una Cathy diversa da quella della Oberon.
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Recuperate questo film. Perché è un piccolo gioiello. E perché a San Valentino magari può valere la pena di mettere da parte cuoricini, zucchero e occhiali rosa e affrontare la tempesta. Nella vita vera una passione simile è altamente sconsigliabile ma in un libro o, in questo caso in un film, anche l’oscurità ha una sua indubbia poesia.
Come cantava Mina “ti colpirà l’amore nero, tutto sarà terribile”.