METEORE? Parte I

The Connells 1La definizione del titolo non è sempre vera e saremmo ingiusti nei confronti di questo gruppo che è balzato agli onori della cronaca negli anni novanta grazie a un singolone che è rimasto negli annali della musica: chi non si ricorda di ’74-’75 probabilmente è perché non era ancora nato. Ma io c’ero! Evviva!

Ero abbastanza cosciente da ricordarmene ancora oggi e abbastanza nullafacente in questi giorni per essere presa dalla smaniosa curiosità di rispondere al sempreverde interrogativo “che fine hanno fatto?”.

Scopro che prima della scalata in classifica hanno speso anni ad elaborare uno stile per poi tornarsene in quel di Raleigh. Il gruppo si è formato nel 1984 e l’ultima produzione risale al 2010.

Il punto è che se negli anni Novanta un tormentone poteva rimanere davvero nel cuore, probabilmente con Papi Ciulo non è stato così. Perciò vorrei spolverare via questa sensazione di dimenticatoio, perché, personalmente, dei The Connells, non ci si dovrebbe dimenticare affatto.

Attualmente la musica si consuma come pacchetti di patatine nei momenti bui della nostra esistenza, senza nemmeno dare troppa attenzione a ciò che ci stiamo mettendo in bocca. Eppure di schifezze da sputare ne avremmo a chili. Non sempre l’arte vince il business, però rimane un bel ricordo. Il primo pensiero che ho avuto riascoltando ’74-’75 è chiedermi cosa stessi facendo in quel periodo. Mi sono dovuta concentrare, lo ammetto, perché di anni ne sono passati… tot.., ma alla fine qualche barlume è riaffiorato. Ricordo che il televisore che trasmetteva Video Music (l’antenata di MTV) era un Grundig a colori con telecomando che se ti finiva su un piede andavi dritto al pronto soccorso. Mi ricordo che ci collegavo cavi per premere play/rec (in contemporanea, usavi le due dita) sul registratore che incideva su nastro la canzone. E dovevi starci. Perché capitava s’inceppasse sempre sul pezzo che aspettavi da ore o che interrompessero il video con la pubblicità e ti rimaneva solo di rassegnarti ad aspettare il prossimo passaggio. Non c’erano gli inserti in basso sullo schermo per introdurre il video successivo. C’erano i vee-jay e speravi concludessero in fretta.

Poi, tutta soddisfatta, avevo la mia musicassetta da 60 minuti (perché il nastro era più resistente), pronta da essere inserita dritta dritta nel walk-man Aiwa. Io sono abbastanza giovane da aver iniziato con le auricolari, ma in casa giravano anche le cuffie con la spugnetta gialla per proteggere i lobi delle orecchie e che puntualmente si sbriciolavano. Il walk-man lo attaccavi alla cintola ed essendo molto magra e allergica alle cinture, non era improbabile mi ritrovassi in mutande: ecco come è nata la moda del cavallo basso. Battute a parte, è vero che la moda è un linguaggio che ci racconta la società e il suo incedere, ma è anche vero che alcune cose rimangono degli evergreen. Probabilmente la produzione di questo gruppo è tale perché non era attuale nemmeno al momento d’uscita. Era semplicemente un pezzo che funzionava in classifica e nemmeno volutamente. Già il titolo che rimanda a qualcosa di passato, a un ricordo di gioventù che scaturisce la domanda che mi ha spinta a buttar giù due righe: The Connells 2“che fine ha fatto tutta sta gente?”, “come era allora e come è diventata oggi?”. La più terribile è “cosa ho combinato io, rispetto a loro, nel frattempo?”. In fondo che male c’è ? Quando uscirono i social ci siamo letteralmente buttati a cercare che fine avessero fatto i nostri ex-qualcosa, alcuni li abbiamo ritrovati, altri no, altri hanno semplicemente soddisfatto la nostra curiosità. Personalmente l’ho fatto una volta sola, poi mi sono spaventata di ciò che ho trovato perché mi sono sentita fuori dal tempo. Sono un evergreen oppure ho seri problemi ad accettare il tempo che passa? Nessuna delle due cose, semplicemente non vivo a tappe, non penso di sentirmi in base a un dato anagrafico. Adoro il fatto che gli anni passino perché arriveranno cose nuove, terrò ben saldi con me i bei ricordi e scivoleranno invece via tante cose brutte. Se rimarranno dei segni, faranno parte del mio fascino misterioso. Che botta d’autostima, vero? Certo, davanti allo stupore delle persone quando rivelo la mia età, mi chiedo se figurare così tanti anni più giovane sia qualcosa di preoccupante o meno. Sembro più giovane perché sono immatura? Perché mi manca qualcosa? La risposta che mi sono data, e il perché lo leggi qualche riga più su, è: bah. Il tempo è una cosa relativa, dipende da come lo percepisci. Può diventare un gioco, una fonte di stress, una risorsa, etc… può diventare una nostra caratteristica insieme alle altre.

Sono convinta che ogni fase temporale, intendo passato, presente e futuro, ci presenti delle domande un po’ su tutto. Ecco che anche una cosa che potrebbe apparire insignificante come una canzone di tanti anni fa, porta con se una dinamica che avviene anche nel presente e, scommetto, continuamente anche nel tempo che abbiamo davanti a noi. Perciò ’74-’75, per me, non è una meteora.



Immagini: www.indieweek.com | twitter @connellsmusic

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

2 Comments

  1. Un bellissimo articolo…di solito non li finisco mai quelli letti per caso sul web…ma questo mi ha catturato,semplice ma capace di leggere le stesse emozioni che provo ogni volta ascolto il brano in questione….Mi ha fatto compagnia….e questo non è cosa da poco?

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