Nel cuore del Piccolo Principe

C’è un pilota d’aereo, l’autore stesso, che rimane imprigionato con il suo velivolo per un guasto nel deserto del Sahara; dopo una notte di sonno, il pilota viene risvegliato da una voce di bambino, la immaginiamo cristallina e innocente, come solo i bambini sanno essere, che gli chiede: “Per favore, me la disegni una pecora?”. Una semplice domanda dalla quale avrà inizio una fiaba sull’esistenza umana, un’amicizia fra il bambino, “il Piccolo Principe”, e l’autore che ormai uomo adulto si è dimenticato del suo lato infantile e questo gli provoca la necessaria nostalgia che muta in curiosità nei confronti dei racconti del bambino.
Il Piccolo Principe è reduce da un viaggio verso altri mondi; pianeti tramite i quali fa la conoscenza di personaggi strani e talvolta buffi, che racchiudono le debolezze umane più grandi: l’avidità, la vanità, l’egoismo e soprattutto la mancanza di innocenza e fantasia, quella propria dei bambini che apprezzano ogni evento della natura, senza giudicare o condannare, con lo stesso entusiasmo ammirano albe e tramonti, animali e fiori e con immaginazione ne disegnano i profili su un foglio.
L’autore dà libero sfogo al suo lato fanciullesco e riesce mirabilmente nel suo intento: quello di far comprendere il vero valore della vita, che risiede nella semplicità e nell’essenziale che è invisibile agli occhi, e come il Piccolo Principe, anche Antoine de Saint-Exupéry scompare col suo amato aereo nei cieli e non verrà mai ritrovato.