RECENSIONE – “Tenera è la notte”

Tenera è la notte, di Francis Scott FitzgeraldDick Diver, un giovane psichiatra, ha sposato Nicole, che un incestuoso rapporto col padre ha reso schizofrenica. Dick lavora a un libro, vivendo delle ricchezze di Nicole tra la Costa Azzurra e Parigi, con un piccolo gruppo di amici. Tra questi Abe North, un compositore alcolizzato e Tommy Barban, un mercenario francese innamorato di Nicole. Al gruppo si unisce Rosemary, una bella attrice americana di cui Dick si innamora. L’unione con Nicole si sgretola e la donna inizia una relazione con Tommy. Il finale conclude amaramente la vicenda.

Pubblicato nel 1934, ormai i ruggenti anni ’20 sono un ricordo lontano, il romanzo, scritto con impareggiabile e poetico stile narrativo, incarna il presagio di un mondo violento e senza speranza. La Seconda Guerra Mondiale attende dietro alla porta della grande crisi del ’29.

L’energia romantica e disperata del Grande Gatsby sembra tramontata definitivamente, i personaggi di Tenera è la notte si muovono in una realtà privilegiata e ricca ma vuota di senso. Tutto appare essere fragile e caratterizzato da equilibri precari. Dick e Nicole vivono accanto ad un baratro dal quale si sentono attratti inesorabilmente. E, infatti, proprio una sensazione di inesorabilità attraversa il romanzo dalla prima all’ ultima pagina. La tragedia finale è inevitabile. Un romanzo meraviglioso scritto da un genio della letteratura del Novecento. Splendido.

Matteo Pazzi

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