RECENSIONE – “Woman in Gold”

Woman in GoldIl ritratto di Adele Bloch-Bauer è una delle opere più celebri di Gustav Klimt. Il film racconta la vera storia attorno al dipinto.

Negli anni ’90 le uniche eredi della famiglia Bloch-Bauer sono Maria Altmann (Helen Mirren) e la sorella. Alla morte di quest’ultima, frugando fra le sue lettere, Maria viene a sapere di una battaglia per rientrare in possesso del dipinto. La famiglia di Maria infatti, era una famiglia ebrea di Vienna: negli anni ’40 i nazisti si impossessarono di ogni oggetto di valore di proprietà dei Bloch-Bauer e poco tempo dopo Maria fuggì col marito negli Stati Uniti e altrettanto fece la sorella.

Maria decide di rivolgersi al figlio di un’amica di famiglia che di mestiere fa l’avvocato, il giovane Randol Schoeneberg (Ryan Reynolds), anch’egli di origine austriaca. Col suo aiuto, Maria inizia una battaglia legale contro il governo austriaco per riavere cinque quadri di Gustav Klimt, tra cui il ritratto di Adele Bloch-Bauer, zia di Maria.

Innanzitutto bisogna dire che il film è prodotto da Harvey Weinstein, lo stesso di Philomena e si vede: l’improbabile accoppiata donna anziana-giovane professionista, il tema che tocca e infiamma i cuori della gente, pur sapendo alleggerire di quando in quando e una storia che si divide tra gli Stati Uniti e l’Europa. Tuttavia, il risultato non è positivo come per Philomena.

Woman in Gold è stato evidentemente pensato e realizzato puntando tutto sul fascino della sua attrice protagonista, cioè Helen Mirren. Nonostante però la ben nota eleganza recitativa della splendida attrice britannica e la vicenda toccante, il film non riesce ad emozionare, non crea pathos quando sarebbe il momento e Ryan Reynolds sembra poco credibile nei panni dell’avvocato prima inadeguato, poi appassionato alla causa e infine deluso e arrabbiato quando scoppia in lacrime.

Un film piatto dunque, e deludente, perché ci si poteva aspettare di più da una vicenda così interessante, ricca ed esplorabile.

Detto ciò, è positiva l’insistenza sulla memoria – storica e personale – scegliendo di raccontare una storia realmente accaduta, piuttosto che decidere assurdamente di inventarne una di sana pianta sull’Olocausto. Infine, la pellicola si chiude con la notizia, che suscita indignazione, di 100.000 opere sottratte dai nazisti e che ancora non sono state restituite agli eredi, i legittimi proprietari.

Maria: «Hanno distrutto la mia famiglia, hanno ucciso i miei amici e mi hanno costretta ad abbandonare i luoghi e le persone che amavo. Non gli consentirò di umiliarmi di nuovo.»




Woman in Gold” (drammatico, USA-Gran Bretagna, 2015) di Simon Curtis. Con Helen Mirren, Ryan Reynolds, Daniel Brühl, Katie Holmes, Tatiana Maslany, Max Irons, Charles Dance, Antje Traue, Elizabeth McGovern, Frances Fisher, Moritz Bleibtreu, Tom Schilling, Allan Corduner, Henry Goodman, Nina Kunzendorf, Alma Hasun. Produzione: Origin Pictures, 2nd District, Filmproduktion, BBC Film, The Weinstein Company.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

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