Tutti in fila per Sanremo

Vasco Rossi 1In questo momento l’unico pensiero che sono in grado di riferire a Sanremo è in termini di una vacanza in cui butto via il cellulare e non esisto per nessuno al mondo e mi godo il mare… tranne per il cuoco a cui potrei affidare le mie gozzoviglie vacanziere e che mi scuote dal torpore solo per fare la pappa. Effettivamente posso supporre che in questo momento a Sanremo non ci sia affatto tempo per il trastullo. No, davvero. Credo siano un po’ tutti di corsa. E perciò me ne rimango a casa, sparapacchiata sul divano a guardare la gente lavorare su Rai1. Evviva! Ma invero, nonostante abbia trovato qualche proposta oggettivamente interessante, mi coglie l’attimo bastardo. Perché non blaterare in libertà su un artista che nonostante la stroncatura festivaliera, ha trovato invece un luminoso futuro nelle classifiche? Ah beh, l’occasione arriva a proposito, visto che da pochi giorni il caro Vasco Rossi (ok, non attaccatevi al mio stinco che sono in termini pacifici, eh!) ha compiuto ant’anni. Sì, scusate, ma per me rimane un artista senza età. Ogni anno è più rigido, ma ogni anno è più giovane… ma com’è?

Com’è e come non è, assolutamente impreparata in materia, ho deciso di considerare la mia esperienza vascovaliera come ancòra di salvataggio fino a sabato. Ero effettivamente in dubbio se sparare altre cartucce da novanta: Tenco, Zucchero, Consoli… ma per loro ho in serbo altre riflessioni, anche se non è una promessa.

Ho scoperto Vasco Rossi sotto tortura. Non bramo una vita spericolata, ma semplicemente tranquillamente spassabile. Tuttavia la mia bradipitudine non sembra essere condivisa dal mio tre quarti di pera (ma dai, siamo a San Valentino! Un’altra coincidenza e vado in pellegrinaggio), il quale lo ricordò in un’esibizione (la tortura) al volante della mia piccola quattro ruote rosso Porshe (io sapevo che era rosso Ferrari, ma tant’è m’hanno corretto) sulle note Vascofoniche. Stavamo andando al mare con una temperatura percepita di circa 52° C all’ombra e fidatevi se vi dico che non ho mai l’aria condizionata carica. E perciò Vasco Rossi ci ha tenuto compagnia, distraendoci dalla calura estiva e convincendomi della trovata del mio sette decimi di prugna che deve essere SEMPRE e IN OGNI SITUAZIONE operativo. Gli opposti si attraggono. Adoro il mio sei ottavi di albicocca perché a volte è convinto di essere assolutamente organizzato. Avete presente le scritte al neon che scorrono sui tabelloni? Ecco, in quei momenti gliene passa una sulla fronte. E mi stupisco quando lo è veramente. Adoro invece Vasco Rossi, perché fa sembrare intonato chiunque. Adoro Vasco Rossi perché ho deformato il cd ascoltando le sue interpretazioni di Generale e Sally (meglio se la canta lui, non voletemene). Adoro Vasco Rossi perché quando dice EH! non è solo un verso ma esprime un sentimento pienamente condivisibile (no, non sto prendendo per i fondelli). Adoro Vasco Rossi perché si sente l’accento emiliano nemmeno fossi in centro a Zocca. Adoro Vasco Rossi perché mi mette di buon umore e mi fa piangere come una cretina. Adoro Vasco Rossi perché mi fa venire in mente mio nonno, che era modenese, e che ha fatto l’aviatore durante la Guerra e chiedeva sempre alla nonna (che era russa) di fargli la Crescentina coi ciccioli. Ecco perché adoro Vasco Rossi. Perché mi fa andare ai ricordi, mi investe di nostalgia. Ma sì, sono del cancro, ci mancherebbe anche che non fosse così. A voi questo effetto non lo fa? Il rocker di Zocca come definizione sa di trash ma tant’è, è la sua storia. E ancora Vasco Rossi mi fa pensare che l’Emilia ha sfornato veramente alcuni tra i più grandi artisti al mondo, perché si parla di fama mondiale. Ops… Sì, anche la Romagna ha sfornato, non solo piadine. Vasco Rossi 2E a questo punto, mi viene proprio fame. Anzi, no. Seriamente, ma cos’è? L’aria? La nebbia? La noia? L’inquietudine delle lande sconfinate padane? No, non nel suo caso, perché Zocca sta in collina. Beh, che molto del suo tempo l’ha trascorso a Bologna e sulle sue condizioni preferirei sorvolare. Perché in ogni caso ha sempre avuto l’aria di quello che comincia sottovoce, che sembra quasi uno spiantato, ma che sta invece per combinare un casino.. ehm putiferio! E direi che c’è riuscito. Riempiendo e animando stadi interi, facendo tante volte gridare allo scandalo, ma soprattutto regalandoci brani indimenticabili, dispettosi eppure di un’autenticità disarmante. E’ un prestigiatore delle emozioni che sembrano scontate ma che in realtà sono autentiche. Quando ci affonda è come ritrovarsi a togliere la giacca investiti da una folata di vento per scoprire che ti viene la pelle d’oca. Sembra così semplice e invece ti stupisci sempre. Dai, è il Blasco, a voi questo effetto non ve lo fa? Eh!



Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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