Questo articolo vede la sua alba in una freddissima serata di febbraio che, solo in seconda battuta, mi sono accorta essere proprio San Valentino: senza volere, ho festeggiato! L’appuntamento è un concerto acustico, chitarra e voce, di un big della musica americana e mondiale (poco in Italia e chissàperchè) tale Grant Lee Philips di cui tutta l’energia è esplosa in un tempo che sembra essere volato. Di lui parleremo, perché merita, ma vado con ordine, cioè quello in cui mi si sono presentate le sorprese in quella serata:
– trovare parcheggio subito e nel posto più comodo
– il mio tre quarti di pera in ghingheri in uno dei posti migliori che potesse scegliere
– l’abbraccio di una nuova amica che sembra di conoscere da sempre ad accogliermi (e tutta emozionata per l’evento)
– Hayward Williams
Quest’ultimo non vi dirà molto ancora, e speriamo per poco perché merita tutti gli onori, ma sinceramente Hayward Williams mi ha fatto trascorrere uno dei momenti più belli della mia esistenza: sto esagerando perché non sarebbe possibile altrimenti. Ormai mi conoscete, sapete che la mia mente turbina in continuazione e poco spesso trova pace, ma quando questa sagoma, di cui penseresti tutto tranne che a un cantautore (ha il suo fascino, eh beh…) ha cominciato a snocciolare un pezzo dopo l’altro, beh, mi sono svagata. Finalmente! Mi è piaciuto subito tutto: le tonalità, il tocco nel suonare la chitarra e soprattutto la voce. Tranquillo, pacato, come se nemmeno si stesse gustando una birra in santa pace, è riuscito ad avvolgere di una magia tutta particolare la Sala Estense di Ferrara. La bassa padana, che poche sorprese riserva, è stata per una mezz’ora animata da una scintilla di sana emozione: canzoni lente ma non nenie melodrammatiche, canzoni più ritmate ma non fracassone e urlate. Voce potente e limpida, intenzione chiara e una qualità che ormai si vede di rado con tutta questa smania di apparire: semplicità. E quando c’è l’essere, voglio dire… della ribalta che c’importa? Ecco, quando hai la fortuna d’imbatterti in un talento simile davvero l’unico timore che hai è che potevi perdertelo se davi retta alla tua voglia atavica di divano post lavoro. Ma non tutto gira sotto casa e queste emozioni ci sono arrivate dagli States, per l’esattezza da Milwaukee, Wisconsin e per l’impegno di persone appassionate di musica, nel senso genuino del termine, sono arrivate tra le nostre nebbie (o ghiaccio, a seconda). Hayward, sebbene riempito a dovere di cibo e molto divertito dalla cosa (mannaggia a lui, magro come un grissino e pure satollo… se solo sapesse cos’è stare a dieta in Italia!), non ha ceduto un attimo ad eventuali riflessi peristaltici e questo fa di lui un mito vivente, seriamente.
Forse con quest’ultima osservazione ho definitivamente sviato dalla poesia che Hayward ha condiviso, però è anche bello vedere una persona, che potrebbe tirarsela fino al ribaltamento, ridere e scherzare come se non stesse sul palco. Anzi, credo che probabilmente gli avrebbe anche fatto piacere mettersi a suonare seduto tra il pubblico, non pratico, ammetto, ma rende l’idea.
Ad un certo momento, spunta sul palco una seconda sagoma con tanto di cappello da cowboy e altrettanta barba (ma cavolo, ci stava bene perché non stava scimmiottando una moda), tale J. Hardin, e tutto ad un tratto si mescolano sapientemente voci e chitarre per farci gustare un brano molto bello ed intimo. Mi scuserete se non ricordo un titolo che fosse uno, ero presa dalla musica, dall’atmosfera e dalla disinvoltura con cui questi artisti cavalcano il palco (ok, è anche perché ho la memoria di un crauto). Indicativo della spontaneità con cui nascono le passioni e si perseguono è che nessuno stravolgeva o sovrastava l’altro. Suonavano insieme, il chè non è una cosa così scontata.
Penso che ormai abbiate capito che lo show mi è piaciuto oltre misura e che l’unica nota negativa fosse una coppia di maleducati alle mie spalle che si ostinavano a parlottare tra loro. Sono stati zittiti da altre persone meno pazienti di me, per fortuna, ma dovrei cominciare a pensare di rovesciare i pop corn in testa ai commentatori seriali di spettacoli/film al cinema. Ecco, forse questa prima parte di serata ha contribuito a questo nuovo mantra da seguire: se non sanno stare zitti da soli, zittiscili.
E questa è solo l’apertura! La serata prosegue nel migliore dei modi ma è un altro articolo, intanto potete gustarvi di seguito un assaggio di ciò che Hayward Williams fa in un video live di Cotton Bell.
www.haywardwilliams.com