Speciale San Valentino (3/4): Il Fantasma e la Signora Muir, l’amore magico (ma vero)

Oggi vi racconto una favola. Quella di Lucy Muir, giovane vedova che sogna l’indipendenza e una casa sull’oceano. Siamo all’alba del Novecento e Lucy si dimostra decisamente all’avanguardia perché prende questi sogni e li realizza. Nonostante le proteste della suocera e della cognata, grazie a una piccola rendita ereditata dal marito, se ne va a vivere sulla costa con la figlioletta Anna e la domestica Marta. S’innamora di un villino chiamato Gull Cottage, affacciato su una spiaggia. E non la ferma neppure scoprire che sia infestato dallo spettro del precedente proprietario.
Inizia così il delizioso film diretto da Joseph L.Mankiewicz del 1947, tratto da un romanzo di R.A.Dick.
Nel ruolo della protagonista, la bellissima Gene Tierney: il suo indimenticabile volto da gatta, spesso prestato a personaggi ambigui e di femme fatale, qui diventa quello di una donna dolcemente forte, un connubio di delicatezza, candore e tenacia.
Ad interpretare il fantasma invece abbiamo Rex Harrison, altrettanto perfetto per la parte.
Lo spettro in questione – per proseguire nel racconto della nostra fiaba- è, come vi dicevo, quello del precedente proprietario, colui che ha fatto costruire Gull Cottage, ovvero Daniel Gregg, un capitano di marina. Irriverente, senza peli sulla lingua, piuttosto ruvido come ci si aspetta da un uomo di mare. Ma anche dotato di indubbio fascino, di ironia e di una sottile, ben nascosta tenerezza.
Lucy e il capitano fanno amicizia. Un’amicizia che diventa un rapporto profondo e solido, un equilibrio tra due personalità e vissuti molto diversi eppure con tanto in comune. Diventa talmente quotidiano che ci si scorda che il capitano non è vivo, che tutto quanto è folle e straordinario e impossibile. In qualche modo se lo scordano gli stessi protagonisti.
Quando la rendita di Lucy viene meno e lei rischia di dover rinunciare a Gull Cottage, è Gregg a suggerirle la soluzione: le detterà la storia della propria vita che lei poi pubblicherà, mantenendosi coi proventi del libro.
Una soluzione che funzionerà ma che riporterà la loro speciale intesa nel mondo reale. Presso l’editore, Lucy incontra infatti il fascinoso e brillante Miles Fairley (George Sanders), che da subito la corteggia con passione.
È a questo punto che ci si rende conto di quanto il legame tra Gregg e Lucy abbia superato la soglia della semplice amicizia. Il capitano realizza di non poter offrire nulla di concreto alla sua Lucia (così la chiama), che è bella e ancora giovane, con il diritto e il dovere di vivere, così decide di farsi da parte. Mentre Lucy dorme le sussurra che tutto è stato un sogno e sparisce.
Purtroppo, e questa è la nota più amara della fiaba, il suo sacrificio è inutile: Miles si rivelerà sposato e traditore incallito e Lucy trascorrerà la vita da sola. Sempre nella sua casa sull’oceano, ricordando di tanto in tanto quello strano sogno fatto tempo prima.
Sarà sua figlia Anna, cresciuta e in procinto di sposarsi, a confidarle di avere avuto per un po’, da bambina, un amico immaginario, un capitano di mare che la faceva sempre tanto ridere e che poi era svanito all’improvviso, forse perché lei era diventata troppo grande. Un tuffo al cuore per Lucy, ma no, era stato un sogno, di certo.
Ora vi starete chiedendo… ma come finisce questa favola? Il capitano non torna?
Prima di dirvelo, un paio di curiosità: La figlia di Lucy da bambina è interpretata da Natalie Wood, (che una decina di anni dopo sarà la star di West Side Story, Splendore nell’erba, Gioventù bruciata) e nel 1968 il film è diventato una sit com ambientata in epoca contemporanea, con Hope Lange che per il ruolo vinse due Emmy.
L’unica vera Mrs Muir, pero’, resta per me la splendida Gene Tierney… e la sua fiaba si conclude nell’unico modo possibile: ormai invecchiata e accudita dalla fedele Marta, Lucy muore, nella sua stanza affacciata sulla spiaggia. E Daniel Gregg viene a prenderla. L’aveva sempre aspettata.
Una fiaba, ve l’avevo detto, niente più. Ma sicuramente una delle più romantiche di sempre. Un romanticismo senza smancerie, un amore, che seppur incredibile e al di là della realtà, è quanto di più vicino a ciò a cui tutti noi dovremmo aspirare nella vita: dialogo, rispetto e sostegno reciproci, condivisione, intimità e risate.
Un amore magico… davvero?



Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

One Comment

  1. Un amore magico, sì, eppure alcuni ancora si incontrano e si amano così, bello, li ho visti ne ho la prova, e credo, speranzosa. Impossibile quindi per me non continuare a desiderarlo. Condanna o salvezza? Mah…solo il tempo me lo dirà. Come sempre le tue descrizioni mi fanno venire voglia di vedere. : )

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