RECENSIONE – “I Fiumi di Porpora”

I fiumi di porporaNon so voi ma io ho una particolare predilezione per alcune categorie cinematografiche: tra queste ci sono senza ombra di dubbio i thriller psicologici. L’unico problema è la non indifferente difficoltà ad individuarne uno di valore una volta tanto. A mio modestissimo parere, dal 2000 in avanti, uno dei migliori è stato I Fiumi di Porpora di Matthieu Kassovitz.

All’inizio del film, lo spettatore si trova a seguire due storie parallele che vedono coinvolti due poliziotti: uno è Pierre Niemans (Jean Reno), investigatore di Parigi di grande fama che ama lavorare in solitario; l’altro è Max Kerkerian (Vincent Cassel), giovane poliziotto di provincia.
Il primo sta indagando sull’omicidio di un uomo il cui corpo è stato trovato appeso a circa 50 metri d’altezza in posizione fetale, gli occhi asportati e le mani amputate. Kerkerian invece, indaga sulla profanazione della tomba di una bambina la cui madre sosteneva fosse stata uccisa dal demonio.

Le indagini hanno luogo in un paesaggio meraviglioso e allo stesso tempo desolato: una vallata nelle Alpi francesi dove, tuttavia, ha sede un’importante Università. Qui, i figli degli insegnanti frequentano la scuola e, in seguito, diventano a loro volta insegnanti, senza mai spostarsi: tutto ciò genera un grave problema di endogamia. Con fare sprezzante, il preside di facoltà nonché sindaco della vallata, avverte Niemans che accusare uno di loro equivale ad accusare tutti, incluso lui.

Mentre avanza a stento con le sue indagini, cupo, introverso e terrorizzato dai cani, Niemans incontra Kerkerian. I loro casi, apparentemente distanti, finiranno col condurli nello stesso luogo.

Un thriller grigio e freddo, le cui montagne non sembrano affatto adatte ad una settimana bianca, quanto piuttosto un luogo in cui è facile smarrirsi, senza farne mai più ritorno. Kassovitz ci dà la sensazione delle altitudini spaventose e dei picchi ostili muovendosi negli altissimi spazi vuoti.
Anche una semplice Università si trasforma e assume l’aria di un luogo sinistro: la sua architettura è bellissima ma è messa in luce in modo da darle un qualcosa di nocivo e addirittura demoniaco.
Tra i due poliziotti si instaura a poco a poco un rapporto fatto di monosillabi e scontrosità: il solitario Niemans si rende conto che Kerkerian non è un completo pazzo.
Gli sviluppi della vicenda sono così coinvolgenti che riesce difficile, allo spettatore, formulare ipotesi: la risposta arriva tutta d’un colpo. Kassovitz, volontariamente o meno, ci dimostra che non è tanto la chiusura quanto lo svolgimento di un mistero ad appassionarci: l’atmosfera, le sorprese ed il torbido senso di paura.

Noi siamo i padroni, noi siamo gli schiavi. Noi siamo in nessun luogo, noi siamo ovunque. Noi siamo gli architetti dei fiumi di porpora






“I Fiumi di Porpora” (“Les rivières pourpres”, thriller, Francia, 2000) di Matthieu Kassovitz. Con: Dominique Sanda, Jean Reno, Jean-Pierre Cassel, Nadia Farès, Vincent Cassel, Karin Belkhadra, François Levantal, Philippe Nahon, Didier Flamand, Francine Bergé, Laurent Lafitte, Robert Gendreu, Christophe Bernard, Nicky Naude, Tonio Descanvelle. Produzione: StudioCanal, Gaumont, Légende Entreprises, TF1 Films Production.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

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