Loschi anni

Quando sono in treno, di solito, mi piace farmi cullare dal rumore delle rotaie. L’altro giorno ho preferito ficcarmi nelle orecchie le auricolari dell’iPod e mettere il mio archivio in random.

Mi capita una canzone che non mi ero nemmeno accorta di aver caricato e che mi colpisce per il testo: Loschi Anni di Enrico Nigiotti. E’ una canzone che mi ha fatto subito mettere in moto i pensieri e ho cominciato a pensare agli Enrico Nigiotti 1ultimi discorsi fatti con i miei amici più cari. Ho la fortuna di averne alcuni.

Di seguito cito alcuni versi presi sparsi dal testo della canzone:

«A noi che siamo forse liberi davvero / quando ci stiamo per sbagliare / vivere, vivere questi loschi anni e ridere / vivere, vivere, vivere / figli di un mondo che ci sta solo a guardare /e ci condanna a non sperare»

Mi ha richiamato subito l’incertezza vissuta in un mondo di cui forse stentiamo a riconoscerne la forma, che forse ha continuato a girare al contrario ma sempre più in fretta. Ciò che emerge dai discorsi fatti sull’inconsistenza di tante cose, non è paura e nemmeno disperazione. E’ voglia di ribadire che da qualche parte c’è sostanza e che tutti si preparino ad esserne travolti.

«Il mondo ruota su se stesso e niente riesce più a sorprendermi / nascondo dentro al mio silenzio ciò che ho perso senza arrendermi / E più io faccio, e più farò, più ci penso e più non so / Ora che non è tardi penso / Ora che non è tardi so / Ora che ho avuto il mio momento / Ora che basta non ci sto / Ora che sento il peso addosso / Ora che tutto è un livido / Ora che è stato e sono sveglio /Ora che basta non ci sto» (Ora che non è tardi).

Altro ricordo è una serata passata nel più classico dei modi con un’amica, di quelle che consideri sorelle. Divano, copertina di pile (anche se è estate, ma è un must), tisana e tante lacrime per un amore finito. La mia amica è coraggiosa, una di quelle che se la fai cadere, lei si rialza, si toglie lo sporco dai pantaloni e ti guarda come per dire “Ma sei sicuro?”. Potrebbe partire una musica da film di Sergio Leone, tipo C’era una volta il west ma parte invece ancora Nigiotti, in questo caso: «Se il cuore è un cespuglio di spine che / ferisce ad ogni battito / e non si può fermare mai nemmeno per un attimo» (Piano Piano).

«Sì la vita va così ed un bicchiere in più chissà che male fa» (Chardonnay)

Ricordo che il nostro bicchiere, al momento, è una tazza di tisana e quindi alla fine dei discorsi siamo entrambe sollevate e anche molto drenate. Ancora sembra emergere la paura dell’incertezza, dell’abbandono. In realtà penso sia una sana incazzatura da sfogare. C’è ancora qualcuno che affronta le relazioni con rispetto, anche quando finiscono e quindi non dimentica la propria dignità. Voler bene è una cosa difficile e la generosità viene spesso vista con sospetto. In tutto questo cespuglio di spine penso che arriverà il momento della vittoria, che non sarà quello di sposarsi o trovare l’uomo della propria vita. Ma sarà il momento in cui il prendersi la propria libertà non è togliere qualcosa agli altri bensì dare qualcosa a se stessi.

«Capita di vivere marziano / di fronte a ciò che muove il mondo intero / pensando a chi ti guarda e vede un pazzo / dici “Non mi importa”, sai costa / la libera espressione del pensiero» (Goccia in goccia)

Enrico Nigiotti 2E capita anche che decidi di dare uno sguardo alla fauna che ti circonda. Cominci a pensare al famoso “venirsi incontro”, che “non bisogna essere così intransigenti”. Capita che ti sgridi per questa tua sensazione di incomprensione di certi atteggiamenti comunemente tenuti dal famoso mostro che è la “gente”. Insomma, scendiamo a compromessi. Quando ho compiuto 30 anni, intendo proprio il giorno del mio compleanno, la mattina ho aperto gli occhi e ho avuto la sensazione fisica di un peso che si toglieva dal petto. Ho pensato “E’ fatta”. Non so bene cosa sia successo quel giorno, ma sono stata investita da un’onda gigante di me stessa e ho cominciato ad andare a testa alta anche quando devo scendere a compromessi, che ammetto, a volte rischiano di diventare concessioni.

L’ultimo pezzo del puzzle, perché così ho percepito l’album di Nigiotti, Qualcosa da decidere, è la consapevolezza che non si vuole più star fermi a guardare che qualcuno o qualcosa prenda le redini della nostra esistenza. Qualcosa da decidere, il pezzo che dà il nome al disco e che di seguito cito, è in realtà una canzone d’amore. Ma è l’ultimo argomento che vi ho trovato.

«Potremmo stare fermi ad aspettare / il tempo che cancelli il nostro attimo / oppure scrivere i capitoli di un libro / che è già aperto e dedicarlo a noi / dentro alla noia dell’inverno / siamo sguardi che non sanno ancora scegliere / cos’è possibile / in fondo persi dentro ad un mare di domande / la certezza adesso siamo noi / adesso siamo noi» (Qualcosa da decidere)

Mi fa pensare a quanto sia davvero incredibile la vita, se si pensa che questo artista è arrivato con il suo entusiasmo e la sua freschezza, che spero lo porteranno lontano, dopo una partecipazione ad Amici (eh già). L’ho scoperto nel torpore dell’ultimo Festival di Sanremo, mentre facevo l’enigmistica con la lista d’insulsaggini che scorrono di sottofondo. Perciò, se è possibile trovare una novità in un contesto simile, spero davvero che Nigiotti continui a ricordarmi che si può cedere all’istinto, che non si può controllare tutto e che anche un disco dal quale non mi sarei aspettata nulla può invece stupire e far passare qualche attimo di riflessione. Perché, va bene non perdere il treno, ma bisogna anche stare attenti a non dormirsi la fermata…. cavolo!

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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